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Le nove di Pozzo e le nove di Mancini a confronto
Roberto Mancini come Vittorio Pozzo. Con la vittoria di ieri sul Liechtenstein, l'attuale ct dell'Italia ha eguagliato il record di nove vittorie consecutive, stabilito nel lontano 1939 dal commissario tecnico più titolato nella storia della nazionale italiana. Nove a nove, e con la Bosnia, in una gara priva di obiettivi concreti in termini di qualificazione, potrebbe arrivare il record assoluto del decimo successo consecutivo.
Non solo freddi numeri. Tra le nove di Pozzo e le nove del Mancio ci sono però anche delle differenze. In termini di avversari, soprattutto: il più ostico fronteggiato da Mancini nelle nove gare (tutte valide per andare a Euro2020 tranne gli USA, va sottolineato anche questo) è la Bosnia battuta in casa a giugno. Sulla bilancia di Pozzo, invece, abbiamo le prestigiose amichevoli con Francia e Germania, poi il cammino mondiale: ottavi di finale con la Norvegia reduce dal bronzo olimpico, quarti ancora con la Francia, semifinale col Brasile, infine la finale contro l'Ungheria. La differenza c'è.
Due mondi diversi, due Nazionali diverse. Quanto a differenza, ci sono ottanta anni, e non se può non tenere conto: la Finlandia o la Grecia di oggi, pur senza eccellere, sono squadre che dal punto di vista fisico tengono botta e impegnano anche una grande come l'Italia. È un altro calcio, in un altro mondo, e vanno tributati i giusti onori sia a Pozzo che a Mancini. Sono anche due Nazionali molto diverse, e in questo forse sta il tratto distintivo più evidente e rilevante delle none vittorie consecutive: l'Italia di Pozzo era reduce dal trionfo mondiale del '34 e dall'oro olimpico del '36. Una squadra che segnò un'epoca, e che ai Mondiali del 1938 arrivava come favorita. Oggi è soprattutto una nazionale che deve rinascere dalle ceneri della mancata qualificazione a Russia 2018. Da un gruppo giovane, da talenti ancora acerbi e qualcuno un po' più maturo ma fin qui inespresso. Una nazionale che si può godere i nove successi consecutivi di Mancini, anche se meno "pesanti" rispetto a quelli di Pozzo. Guardando, in questo caso, a un futuro da costruire più che a un passato glorioso.
Non solo freddi numeri. Tra le nove di Pozzo e le nove del Mancio ci sono però anche delle differenze. In termini di avversari, soprattutto: il più ostico fronteggiato da Mancini nelle nove gare (tutte valide per andare a Euro2020 tranne gli USA, va sottolineato anche questo) è la Bosnia battuta in casa a giugno. Sulla bilancia di Pozzo, invece, abbiamo le prestigiose amichevoli con Francia e Germania, poi il cammino mondiale: ottavi di finale con la Norvegia reduce dal bronzo olimpico, quarti ancora con la Francia, semifinale col Brasile, infine la finale contro l'Ungheria. La differenza c'è.
Due mondi diversi, due Nazionali diverse. Quanto a differenza, ci sono ottanta anni, e non se può non tenere conto: la Finlandia o la Grecia di oggi, pur senza eccellere, sono squadre che dal punto di vista fisico tengono botta e impegnano anche una grande come l'Italia. È un altro calcio, in un altro mondo, e vanno tributati i giusti onori sia a Pozzo che a Mancini. Sono anche due Nazionali molto diverse, e in questo forse sta il tratto distintivo più evidente e rilevante delle none vittorie consecutive: l'Italia di Pozzo era reduce dal trionfo mondiale del '34 e dall'oro olimpico del '36. Una squadra che segnò un'epoca, e che ai Mondiali del 1938 arrivava come favorita. Oggi è soprattutto una nazionale che deve rinascere dalle ceneri della mancata qualificazione a Russia 2018. Da un gruppo giovane, da talenti ancora acerbi e qualcuno un po' più maturo ma fin qui inespresso. Una nazionale che si può godere i nove successi consecutivi di Mancini, anche se meno "pesanti" rispetto a quelli di Pozzo. Guardando, in questo caso, a un futuro da costruire più che a un passato glorioso.
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