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Inter, chissà che accadrebbe se Conte rigiocasse ora il girone di Champions
L'Inter è vincente, unita, aggressiva, ordinata, armoniosa, quadrata, perfetta o quasi. Ma in Europa, dicono, farebbe ancora una figura pessima, da far vergognare il calcio italiano. Si, più o meno così. Peccato che la Champions è, molto spesso, una sorta di folle lotteria. Lo dimostrano le eliminatorie che propongono gironi, appunto, come quello entro cui si trovavano i nerazzurri, dove la distanza tra la prima e la quarta si riesce a misurare in appena 4 punti, e altri dove invece tocca scomodarne addirittura 14 (vedi girone Juventus). Primo aspetto, quindi, l'equilibrio o il suo opposto che determina il cammino delle squadre che si trovano in un raggruppamento piuttosto che in un altro. Da questo fattore si arriva a un altro, altrettanto delicato: se è vero che tutte le squadre hanno potuto disporre di meno tempo del solito per chiudere con una stagione e farsi trovare pronte per quella successiva, vero è altrettanto che i nerazzurri impegnati fino alla finale di Europa League e con un mercato corposo in settembre, di tempo per trovare una nuova identità ne hanno avuto anche (parecchio) meno. La Champions ti inchioda. L'Inter debutta contro il Mönchengladbach con D'Ambrosio e Kolarov in difesa, con Vidal titolare e un Eriksen ben lontano dalla versione attuale. Vola a Madrid senza Romelu Lukaku, quest'anno tremendamente decisivo. Riceve il Real a San Siro senza un calciatore capolavoro - quello contiano - come Marcelo Brozovic. Si può e si deve certamente aggiungere che con la squadra al completo non riesce a sfondare mai a Donetsk ma nondimeno, in generale, ben lontani si era dalla versione attuale della capolista in Serie A. Quella che a un certo punto rispolvera il campione Eriksen, trova la quadra in difesa con un approccio più equilibrato, risplende anche a sinistra con il cambio Young-Perisic. Settimane, mesi, battaglie, vittorie con la stessa squadra. Sempre quella. Ora un'armata, non a caso, in grado soltanto di vincere le partite. Indietro non si torna ma, a pensarci bene, chissà cosa farebbe questo nuovo modello nerazzurro sotto al quale sì che Antonio Conte metterebbe la propria firma. E allora, dopo lo scudetto, ci sarà tempo e modo per proiettarsi nuovamente verso la massima competizione d'Europa con una veste più matura e ambiziosa. Ed è molto possibile che il racconto potrà subire delle sostanziali variazioni rispetto a quelli passati.
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