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I fatti del 2019 - Italia la rinascita passa dal doppio play
Nessuno se lo sarebbe aspettato, almeno non così velocemente. Perché Roberto Mancini è riuscito nell'impresa di far ripartire una Nazionale che arrivava da una delusione mondiale, quella con Gian Piero Ventura, davvero cocente. Dopo sessant'anni niente massima rassegna iridata, poi vinta dalla Francia. Va detto che la sfortuna si era accanita con il ct precedente, perché un girone con la Spagna non era semplice da superare. Ma la testardaggine del 4-2-4, quando gli interpreti erano chiaramente da 4-3-3, è stata evidente. Ogni allenatore direbbe "i numeri non contano niente, serve l'atteggiamento".
Probabilmente nemmeno quello c'era, in quell'Italia.
DOPPIO PLAY - La novità più interessante è stata, certamente, quella di avere la possibilità di schierare due registi come Verratti e Jorginho, intercambiabili, di qualità immensa. In più c'è stata la bravura di lanciare i giovani, cosa non fatta dal precedente ct nonostante gli stage sbandierati. Da Zaniolo, convocato quando non aveva ancora giocato un minuto in Serie A, a Barella, passando poi per Sensi, oppure Chiesa. La manovra della Nazionale è quasi imprevedibile, in attesa di avversari più complicati e che provano a tenere il pallino del gioco. Fino a qui tutto bene, a marzo sarà un'altra storia, con Inghilterra e Germania.
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