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L'ex arbitro Braschi: "Tempo effettivo? Sono sicuro che qualcosa presto cambierà"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
ieri alle 23:34Serie A
di Daniel Uccellieri
fonte Lorenzo Marucci e Niccolò Ceccarini

L'ex arbitro Braschi: "Tempo effettivo? Sono sicuro che qualcosa presto cambierà"

Stefano Braschi, ex arbitro ed oggi designatore degli arbitri alla Can di Serie D, è intervenuto ai microfoni di TMW a margine della XVI edizione del Premio Sportivo Nazionale "La Clessidra", presso il Teatro Comunale dei Ricomposti di Anghiari, città in provincia di Arezzo: Che effetto ti fa essere ancora ricordato? "Probabilmente qualcosa di buono ho fatto, non lo so… ma se mi invitano e mi danno questi premi, è segno che la gente si ricorda. Però non mi piace vivere troppo di ricordi. Oggi faccio il responsabile della Serie D, un ruolo che mi piace molto e a cui tengo tanto. Mi impegno davvero per fare bene". Parliamo proprio degli arbitri che segui: qual è il livello in questo momento? "Siamo solo a un terzo del campionato, quindi forse è un po’ presto per dare giudizi definitivi. Però, se il buongiorno si vede dal mattino, direi che il livello medio è molto buono. Ci sono alcuni arbitri che, secondo me, nel futuro potranno diventare davvero importanti". Che effetto ti fa essere ricordato come un arbitro di personalità, di polso, anche severo quando serviva? "Credo che chi fa sport abbia sempre un pizzico di vanità. Se vieni ricordato dopo tanti anni, significa che qualcosa di buono hai lasciato. Avevo le mie caratteristiche: ero un arbitro con una forte personalità, ma anche con una buona tecnica. Non voglio farmi autoelogi - non è nel mio stile - però fa piacere sapere di aver lasciato una traccia, un modo di essere e di fare riconoscibile. Sono passati quasi 25 anni… e se ancora se ne parla, vuol dire che qualcosa è rimasto. Come per Rivera: non è più un ragazzino, ma tutti si ricordano di lui. Ecco, mi piacerebbe oggi essere ricordato anche come dirigente, visto che questo è il mio lavoro attuale". Molti giovani arbitri si ispirano ancora al tuo stile o a quello di Collina. Ti riconosci in questa idea di “modello”? "Sì, credo di sì. Il mio punto di riferimento, a mio tempo, era Agnolini: mi ispiravo a lui. Poi magari qualche giovane arbitro si ispirava a me o a Pierluigi Collina. Ora forse un po’ meno: un ragazzo di 20 anni che inizia oggi non ci ha mai visti arbitrare. È normale, siamo un po’ “datati”. Ma sì, penso che qualcosa del nostro modo di arbitrare sia rimasto come esempio". A livello di tempo effettivo, oggi si gioca troppo poco? "Probabilmente sì. Credo che qualcosa si farà in quella direzione. Non so cosa, non faccio parte dell’IFAB, ma penso che il tema del tempo effettivo stia diventando sempre più importante. Forse con l’aiuto della tecnologia si potrà arrivare a una soluzione più precisa anche sotto questo aspetto. La mia sensazione è che qualcosa cambierà, presto o tardi". C’è ancora vocazione tra i giovani che decidono di diventare arbitri? "Sì, la vocazione c’è, ma è diversa rispetto a una volta. Oggi i ragazzi hanno molte più alternative e in alcune zone si fa più fatica a reclutare. Non è semplice per i presidenti di sezione: il numero di partite è aumentato in modo vertiginoso, e non parliamo solo di Serie A. Ci sono le categorie intermedie, i settori giovanili, e ovunque serve un arbitro. So che in certi posti si stanno facendo salti mortali per coprire tutte le gare. Forse è solo un momento passeggero, magari tra un paio d’anni le cose cambieranno. Speriamo." Quanto è difficile fare il designatore? "Difficile, come tutte le cose. Tutto è difficile se non si sa fare. Serve grande capacità, equilibrio, e anche esperienza. Le esperienze che ho avuto finora, sia in Serie A che in Serie C, sono state positive. Anche quella da presidente regionale lo è. Spero solo di non rovinare tutto con questa nuova opportunità, perché ci tengo davvero tanto a fare bene". Bisogna anche saper gestire le critiche, immagino. "Certo. L’ho detto prima: chi soffre la pressione non può fare questo lavoro. L’arbitro vive costantemente sotto pressione, a tutti i livelli. Io, da questo punto di vista, vado per la mia strada e mi faccio condizionare poco. Devo dire che leggo anche molto poco, e lo facevo anche quando ero designatore in Serie A. Così evitavo di lasciarmi influenzare da giudizi esterni".