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Ritratto di Jurgen Klopp, l'uomo dell'annoTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
giovedì 2 gennaio 2020, 10:34Il corsivo
di Marco Conterio

Ritratto di Jurgen Klopp, l'uomo dell'anno

Jurgen Klopp è diverso. E' così normale da essere unico e speciale. Sotto la barba e gli occhiali, i capelli ai quattro venti, i denti serrati, il pugno che s'agita, c'è un genio. Uno stratega. Un uomo che è riuscito a diventare per una città sognatrice e italiana per il rosso del sangue che le scorre sul petto e nelle vene come Liverpool, il nuovo Bill Shankly. Un altro Kevin Keegan. Jurgen Klopp ha la Kop scritta nel cognome e questo è forse già un segno del destino. Ha capito la città e la città l'ha nominato suo figlio. Allattato dall'amore di una piazza, sarebbe sbagliato dire che ha creato questo Liverpool a sua immagine e somiglianza. E' andato oltre, riuscendo in qualcosa che sono ai grandi riesce, e capita a chi finisce sui libri e non solo sui ricordi.

Jurgen Klopp ha sublimato il concetto di Liverpool, consacrandone l'immagine e l'aura ma rendendola squadra intercontinentale. Più che con Rafa Benitez e Steven Gerrard, i Reds sono tornati la squadra del Grande Allenatore, maiuscolo. Come ai tempi dei miti, Klopp ha saputo scegliere il meglio dal mercato e farlo rendere come nessun altro avrebbe saputo fare. Alisson a Roma aveva già le stigmate, nascoste sotto i guantoni, del grande portiere. Nel Merseyside è diventato il migliore. Virgil van Dijk è arrivato con un carico di milioni e li ha ripagati a suon di drbbling strozzati al sol pensiero. Con Mohamed Salah la Roma pensava d'aver fatto un affare. E quando i leader di Premier League, Campioni d'Europa in carica, comprando il giapponese Takumi Minamino dal Salisburgo come rinforzo di gennaio, significa che dietro c'è studio, un progetto, una visione. Che è qualcosa di diverso.


Il 2019 ha portato in dote ai tifosi dei Reds la delusione d'aver perso la corsa al gioiello che sembra più raro, la Premier, che dalla sua nuova genesi non è mai entrata nella bacheca del glorioso club inglese, all'ombra del Liverbird. Però ha regalato, sotto i colpi di Salah e di Origi, la Champions League. E ora, a dicembre, racconta di una formazione che corre via veloce, sembra Bolt nei suoi cento migliori, Phelps nelle bracciate più generose, Pantani quando scattava. Non ce n'era per nessuno e ora, anche in Inghilterra, sembra così. Però la rincorsa è lunga, e la maledizione altrettanto. Sicché Jurgen Klopp, che è tanto speciale quando realista e normale, sa di essere il favorito. E per questo non vuol far la fine di Icaro.