Lazio, Muriqi non ingrana: da Formello chiedono pazienza ma la piazza (con Lotito) preme
E non è un caso isolato. Perché nelle 10 volte che è stato chiamato in causa da Inzaghi, di cui 3 soltanto da titolare (per 374 minuti complessivi), il 26enne attaccante non ha mai convinto. Soltanto contro il Torino e in Russia con lo Zenit ha lasciato intravedere qualcosa, ma è decisamente poco rispetto alle attese. Lui stesso ne è consapevole, così come tutti a Formello, dove però chiedono pazienza e tempo. Perché è oggettivo che a Muriqi vanno concesse delle attenuanti che hanno rallentato e complicato il suo processo di inserimento. A fine agosto, prima dell'ufficialità del trasferimento, ha riportato una lesione di secondo grado. E durante la convalescenza, quando ha firmato per la Lazio, ha contratto il Covid e ha dovuto rispettare le due settimane di quarantena a Istanbul.
Poi, dopo le prime apparizioni quando stava per ritrovare una forma accettabile, è finito di nuovo in infermeria (il 24 novembre, dopo Lazio-Zenit). Dopo quasi tre settimane, è tornato a disposizione e Inzaghi lo ha gettato nella mischia a San Siro. Di fatto però non aveva più di 20 allenamenti completi in gruppo alle spalle.
L'ambiente, scosso dalla sconfitta al fotofinish contro i rossoneri e deluso per l'ottavo posto in campionato, sembra già aver etichettato Muriqi come un acquisto sbagliato. E i social impazzano le critiche (anche pesanti) verso di lui. Ma i giudizi affrettati non sempre sono corretti, il caso Luis Alberto per esempio docet. Anche per giustificare l'investimento, la Lazio continuerà a dare fiducia al kosovaro, alla caccia del gol liberatorio per migliorare fiducia, autostima e condizione. L'unica soluzione è di schierarlo in campo il più possibile: a rimetterci, anche nelle gerarchie, sarà Caicedo, arrabbiato per la panchina di San Siro. Il futuro dell'ecuadoriano è in bilico, mentre quello di Muriqi per il momento no. Almeno fino alla fine della stagione, poi si tireranno le somme.