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Se amiamo il calcio, rispettiamolo e rispettiamoci!

Se amiamo il calcio, rispettiamolo e rispettiamoci!TUTTO mercato WEB
mercoledì 11 marzo 2020, 06:00L'Angolo di Calcio2000
di Fabrizio Ponciroli

Assurdo, surreale, kafkiano. Facendo zapping su Sky, sono passato dai tifosi festanti dell’Old Trafford, felice per il successo del loro amato United sull’odiato City, ai seggiolini desolatamente vuoti dell’Allianz Stadium, tetro teatro di quel Juventus-Inter che tutti aspettavano con trepidazione dalla stesura estiva dei calendari. Lo stesso meraviglioso gioco ma due contesti completamente diversi, anzi agli antipodi. In tanti Paesi tutto appare tremendamente normale. Da noi sembriamo ad un passo dall’apocalisse. Ci viene chiesto di restare a casa, di smettere di avere una vita sociale e di rinunciare al nostro grande amore, il pallone. La magia di Dybala, per una frazione di secondo, ci ha fatto dimenticare i freddi e crudeli bollettini delle 18.00 di Borrelli. Un pizzico di svago in un momento in cui la mente è costantemente marchiata dall’immagine di tanti, troppi malati che lottano per la propria vita. Abbiamo paura, normale che sia così. E’ un virus che non conosciamo… Siamo passati dal prenderlo in giro con meme divertenti e irriverenti a temerlo come fosse la Morte Nera… La verità sta forse nel mezzo ma, a questo punto, non conta più nulla… Dobbiamo attenerci a chi ha il potere di decidere, sperando che faccia la scelta giusta o, almeno, la meno peggio.

Il calcio è il miglior anestetico ai problemi quotidiani ma, davanti a questa piaga che non fa distinzioni, il pallone non poteva continuare a rotolare come se nulla fosse… Il dio denaro ha un peso specifico enorme eppure si è dovuto inchinare al coronavirus, almeno momentaneamente…
Ecco, non va persa la speranza… In fondo al tunnel c’è sempre una luce, basta continuare a crederci e a camminare nella giusta direzione. Restiamo in casa, smettiamo di far finta di nulla, rifugiandosi nel classico “… tanto a me non mi viene niente” o, peggio, al “… a 25 anni non me ne resto chiuso in casa”. Le nostre azioni causano effetti e, in questo caso, gli effetti potrebbero condizionare la vita di altri. Fermiamoci, troviamo il coraggio di non ostinarci a credere che sia tutto poco più di un’influenza, un brutto scherzo o un complotto governativo. Il pallone si è fermato ma tornerà a rotolare e, quando lo farà, saremo ancora più felici perché, questa volta, comprenderemo quanto siamo fortunati a poter gioire, ogni giorno, delle bellezze della vita. Non è detto che, da un arresto obbligatorio, possa scatenarsi qualcosa di bello. Vedremo altre prodezze come quelle di Dybala e torneremo a gioire sugli spalti come fanno ancora in alcuni Paesi ancora lontani da quel maledetto virus che ci ha trasformati in un fermo immagine costante nel tempo…
Prego affinché anche i tifosi più esagitati (forse dovrei definirli in maniera diversa) capiscano che, oggi, non ha più senso radunarsi per “sostenere la propria squadra del cuore”. Oggi il vero tifoso rimane tra le proprie mura, magari riguardando vecchi filmati dei propri idoli, nell’attesa che si possa tornare ad abbracciarsi senza paura o mascherine… Un giorno ripenseremo ai nostri giorni agli arresti domiciliari volontari come ad un profondo atto d’amore verso il prossimo e verso l’amato pallone. Restando uniti nello spirito e lontani nel fisico, daremo un calcio in pieno volto al coronavirus e nessun arbitro ci mostrerà mai il cartellino rosso…

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