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All’improvviso Calafiori, un 2002 italiano migliore in campo in Europa. Meno male che c’è la Roma
C’è un’Italia giovane che ha talento. E che brilla, anche in Europa. È quella rappresentata dal volto sorridente di Riccardo Calafiori. Tre anni fa tremava per il suo futuro, dopo un infortunio che metteva a rischio la sua carriera. Ieri è stato il migliore in campo nella Roma che ha battuto l’Ajax ed è l’unica squadra a far sventolare alto il tricolore nel Vecchio Continente. Nel 2018, Dzeko gli dedicava una tripletta per dargli coraggio. Nel 2021, il bosniaco raccoglie il suo suggerimento e segna un gol pesantissimo. La meraviglia del pallone e della vita, che dà e che toglie.
Meno male che c’è la Roma. Perché ci porta avanti all’estero, unica rappresentante del Bel Paese che a calcio non gioca benissimo in questa stagione. E perché crede nei giovani: i risultati sono sotto gli occhi di tutti, sta arrivando il momento di capitalizzarli. Ieri in panchina c’erano tre giovanissimi come Ciervo, Darboe e Morichelli. Ma è stata, soprattutto, la serata di Calafiori. I giallorossi ci hanno creduto e puntato, in tempi non sospetti. Il talento era evidente, del resto. Lo hanno difeso dalle grinfie delle pretendenti, Juventus in primis. Lo hanno blindato con un rinnovo di contratto, tra l'altro fortemente voluto da De Sanctis, dal forte peso strategico e anche dal grande valore simbolico, arrivato pochi giorni dopo il bellissimo gol allo Young Boys.
Un 2002 protagonista. 19 minuti in campionato. Il talento, si diceva. È da quando ha mosso i primi passi che del ragazzo si dice ogni bene. Corre e sprinta sulla fascia, ha fisico, tecnico e potenza. È del 2002 ed è stato il grande protagonista di un quarto di finale in Europa. Proprio ieri, parlavamo su queste pagine di quanto fossero forti Foden e Bellingham, e di quanto in Italia non s’abbia il coraggio di credere nei giovani. La prestazione di Calafiori sembra quasi il perfetto contraltare di quel ragionamento. Non lo smentisce, però. Anzi: con tutto il suo bagaglio di qualità e future promesse, ha giocato appena 19 minuti in campionato. Davanti, va detto, ha come titolare uno dei migliori terzini sinistri della Serie A, forse il migliore in assoluto, cioè Spinazzola. Ma ha giocato pur sempre pochissimo, praticamente non ce ne siamo accorti. In Europa ha avuto spazio e ha potuto dimostrare le sue immense qualità. Merito di chi ha saputo darglielo. Ma è una conferma: l’Italia sa produrre giovani talenti. Basta bisogna avere il coraggio di metterli in vetrina. Meno male che c’è la Roma, anche per questo.
Meno male che c’è la Roma. Perché ci porta avanti all’estero, unica rappresentante del Bel Paese che a calcio non gioca benissimo in questa stagione. E perché crede nei giovani: i risultati sono sotto gli occhi di tutti, sta arrivando il momento di capitalizzarli. Ieri in panchina c’erano tre giovanissimi come Ciervo, Darboe e Morichelli. Ma è stata, soprattutto, la serata di Calafiori. I giallorossi ci hanno creduto e puntato, in tempi non sospetti. Il talento era evidente, del resto. Lo hanno difeso dalle grinfie delle pretendenti, Juventus in primis. Lo hanno blindato con un rinnovo di contratto, tra l'altro fortemente voluto da De Sanctis, dal forte peso strategico e anche dal grande valore simbolico, arrivato pochi giorni dopo il bellissimo gol allo Young Boys.
Un 2002 protagonista. 19 minuti in campionato. Il talento, si diceva. È da quando ha mosso i primi passi che del ragazzo si dice ogni bene. Corre e sprinta sulla fascia, ha fisico, tecnico e potenza. È del 2002 ed è stato il grande protagonista di un quarto di finale in Europa. Proprio ieri, parlavamo su queste pagine di quanto fossero forti Foden e Bellingham, e di quanto in Italia non s’abbia il coraggio di credere nei giovani. La prestazione di Calafiori sembra quasi il perfetto contraltare di quel ragionamento. Non lo smentisce, però. Anzi: con tutto il suo bagaglio di qualità e future promesse, ha giocato appena 19 minuti in campionato. Davanti, va detto, ha come titolare uno dei migliori terzini sinistri della Serie A, forse il migliore in assoluto, cioè Spinazzola. Ma ha giocato pur sempre pochissimo, praticamente non ce ne siamo accorti. In Europa ha avuto spazio e ha potuto dimostrare le sue immense qualità. Merito di chi ha saputo darglielo. Ma è una conferma: l’Italia sa produrre giovani talenti. Basta bisogna avere il coraggio di metterli in vetrina. Meno male che c’è la Roma, anche per questo.
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