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Workshop LGI, iscrizioni aperte. Tarantino: "Opportunità unica nel suo genere"

Workshop LGI, iscrizioni aperte. Tarantino: "Opportunità unica nel suo genere"
© foto di Federico De Luca
mercoledì 19 agosto 2020, 08:45La Giovane Italia
di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro

Si sta avvicinando a grandi passi il Workshop targato La Giovane Italia, con iscrizioni aperte per il corso online di giornalismo e scouting 4.0 che prenderà il via lunedì 31 agosto. Tra i docenti che interverranno sui banchi virtuali figura anche Massimo Tarantino: ex giocatore e ora dirigente, che si è occupato di settore giovanile come responsabile sia al Bologna che alla Roma.

Quale sarà il suo ruolo all’interno del workshop?
“Farò da relatore e condividerò la mia esperienza per quanto riguarda la formazione all’interno del settore giovanile. Potrò dare il mio contributo per la scelta e la valorizzazione dei talenti, mettendo a disposizione dei ragazzi che si iscriveranno le conoscenze che ho accumulato negli ultimi 12 anni da dirigente”.

Secondo lei, quali sono i motivi che dovrebbero spingere un ragazzo ad iscriversi a questo workshop?
“Credo che sia interessante per la sua multilateralità, nel senso che dà opportunità non solo a livello di campo ma anche parlando di tv e dell’ambito giornalistico. Si tratta di un workshop unico nel suo genere, che dà la possibilità di entrare in un mondo sempre più in crescita come quello de La Giovane Italia. Un mondo che può essere vissuto a seconda delle attitudini di ognuno, più calcistiche o giornalistiche. Inoltre, ha uno spirito dedicato interamente ai giovani: collaboro con La Giovane Italia da tanti anni e lo faccio con piacere, proprio per questo spirito e per l’assenza di esasperazione nel lavoro”.

Parlando della sua esperienza da dirigente, ha avuto spesso a che fare con i giovani. Come mai ha scelto questo percorso?
“Io ho toccato con mano diversi ruoli all’interno della dirigenza. Quando ho smesso di giocare, ho avuto la possibilità di fare il direttore sportivo per due anni in C1 a Pavia. Successivamente sono andato al Bologna, facendo per due anni il team manager per poi diventare il responsabile del settore giovanile. Questo è un ruolo che ho ricoperto anche a Roma, partendo dall’attività di base per poi tornare ad occuparmi delle squadre giovanili fino alla Primavera. Ho avuto quindi la possibilità di scoprire tutto il settore giovanile e, nella mia esperienza alla Roma, in due anni ho creato anche la squadra femminile. Grazie a tutte queste esperienze, ho la possibilità di parlare in concreto sia di prima squadra che di giovani partendo dall’attività di base. Un cammino non facile, che però mi ha permesso accumulare conoscenze grazie alle quali posso aiutare tante persone nel mondo del calcio o magari tenere dei corsi a Coverciano”.

Quali sono le maggiori soddisfazioni provate durante la sua esperienza alla Roma?
“Sono stati sei anni straordinari sotto tutti i punti di vista. Un periodo vissuto in un’azienda dinamica e con sempre molti progetti sul tavolo, per lo più dedicati ai giovani (dalla squadra femminile all’academy). Ho lavorato con professionisti molto seri e ho avuto la possibilità di sviluppare un progetto che avevo in mente fin dal mio arrivo a Roma, ovvero la costruzione di una “cantera”. In Italia abbiamo invidiato per molto tempo il modello spagnolo: in 6 anni noi abbiamo costruito squadre giovanili che giocassero tutte allo stesso modo, vincendo ben 7 titoli. Manifestazioni vinte con squadre diverse, a dimostrazione della validità del nostro modello indipendentemente dai giocatori”.

Parlando del calcio giovanile in Italia, crede che ci sia un interesse eccessivo nei confronti dell’aspetto fisico e della tattica fin dalla tenera età oppure si tratta di un luogo comune?
“Io credo che, in generale, siamo lontani da molte realtà europee per quanto riguarda l’interesse reale nei confronti dei giovani. Ci sono club che fanno eccezione, come Inter, Atalanta e Sassuolo, e colleghi con cui ho avuto il piacere di lavorare e che fanno le fortune di chi li ingaggia per quanto riguarda la gestione del vivaio”.

Un’ultima curiosità: per il futuro si vede di più come relatore o preferirebbe provare a costruire in un altro club quello che le è riuscito alla Roma?
“La mia ambizione è di crescere ulteriormente e di lavorare in un club che voglia costruire in casa il percorso di formazione per i propri giovani. Credo però che questa attività non escluda quella di relatore per la formazione dei giovani, che rappresentano il futuro del nostro paese”.

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