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Dopo il rigore (dubbio) di Di Bello, la Lazio sparisce. E ritorna in campo troppo tardi
Cinque minuti. Cinque giri d'orologio è durata la partita della Lazio a Napoli, in quello che sarebbe dovuto essere il super scontro diretto per la Champions, perso malamente dai biancocelesti. Che come accaduto a San Siro contro l'Inter, non sono riusciti a reagire a un episodio. A Milano fu il rigore (giusto) assegnato per fallo di Hoedt su Lautaro il momento shock, ieri invece il rigore (meno giusto) assegnato da Di Bello. Un fischio che ha lasciato perplessi tutti, perché Milinkovic prende la palla e soltanto dopo sfiora Manolas. Tanto che dal tocco del serbo ha origine il contropiede che si conclude con Lazzari spinto in area da Hysaj, che lo fa cadere e fa urlare rigore alla Lazio. Il penalty Di Bello lo assegna, ma al Napoli per l'intervento di qualche secondo prima. "Il rigore è una cosa seria", urla Farris dalla panchina.
Nonostante i dubbi siano tanti, la Lazio non è riuscita ad andare avanti. Ha perso lucidità, è diventata nervosa. Anche perché all'11' Politano ha freddato Reina (in giornata super negativa) e qualche minuto più tardi Correa ha stampato sul palo le speranze di rimonta della banda Inzaghi, ancora in quarantena perché positivo.
La reazione nel finale - con i gol di Immobile (6° nelle ultime 6 con il Napoli di A) e Milinkovic su punizione che rendono meno amaro il passivo (5-2) - non fa altro che aumentare i rimpianti. Per ieri, sì. E per tutto il campionato, perché non è la prima volta che succede. Detto della partita contro l'Inter, va ricordato il ko di Bologna (gol di Mbaye pochi secondi dopo l'errore dal dischetto di Immobile) e quello con la Juventus (doppietta di Morata in pochi secondi). Probabilmente la sconfitta di ieri peserà come un macigno nella corsa Champions, ma la Lazio c'è ancora. Vincendo contro il Torino, se si dovesse disputare la partita fantasma, sarebbe a -4 dal quarto posto della Juventus e a -5 dal secondo del Milan. Che lunedì arriverà all'Olimpico. Un big match da affrontare con lucidità e pazienza, senza perdere la testa al primo episodio sfavorevole.
Nonostante i dubbi siano tanti, la Lazio non è riuscita ad andare avanti. Ha perso lucidità, è diventata nervosa. Anche perché all'11' Politano ha freddato Reina (in giornata super negativa) e qualche minuto più tardi Correa ha stampato sul palo le speranze di rimonta della banda Inzaghi, ancora in quarantena perché positivo.
La reazione nel finale - con i gol di Immobile (6° nelle ultime 6 con il Napoli di A) e Milinkovic su punizione che rendono meno amaro il passivo (5-2) - non fa altro che aumentare i rimpianti. Per ieri, sì. E per tutto il campionato, perché non è la prima volta che succede. Detto della partita contro l'Inter, va ricordato il ko di Bologna (gol di Mbaye pochi secondi dopo l'errore dal dischetto di Immobile) e quello con la Juventus (doppietta di Morata in pochi secondi). Probabilmente la sconfitta di ieri peserà come un macigno nella corsa Champions, ma la Lazio c'è ancora. Vincendo contro il Torino, se si dovesse disputare la partita fantasma, sarebbe a -4 dal quarto posto della Juventus e a -5 dal secondo del Milan. Che lunedì arriverà all'Olimpico. Un big match da affrontare con lucidità e pazienza, senza perdere la testa al primo episodio sfavorevole.
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