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ESCLUSIVA TMW - Pres. Assoagenti: "Commissioni? Demagogia. E la FIGC combatte la trasparenza..."TUTTO mercato WEB
lunedì 13 giugno 2022, 22:15Serie A
di Ivan Cardia
esclusiva

Pres. Assoagenti: "Commissioni? Demagogia. E la FIGC combatte la trasparenza..."

Il tema delle commissioni agli agenti torna d’attualità, nel calcio italiano, anche alla luce della recente polemica fra Danilo Iervolino e Walter Sabatini. È una questione da affrontare o si esagera? A TMW ne ha parlato Beppe Galli, presidente dell’AIACS, la principale associazione degli agenti italiani: “Le commissioni sono più un tema mediatico – afferma Galli - tant’è che quando si vuole parlare dei problemi del calcio torna la questione legata alle commissioni. L’Italia ha la fortuna di avere la regolamentazione sugli agenti più stringente e rigida del mondo. In quattro anni abbiamo visto il succedersi di sei versioni del regolamento agenti-Coni e quattro di quello agenti-Figc. Oggi gli agenti sono disciplinati da 2 normative, Coni e Figc. La nostra attività è ben disciplinata e controllata. Ogni comportamento passibile di sanzioni può essere segnalato dai presidenti, facendo ‘nomi e cognomi’ alle autorità competenti. Che è quello che sarà fatto dagli agenti d’ora in poi. Tra l’altro, sarebbe interessante che la Federazione ci spiegasse una volta per tutte perché continua a combattere la trasparenza non pubblicando i dati analitici di tutte le transazioni effettuate”.

Chiedete più chiarezza quindi.
“Sì, serve trasparenza e anche e soprattutto la tracciabilità del denaro. Una questione, quest’ultima, rimasta sospesa. E allora mi chiedo: perché non se n’è più fatto nulla? Forse i club non la vogliono? Cosa c’è dietro? Le commissioni dove vanno a finire? Non si può parlare solo di soldi che finiscono fuori dal sistema. Andrebbe chiarito cosa significa ‘fuori dal sistema’…”.

Come giudica il nuovo regolamento FIFA dove si tocca il tema commissioni?
“Le commissioni non sono un tema perché neanche la Fifa ha posto un limite, ad oggi. Vedremo cosa dirà a tal proposito la Fifa nel nuovo regolamento. Il problema è un altro”.

Ci dica.
“La verità è che la Fifa non ha mai voluto realmente un confronto per parlare di tutti i problemi che ci sono. Si parla di commissioni pagate in Qatar, ad Abu Dhabi (mezzo milione di euro) e si continua a raccontare la favola del tre percento che non cambierebbe lo stato delle cose. Noi non siamo contrari a una regolamentazione, ma ne chiediamo una seria e condivisa, non un fatto demagogico. Da 4 anni la Fifa parla del nuovo regolamento, che ancora oggi non è stato presentato e in quattro anni non hanno cambiato una virgola di quella che è la loro idea sul tetto alle commissioni. È possibile che in un confronto non si cambi una virgola? Allora mi chiedo: qual è il confronto? Non c’è mai stato. Ed è questo il vero scandalo”.


Nel botta e risposta Sabatini-Iervolino, visto dall’esterno, la verità sta in mezzo o secondo lei c’è chi ha ragione e chi ha torto?
“Sulla situazione Iervolino-Sabatini non ho conoscenza dei fatti per cui non mi soffermo”.

Ci sono altre problematiche, per esempio la tempestività dei pagamenti agli agenti, che non vengono affrontate?
“Il tema dei ritardi dei pagamenti è sempre dì attualità: purtroppo spesso non sono ritardi, ma inadempimenti veri e propri da parte delle società. Su questo come Aiacs stiamo lavorando a tutela degli agenti, soprattutto più giovani, che patiscono maggior danno da tali inadempienze. Termino sottolineando come nessuno dei protagonisti che affrontano il tema delle commissioni ha mai ritenuto necessario incontrare gli agenti per aprire un dialogo, che noi abbiamo sempre proposto”.

Recentemente il decreto crescita è stato emendato, qual è la sua opinione sull’argomento?
“Il decreto crescita andrebbe abolito perché è un danno per i giocatori italiani, che vengono penalizzati. Le notizie dicono che alcuni parlamentari hanno ridotto il limite di reddito (da 1 milione a 500 mila euro) oltre il quale applicare i benefici del decreto crescita. Se fosse accolta tale modifica sarebbe una retromarcia pericolosa. Ritengo che il calcio italiano debba salvaguardare i propri calciatori. Se negli ultimi anni vi è stata una riduzione dei calciatori italiani del 30 per cento vuol dire che il decreto crescita ha inciso soprattutto su questo aspetto”.