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Vigna (viceprocuratore antidoping): "Controlli graduali, ma non siamo in zona franca"
Ospite del convegno “Lo sport oggi: dall’emergenza alla ripartenza”, organizzato dall’Università di Bologna e dalla rivista Diritto dello Sport,
Mario Vigna, viceprocuratore nazionale antidoping, analizza le preoccupazioni legate all’argomento verso la ripresa del campionato, perché i controlli potrebbero essere limitati da eventuali positività, vere o presunte: “Una cosa interessante è quello che questa emergenza ha comportato sulle attività. Oggi ci dobbiamo vedere in remoto, online: pensate a quello che può avvenire in udienza. Ieri l’autorità antidoping ha emanato delle linee guida sulle attività in remoto: considerate che un’udienza antidoping può coinvolgere 10-15 persone. Secondo me è un sentiero abbastanza inesplorato, perché fare un’udienza disciplinare in remoto non è detto che porti agli stessi risultati. Questo nuovo mondo del telematico con il quale dobbiamo imparare a convivere potrà avere degli effetti sull’attività di indagine e sugli organi di giustizia, ma questo è un problema che riguarda la giustizia sportiva tout court. Io credo che l’attività antidoping non si sia realmente fermata, ma la ripartenza sarà graduale: all’inizio verrano effettuati controlli fuori dalle competizioni, però il vero tema è evitare che qualcuno metta della benzina illegale nel serbatoio per usarla più avanti quando le competizioni ripartiranno. Io mi sento di dire a chi abbia cattive intenzioni di non pensare che siamo in una zona franca a livello temporale. Ricordiamoci che monte fonti di prova antidoping arrivano anche da inchieste penali che magari sono andate avanti”.
Mario Vigna, viceprocuratore nazionale antidoping, analizza le preoccupazioni legate all’argomento verso la ripresa del campionato, perché i controlli potrebbero essere limitati da eventuali positività, vere o presunte: “Una cosa interessante è quello che questa emergenza ha comportato sulle attività. Oggi ci dobbiamo vedere in remoto, online: pensate a quello che può avvenire in udienza. Ieri l’autorità antidoping ha emanato delle linee guida sulle attività in remoto: considerate che un’udienza antidoping può coinvolgere 10-15 persone. Secondo me è un sentiero abbastanza inesplorato, perché fare un’udienza disciplinare in remoto non è detto che porti agli stessi risultati. Questo nuovo mondo del telematico con il quale dobbiamo imparare a convivere potrà avere degli effetti sull’attività di indagine e sugli organi di giustizia, ma questo è un problema che riguarda la giustizia sportiva tout court. Io credo che l’attività antidoping non si sia realmente fermata, ma la ripartenza sarà graduale: all’inizio verrano effettuati controlli fuori dalle competizioni, però il vero tema è evitare che qualcuno metta della benzina illegale nel serbatoio per usarla più avanti quando le competizioni ripartiranno. Io mi sento di dire a chi abbia cattive intenzioni di non pensare che siamo in una zona franca a livello temporale. Ricordiamoci che monte fonti di prova antidoping arrivano anche da inchieste penali che magari sono andate avanti”.
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