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Claudio Nassi: “Ho nostalgia del rinvio del portiere”
Ho nostalgia del rinvio del portiere. Nell''86 ero ad Amsterdam per acquistare Van Basten. Durante il prepartita di Ajax - Groningen, vidi il secondo di Cruyff spostarsi da una bandierina all'altra in una metà campo in semicerchio. Calciava di drop e Menzo, il portiere, faceva altrettanto di destro e di sinistro. Mi avevano nascosto nei distinti, con Keizer, l'ex ala sinistra dell'Ajax. Non volevo né dovevo essere visto. Pregai Piet di fare i complimenti al tecnico, ma rispose che era Cruyff a volere un portiere con i piedi educati, perché "... a calcio - diceva - si gioca in undici". Ancora una volta era avanti a tutti. Finiva l'azione a destra e Menzo serviva con precisione Vanenburg dalla parte opposta. Eppoi la palla non arrivava mai alta per favorire il difensore. Non valeva Neuer, Oblak o Ter Stegen, ma i piedi erano da centrocampista. Una cosa intelligente. Portava vantaggi, a cominciare dall'aprire il contropiede. Non l'ho più vista fare, sistematicamente.
Ho nostalgia degli istruttori che insegnavano l'uso dell'esterno, che permetteva al calciatore di fare giocate vietate col collo o l'interno. Ho nostalgia di come si disponeva Trevor Francis sulle punizioni dirette a sfavore, creando problemi, come nessun altro, a chi batteva; né mi dispiaceva la disposizione di Zenga sugli angoli. Ho nostalgia di chi mandava l'osservatore, non lo scout, a fare le foto dell'avversario, per avere la disposizione su palla inattiva a favore e contro. Castagner aveva capito quanto incidevano le giocate da fermo. Ho nostalgia di chi ordina ai difensori di stare davanti agli attaccanti quando il portiere calcia il rinvio.
Potrei continuare con le società che destinano il 55% del fatturato agli emolumenti dei calciatori e con quelle che hanno capito gli insegnamenti di Bill Veeck: "Non è il costo della qualità che preoccupa, è il costo della mediocrità che rovina". Ho nostalgia di Artemio Franchi e del Conte Rognoni, che non permettevano ad alcuno di oltrepassare certi limiti. Ho apprezzato, infine, il tentativo dell'Atalanta di giocare alla pari col Real Madrid. Erano presenti tutti in tribuna d'onore, dal Presidente UEFA Ceferin a Gravina al designatore Rosetti, ma non è stato sufficiente. L'espulsione di Freuler, dopo 17', dimostrava, una volta di più, che controvento si va, ma contro il potere non c'è niente da fare. Ma non ho nostalgia di vedere come finirà il ritorno, nonostante Gasperini muoia dalla voglia di giocarsela in undici, perché il Real non sarà mai in undici!
Ho nostalgia degli istruttori che insegnavano l'uso dell'esterno, che permetteva al calciatore di fare giocate vietate col collo o l'interno. Ho nostalgia di come si disponeva Trevor Francis sulle punizioni dirette a sfavore, creando problemi, come nessun altro, a chi batteva; né mi dispiaceva la disposizione di Zenga sugli angoli. Ho nostalgia di chi mandava l'osservatore, non lo scout, a fare le foto dell'avversario, per avere la disposizione su palla inattiva a favore e contro. Castagner aveva capito quanto incidevano le giocate da fermo. Ho nostalgia di chi ordina ai difensori di stare davanti agli attaccanti quando il portiere calcia il rinvio.
Potrei continuare con le società che destinano il 55% del fatturato agli emolumenti dei calciatori e con quelle che hanno capito gli insegnamenti di Bill Veeck: "Non è il costo della qualità che preoccupa, è il costo della mediocrità che rovina". Ho nostalgia di Artemio Franchi e del Conte Rognoni, che non permettevano ad alcuno di oltrepassare certi limiti. Ho apprezzato, infine, il tentativo dell'Atalanta di giocare alla pari col Real Madrid. Erano presenti tutti in tribuna d'onore, dal Presidente UEFA Ceferin a Gravina al designatore Rosetti, ma non è stato sufficiente. L'espulsione di Freuler, dopo 17', dimostrava, una volta di più, che controvento si va, ma contro il potere non c'è niente da fare. Ma non ho nostalgia di vedere come finirà il ritorno, nonostante Gasperini muoia dalla voglia di giocarsela in undici, perché il Real non sarà mai in undici!
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