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Una straordinaria partita a scacchi: Allegri contro Spalletti è una sfida ad alta tensione. E stavolta rischia di aver ragione il tecnico livornese
Inviato di Tuttomercatoweb, è in RAI con 90° Minuto, Calcio Totale e Notte Azzurra. Ha lavorato con Radio RAI, Il Messaggero e Radio Sportiva
Una partita a scacchi. Massimiliano Allegri che scarica la tensione della gara contro il Napoli sulle spalle dell'allenatore di Certaldo. Luciano Spalletti che risponde, da fondo campo, come un martello. No, è su quelle del livornese. Toscana all'ennesima potenza, Juventus contro i campani, che sognano di riportare sul tetto d'Italia una squadra che da lungo tempo insegue un Graal e una chimera. Al netto delle uscite fuori campo di Roberto Saviano, c'è una straordinaria tensione positiva prima di questa sfida. Come un tempo, come qualche anno fa, quando era Maurizio Sarri a sfidare i bianconeri, quando era sempre e di nuovo una gara decisiva.
Stavolta ha ragione Allegri
Come un esperto tennista, il microfono come una racchetta, il passante è di quelli che non perdonano. “Io ho grande stima di Luciano. È talmente buffo e divertente che ogni tanto litighiamo come l'anno scorso. Io non sono un allenatore, faccio questo mestiere per sbaglio e dovevo fare un'altra roba. Luciano è molto bravo, affrontarlo è sempre una bella sfida. Lui è uno dei più bravi, se non il migliore, a insegnare. Credo che per loro sia molto più importante che per noi”. L'ironia è tornata perché Allegri sa che ora è tornato a impugnare il coltello dalla parte del manico. Per lui, che vive di risultati, la vittorie di corto muso sono energia positiva, oro colato, benedizioni. E' il suo calcio, ça va sans dir, e pure il successo della sua filosofia. Bello? Vincente. Tanto basta. E nel muovere questo pedone, mette già un primo piccolo scacco nei confronti del Napoli. Perché ora gli azzurri non possono sbagliare, non tanto perché non ci sarebbe tempo per recuperare e via discorrendo, ma perché il calendario aveva dato fino alla sosta buone sfide ai campani e tante big tutte insieme ora. Perder gare importanti sarebbe un segnale, un rischio, un campanello d'allarme e anche una botta all'orgoglio.
La straordinaria risposta di Spalletti
Anima e core, altro che vincere come unica cosa che conta. Spalletti risponde con un trattato di filosofia e pancia, sangue e istinto. E poi rincara la dose. "Capisco che per Allegri sia conveniente passare da comprimario, ma per una Juve sempre imbottita di campioni è impossibile nascondersi dal ruolo di favorita. Certi investimenti si ripagano solo giocando per lo Scudetto e la vittoria della Champions. È inutile mettersi il cappello o la barba finta, non c'è quarto posto che soddisfi la Juventus". Dunque è vero che la pressione gravita più sulla sua testa, ma è anche vero che la Juventus non può fallire. E' un'annata complicatissima per i bianconeri e un altro tonfo, sul campo, farebbe malissimo ai tifosi che erano abituati fino a poco fa a successi, a vittorie, a trofei. Allegri ha messo il primo punto forse solo per questo, allora. Perché è una questione d'abitudine alla recenti delusioni, in questi ultimi dodici mesi.
Stavolta ha ragione Allegri
Come un esperto tennista, il microfono come una racchetta, il passante è di quelli che non perdonano. “Io ho grande stima di Luciano. È talmente buffo e divertente che ogni tanto litighiamo come l'anno scorso. Io non sono un allenatore, faccio questo mestiere per sbaglio e dovevo fare un'altra roba. Luciano è molto bravo, affrontarlo è sempre una bella sfida. Lui è uno dei più bravi, se non il migliore, a insegnare. Credo che per loro sia molto più importante che per noi”. L'ironia è tornata perché Allegri sa che ora è tornato a impugnare il coltello dalla parte del manico. Per lui, che vive di risultati, la vittorie di corto muso sono energia positiva, oro colato, benedizioni. E' il suo calcio, ça va sans dir, e pure il successo della sua filosofia. Bello? Vincente. Tanto basta. E nel muovere questo pedone, mette già un primo piccolo scacco nei confronti del Napoli. Perché ora gli azzurri non possono sbagliare, non tanto perché non ci sarebbe tempo per recuperare e via discorrendo, ma perché il calendario aveva dato fino alla sosta buone sfide ai campani e tante big tutte insieme ora. Perder gare importanti sarebbe un segnale, un rischio, un campanello d'allarme e anche una botta all'orgoglio.
La straordinaria risposta di Spalletti
Anima e core, altro che vincere come unica cosa che conta. Spalletti risponde con un trattato di filosofia e pancia, sangue e istinto. E poi rincara la dose. "Capisco che per Allegri sia conveniente passare da comprimario, ma per una Juve sempre imbottita di campioni è impossibile nascondersi dal ruolo di favorita. Certi investimenti si ripagano solo giocando per lo Scudetto e la vittoria della Champions. È inutile mettersi il cappello o la barba finta, non c'è quarto posto che soddisfi la Juventus". Dunque è vero che la pressione gravita più sulla sua testa, ma è anche vero che la Juventus non può fallire. E' un'annata complicatissima per i bianconeri e un altro tonfo, sul campo, farebbe malissimo ai tifosi che erano abituati fino a poco fa a successi, a vittorie, a trofei. Allegri ha messo il primo punto forse solo per questo, allora. Perché è una questione d'abitudine alla recenti delusioni, in questi ultimi dodici mesi.
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