Lo sfogo giusto al momento giusto di Lotito
L’altro giorno, martedì, ne abbiamo avuto ulteriore conferma con la maxi intervista del presidente Lotito, mai banale e sempre fuori da ogni schema.
Lo sfogo giusto, al momento giusto. Ha capito di dover scendere in campo lui, perché “al gruppo manca il mio carattere per poter fare il salto in avanti”. Ha messo tutti con le spalle al muro, come a dire: non ci sono più alibi. Per nessuno, neanche per Simone Inzaghi. A lui ha riservato il trattamento più duro, perché è l’allenatore (che è il parafulmine per antonomasia nel mondo del calcio) e perché può essere considerato il suo figlioccio. Il presidente ha tuonato forte e chiaro, il rumore è arrivato dritto nello spogliatoio di Formello, intento a preparare al meglio al big match di domani contro l’Atalanta. Il primo di una lunga serie. Poi Celtic, Fiorentina, Torino, Milan, Celtic e infine Lecce. Non può non avere ripercussioni il suo intervento, fatto per svegliare ulteriormente la squadra. Lo sfogo giusto al momento giusto: non c’era tempismo migliore. Perché con le 7 partite in 21 giorni si capirà l’identità di questa Lazio. È il passaggio spartiacque della stagione, quella che “non è più dei diritti, ma dei doveri”. Per usare l'espressione di Claudio Lotito, che ora si aspetta una risposta forte e decisa.