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Innocentin racconta il metodo Rangnick: "Attacco e progetto. Toglie ogni alibi"
Nicola Innocentin, agente e intermediario, vive in Germania, a Monaco di Baviera. Rapporti stretti con la sua Italia e con le big della Bundesliga, per Tuttomercatoweb.com racconta Ralf Rangnick. Il demiurgo del progetto Red Bull sembra avvicinarsi sempre di più al Milan del futuro. "E' un profilo poliedrico. Nasce allenatore, poi ha esteso la sua operatività alla direzione tecnica del club".
Che parte dal basso.
"E' stato quello che ha portato l'Hoffenheim dai dilettanti al professionismo e ha garantito al club la possibilità di mantenere la categoria crescendo sempre di più".
Da lì l'Austria.
"E' andato al Salisburgo voluto dal proprietario della Red Bull. Gli ha chiesto di creare una metodologia che potesse ricreare il progetto Hoffenheim con risorse più importanti. Ha raggiunto risultati importanti a Salisburgo, così la proprietà ha deciso di portare il brand in Germania".
Al RB Lipsia.
"Esatto. Ha scelto Lipsia. Ha comprato il titolo del club, poi ha costruito un progetto importante: è stato direttore generale e direttore sportivo insieme oltre che allenatore. In momenti alterni è stato anche in panchina pure a Salisburgo".
Ma... E' dirigente o allenatore?
"E' entrambi. In Germania non c'è l'obbligo del patentino per essere ds. Anzi, in molti chiedono al ds di avere il patentino di allenatore".
E la sua filosofia di mercato e di gioco?
"E' semplice: ha sposato una linea giovane, cercando di individuare i profili giusti. Vuole intensità agonistica, poca individualità, tanto collettivo, da ogni giocatore. Ha una filosofia orientata all'attacco, in tre passaggi vuole essere nella metà campo dell'avversario, è il suo punto fermo e cerca questo tipo di giocatori".
Com'è durante le trattative?
"Quando fai una trattativa con lui, vuole che club e giocatori sappiano dove vanno. Invia video per presentare il club, la città, la filosofia della società. Vuole che un giocatore sappia esattamente dove andrà, che filosofia di gioco dovrà accettare".
Non lavora da lupo solitario.
"Anzi. Si avvale di uno staff molto preparato: match analyst, scout, nutrizionisti, dietologi, professori, che supportino la sua filosofia".
Ci racconta un episodio che lo riguarda?
"Quando sono stato da lui a Lipsia la prima volta, il club era in Zweite. C'era un centro sportivo che mi fece pensare che in due anni sarebbe andato in Champions League: si è avverato... Il Lipsia ha un centro sportivo all'avanguardia. Mi disse 'vogliamo togliere ogni alibi ai giocatori, vogliamo metterli nelle migliori condizioni per giocare'. Per lui o sono all'altezza o devono andare altrove".
Crede che il metodo Rangnick possa funzionare al Milan?
"E' sempre stato uno con grande potere decisionale, ovunque. Infatti vuol portare tutto il suo staff, avere potere decisionale e al Milan non si è abituati, essendo un club con grande storia, che ha vinto tutto. Sarebbe nuovo e stimolante anche per lui. Il metodo Rangnick ha sempre costruito da zero, il Milan è da ristrutturare: sarà certamente una sfida per lui e per il suo metodo ma può certamente farcela".
Che parte dal basso.
"E' stato quello che ha portato l'Hoffenheim dai dilettanti al professionismo e ha garantito al club la possibilità di mantenere la categoria crescendo sempre di più".
Da lì l'Austria.
"E' andato al Salisburgo voluto dal proprietario della Red Bull. Gli ha chiesto di creare una metodologia che potesse ricreare il progetto Hoffenheim con risorse più importanti. Ha raggiunto risultati importanti a Salisburgo, così la proprietà ha deciso di portare il brand in Germania".
Al RB Lipsia.
"Esatto. Ha scelto Lipsia. Ha comprato il titolo del club, poi ha costruito un progetto importante: è stato direttore generale e direttore sportivo insieme oltre che allenatore. In momenti alterni è stato anche in panchina pure a Salisburgo".
Ma... E' dirigente o allenatore?
"E' entrambi. In Germania non c'è l'obbligo del patentino per essere ds. Anzi, in molti chiedono al ds di avere il patentino di allenatore".
E la sua filosofia di mercato e di gioco?
"E' semplice: ha sposato una linea giovane, cercando di individuare i profili giusti. Vuole intensità agonistica, poca individualità, tanto collettivo, da ogni giocatore. Ha una filosofia orientata all'attacco, in tre passaggi vuole essere nella metà campo dell'avversario, è il suo punto fermo e cerca questo tipo di giocatori".
Com'è durante le trattative?
"Quando fai una trattativa con lui, vuole che club e giocatori sappiano dove vanno. Invia video per presentare il club, la città, la filosofia della società. Vuole che un giocatore sappia esattamente dove andrà, che filosofia di gioco dovrà accettare".
Non lavora da lupo solitario.
"Anzi. Si avvale di uno staff molto preparato: match analyst, scout, nutrizionisti, dietologi, professori, che supportino la sua filosofia".
Ci racconta un episodio che lo riguarda?
"Quando sono stato da lui a Lipsia la prima volta, il club era in Zweite. C'era un centro sportivo che mi fece pensare che in due anni sarebbe andato in Champions League: si è avverato... Il Lipsia ha un centro sportivo all'avanguardia. Mi disse 'vogliamo togliere ogni alibi ai giocatori, vogliamo metterli nelle migliori condizioni per giocare'. Per lui o sono all'altezza o devono andare altrove".
Crede che il metodo Rangnick possa funzionare al Milan?
"E' sempre stato uno con grande potere decisionale, ovunque. Infatti vuol portare tutto il suo staff, avere potere decisionale e al Milan non si è abituati, essendo un club con grande storia, che ha vinto tutto. Sarebbe nuovo e stimolante anche per lui. Il metodo Rangnick ha sempre costruito da zero, il Milan è da ristrutturare: sarà certamente una sfida per lui e per il suo metodo ma può certamente farcela".
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