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Fiorillo: "I soldi del Qarabag? Meglio la A col Pescara"

Fiorillo: "I soldi del Qarabag? Meglio la A col Pescara"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
sabato 27 ottobre 2018, 13:122018
di Sebastian Donzella

Vincenzo Fiorillo, portiere del Pescara imbattuto e capolista in Serie B, ai microfoni de La Giovane Italia, su RMC Sport, è stato intervistato da Paolo Ghisoni e Dario Ronzulli. Sull'attuale stagione degli abruzzesi si è espresso così: "La mentalità attuale è nata l'anno scorso, con l'arrivo di mister Pillon in corsa. Attraversavamo un momento veramente difficile, ci salvammo per un punto dopo due mesi in apnea. E ci riuscimmo grazie al tecnico che ci inculcò la sua mentalità: è una persona molto preparata ma allo stesso tempo molto umile e sa trasmettere i valori giusti anche ai ragazzi più giovani. È un allenatore vecchio stampo che sceglie in base alla meritocrazia: siamo ancora agli inizi ma questa squadra sa che è forte e che deve mantenere l'atteggiamento avuto nei due mesi dell'ultimo anno". "Puoi trovare tutti i talenti U19 sull'Almanacco "La Giovane Italia" - (CLICCA QUI PER I DETTAGLI).

Per Fiorillo la promozione in A sarebbe una vittoria dopo aver rifiutato le valanghe di soldi offerti in estate dagli azeri del Qarabag: "Il Pescara, in passato, mi ha dato fiducia in un momento difficile della mia carriera. Mi sono sentito in debito di riconoscenza verso questa società. Andare in un paese che non conoscevo solo per una scelta economica non mi dava soddisfazione né a livello personale né per la carriera. La mia compagna mi aveva lasciato libertà di scelta. Io ho scelto Pescara e non ho avuto un attimo di ripensamento: sono felicissimo di essere rimasto qui. Anche perché coltivo ancora il sogno di tornare in serie A e prima o poi spero di riuscirci, anche se forse non più da ventenne. Farcela col Pescara sarebbe la soddisfazione più grande. Sono dell'idea che, se ti impegni, il treno per la A non passa una sola volta e, per questo, sto cercando di farlo ripassare".

Spazio, poi, all'analisi dei portieri italiani, cresciuti in questi anni all'ombra di Gigi Buffon: "È banale dirlo ma non puoi paragonare un giovane portiere a Buffon: di Gigi ne nasce uno al secolo. La scuola italiana dei portieri resta la migliore al mondo ma i paragoni con i grandi possono far male a quell'età a un ragazzo che si affaccia sul palcoscenico della Serie A. Un pizzico di umiltà la perdi e invece è proprio l'umiltà a far svoltare una carriera. È un paragone che semplicemente non si può fare: Meret e Donnarumma sono strepitosi per l'età che hanno ma non paragonerei nemmeno loro a Buffon. Anche perché quest'ultimo è stato l'apice per qualità del calcio italiano, uno che ha blindato per anni e anni la porta della Nazionale. A proposito di Nazionale: l'Italia continuerà comunque ad avere portieri top, come Perin che ha scelto un top team come la Juve. È vero che attualmente Szczęsny difende i pali dei bianconeri ma credo che Mattia abbia messo in preventivo di dover fare un certo apprendistato. Non penso che il portiere polacco, come Buffon, giocherà per dieci anni di seguito con la Juventus e così, prima o poi, Perin si troverà a difendere i pali di uno dei club migliori al mondo".

Spazio anche al passato di Fiorillo, classe '90, protagonista nel decennio precedente con le Nazionali giovanili: "Aver vestito l'azzurro è stato bellissimo, forse i più bei ricordi della mia carriera risalgono a quel periodo: quando sei più piccolo le emozioni sono triplicate. Ricordo un grande maestro: Francesco Rocca. Un allenatore fuori dagli schemi, un grande insegnante di vita. Ero capitano dell'Under 20 che al Mondiale in Egitto superò la fortissima Spagna ma perse ai supplementari con l'Ungheria. Purtroppo la maggior parte dei nostri calciatori importanti non erano riusciti a rispondere alla convocazione perché si giocava tra settembre e ottobre. Eppure il mister creò un gruppo egualmente di ottimo livello e adesso spesso ci ritroviamo tra di noi da avversari nei weekend di serie B. Rocca aveva una grande disciplina e per rispetto nostro svolgeva la stessa mole di lavoro che ci imponeva: parliamo anche di quattro ore di lavoro di fila e lui aveva un ginocchio malformato da gravi infortuni calcistici. È stato un maestro, non ci coccolava ma ci faceva scontrare subito con la vita reale. Appoggiandoci sempre: chi è passato da lui difficilmente non ha fatto carriera".