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Ali Samereh, l'Inzaghi persiano

Ali Samereh, l'Inzaghi persiano
domenica 8 giugno 2008, 00:012008
di Germano D'Ambrosio

Vedetela pure come una provocazione: in questi giorni in cui si parla così tanto di Iran, ho voluto raccontare proprio la rocambolesca storia di Alì Semereh, attaccante iraniano piovuto a Perugia qualche anno fa grazie all'intermediazione di un commerciante di tappeti (davvero!). Del resto con i Gaucci si va sempre sul sicuro: con loro in società, a Perugia, è stato un perenne... 10 agosto!

Alì Samereh, ultimo di sette fratelli, nasce il 23 novembre 1977 a Rafsanjan, cittadina del sud-ovest iraniano, nota ai più per la produzione di pistacchi e di tappeti pregiati. La sua è una famiglia di agricoltori; il giovane Alì inizia a tirare i primi calci al pallone per strada, imitando i suoi fratelli più grandi, e a 15 anni si iscrive alla scuola calcio del Kerman Province FC. Nel 1999, convintosi ormai di avere tutte le carte in regola per diventare un calciatore professionista, si trasferisce a Shiraz, e firma un contratto con il FC Fajr Sepasi, squadra che - con il nome di Moghavemat Fars - disputa tuttora la prima divisione iraniana. Samereh va a segno 9 volte, attirando su di sé l'interesse dell'Esteghlal FC, il club più blasonato dell'Iran, che ha sede a Teheran. Arriva la vera e propria consacrazione. Alì delizia il pubblico dell'Azadi Stadium con giocate sopraffine e gol a raffica, tanto che la Nazionale iraniana non può fare a meno di convocarlo. Il debutto in gara ufficiale - cui seguirà un fottìo di amichevoli - è datato 24 novembre 2000, nel match di qualificazione ai Mondiali 2002, contro le modestissime Isole Guam: qui Samereh gioca gli ultimi tre minuti di partita (quando ormai il risultato dice 19-0 per la compagine persiana!), supportando i più noti Ali Daei e Ali Karimi. Con l'Esteghal, intanto, è apoteosi: al termine della stagione, l'attaccante potrà vantare addirittura 19 gol messi a segno in 18 partite. Il Paese conta ormai (anche) sui suoi gol per ottenere la terza qualificazione al Mondiale nella sua storia. E le videocassette con le sue reti fanno il giro dell'Iran. Una di queste, casualmente, finisce nelle mani di un certo Seyed Mehdi Hashemian, di professione architetto, che frequenta l'Iran per lavoro, anche se ormai risiede stabilmente da circa trent'anni in Italia, dove ha sviluppato - a Treviso e Perugia - un'intensa attività di importazione di tappeti persiani dalla sua terra d'origine. In Umbria, Hashemian ha tanti amici: tra questi c'è Gianluca Dominici, prestigioso avvocato della Perugia bene, grande appassionato di calcio internazionale e amico della famiglia Gaucci. "Un giorno - racconterà Dominici - ho chiesto ad Hascemian di portarmi qualche videocassetta di partite del campionato iraniano e quando ho notato Samereh, ho telefonato subito ad Alessandro (Gaucci, allora amministratore delegato del Perugia, ndr). E' piaciuto anche a lui e siamo andati in Austria, nel ritiro della nazionale iraniana, che doveva preparare il girone finale di qualificazione al Mondiale 2002". Così, sentito anche il parere positivo del ct Miroslav Blazevic, la società umbra decide di portare il giocatore in Italia, affidando l'intermediazione con l'Esteghlal al procuratore Yahyaee Said, lo stesso che aveva portato Vryzas dal PAOK Salonicco. E' l'estate del 2001: dopo una brevissima trattativa, Ali Samereh si trasferisce ufficialmente al Perugia, in prestito per un anno. Gli umbri pagano circa 500 milioni di lire, fissando il prezzo dell'eventuale riscatto a 3 miliardi e mezzo. L'intento è semplice, e per i Gaucci non è una novità: pescare all'estero a costo quasi zero per poi rivendere, dopo qualche anno, magari a un prezzo decuplicato (vedi il caso Nakata). E se l'anno precedente Ahn Jung-Hwan era stato il primo giocatore coreano a sbarcare in Italia, nel 2001 Perugia si conferma la capitale dei primati calcistici: nessun iraniano, prima di allora, aveva messo piede in serie A. Non se ne sentiva, comunque, la mancanza.

Ai primi di agosto, Ali Samereh si aggrega al ritiro estivo del Perugia presso Deutschlandberg, in Austria. Giornalisti e tifosi, ovviamente, vanno in sollucchero: questo vero e proprio oggetto misterioso, che in patria si è guadagnato il soprannome di "mister gol" e che addirittura in molti paragonano a Filippo Inzaghi, incuriosisce non poco. Mister Serse Cosmi accontenta subito tutti, schierando in campo l'iraniano appena ventiquattr'ore dopo il suo arrivo. Il 4 agosto, a Wolfsberg, Samereh gioca tutto il secondo tempo dell'amichevole contro l'Udinese, trafiggendo De Sanctis con un gol frutto di opportunismo e potenza. Sei giorni dopo, a San Benedetto del Tronto contro la compagine locale, il bomber d'oriente fa anche di meglio, e tutto nei primi 15 minuti: prima uno stop di tacco, con destro preciso in fondo al sacco (1-0), poi una meravigliosa rovesciata con palla che si infila all'incrocio dei pali (2-0). Cosmi racconta: "Ho avuto un sussulto e ho esclamato: E questo chi è?". La stessa domanda se la pongono appassionati di calcio e media nazionali, che si catapultano sul personaggio del mese. Il tecnico di Ponte San Giovanni, riacquistata la memoria, spiega: "Non pensavo che fosse così bravo. E' un attaccante completo, sa fare tutto. E' disciplinato tatticamente, se continuerà su questi livelli si costruirà un grande avvenire". E ammette: "Sì, nelle vicinanze della porta Samereh si trasforma in predatore. In quei momenti assomiglia ad Inzaghi". Alì, soprattutto, è un ragazzo umile, quasi timido. Nel viaggio di ritorno in pullman tra Perugia e San Benedetto le curve gli provocano qualche disagio, ma lui fa finta di niente e non si lamenta. Un dirigente attento si accorge del suo malessere, ordina all'autista di fermarsi e solo a quel punto il ragazzo confessa: "Soffro gli autobus". Un bravo ragazzo, tutto casa e moschea. A fine agosto, approfittando di un breve ritorno in Iran per un impegno con la Nazionale (2-0 contro l'Arabia Saudita), sposa la sua fidanzata storica, in modo da poterla portare con sé in Italia. Alessandro Gaucci lo porta su un palmo di mano, e non dubita neanche sulle sue potenzialità comunicative: "Notammo subito l'intelligenza, la forza fisica, l'opportunismo e le qualità tecniche di Alì. Ci sono tutte le condizioni perché possa sfondare nel nostro campionato. Sono convinto che abbiamo fatto una buona scelta. Inoltre, secondo me, in 15 giorni parlerà già un italiano soddisfacente. Dopo l'amichevole con l'Athletic Bilbao (disputata dagli umbri a metà agosto, ndr) è venuto da me e mi ha detto: Scusa per partita di ieri, io giocato male". Con il passare dei giorni l'ambientamento procede sempre meglio: molto forte è il rapporto d'amicizia che lo lega a Fabio Liverani e a Zé Maria, mentre il suo compagno di stanza in ritiro, Marco Di Loreto, racconta: "Lui non dorme sul letto, ma per terra. Mette sul pavimento le coperte e ci si sdraia sopra. E legge molto, libri in arabo naturalmente, che forse trattano della sua religione". Il povero Di Loreto, però, ci rimette il sonno: "L' altra notte mi sono svegliato e l'ho visto inginocchiato: erano le 6 del mattino. Io ho il sonno leggero e mi sveglio facilmente, anche se lui non fa molto rumore. E comunque la sua cortesia e la sua dolcezza mi fanno dimenticare tutto, anche le ore di sonno perse". A fine agosto, la prima intervista italiana del giocatore, che dichiara: "Grazie a Dio sono stati tutti gentili con me. Spero di poter ricambiare fiducia e affetto con una bella stagione. In Iran mi considerano un giocatore forte ma da quando sono qui la mia fama è aumentata. Se Dio vuole, cercherò di migliorare anche per aiutare la mia Nazionale. E magari aprire la strada ad altri giocatori iraniani. Dovrò lavorare molto, perché mi sono già accorto da queste prime amichevoli che il vostro livello è molto superiore. Ma sono fiducioso". E poi la fede: "Sono molto religioso, anzi religioso al 100 per cento: non bevo alcol, non mangio la carne di maiale, e faccio tutto quello che prevede l'Islam, compreso il Ramadan. In quel periodo faccio il digiuno". Certo, mettersi a stecchetta con tutte le leccornie che propone la cucina italiana... "Se continua così prenderò almeno quattro chili - confessa infatti Alì -. Ho scoperto le gioie della gastronomia locale".

Intanto inizia il campionato e Samereh, che nel frattempo ha trovato casa nel quartiere residenziale di Madonna Alta (a pochi passi dall'amico Hashemian), inizia da titolare a San Siro contro l'Inter, il 26 agosto. L'iraniano spreca però la preziosa occasione, giocando una gara anonima e costringendo Cosmi alla sostituzione con Bucchi, al 19' del secondo tempo. Poco dopo, il ragazzo si imbarca per l'Iran, per disputare alcune amichevoli, e si rivede in campo solo il 23 settembre; pochi e fumosi spiccioli di partita contro l'Udinese, che peraltro si impone al 'Curi' per 2-1. Tra panchina, tribuna, e altri impegni con la Nazionale (ben tre gare ufficiali nel mese di ottobre), di Alì si perdono le tracce. Ricompare magicamente nei minuti finali del match contro il Bologna (16 dicembre), e paradossalmente sfodera la sua migliore prestazione nella sconfitta per 5-0 contro la Lazio, sostituendo Gatti nel secondo tempo. Il Perugia intanto naviga dei bassifondi della classifica, e non potrebbe essere altrimenti per una squadra che in quella stagione vanta un tasso di meteore decisamente superiore rispetto al consentito. Per di più, nel mercato di gennaio Hashemian ha portato in Umbria altri due "tappeti": Rahman Rezaei (non scarsissimo, a dire il vero) e il carneade Mehdi Nassab Hashemi, dato per disperso subito dopo l'acquisto. Ma la compagnia non giova ad Alì, che frequenta costantemente la panchina e compare nel tabellino solo per cinque minuti contro il Torino (a febbraio) e per venti minuti contro il Brescia (a marzo). A fine stagione, manco a dirlo, l'attaccante fa le valige e torna all'Esteghlal FC; il Perugia, contrariamente agli intenti palesati a inizio campionato, non ne riscatta il cartellino. Quel che sorprende è l'assoluto silenzio che circonda il ritorno in patria di Samereh: nessun giornale ne annuncia la partenza, nessun tifoso ne piange l'addio. Tanto clamore all'inizio, tanto mutismo alla fine. E' il calcio italiano, baby.

Tornato in Iran nell'estate del 2002, Alì ritrova subito la via del gol, anche se il rapporto con la Nazionale si è interrotto a causa della pessima stagione trascorsa in Italia. L'attaccante viene convocato nuovamente soltanto nel gennaio 2007, per un torneo amichevole negli Emirati Arabi; del resto è proprio lì che Samereh gioca, con la maglia dell'Al Shaab, dal 2005. Nel febbraio 2008 arriva anche il ritorno in una competizione ufficiale: è titolare nel match contro la Siria (0-0 il risultato finale). E anche se i gol, in Nazionale, continuano a latitare, ora il popolo iraniano torna a sperare in lui per l'avventura di Sudafrica 2010: per allora Samereh - che milita tuttora con successo nell'Al Shaab - avrà 33 anni, e dunque sarà per lui davvero l'ultima occasione. Purché nel frattempo non vadano in giro altre sue videocassette: oh, neanche quelle del film The Ring hanno causato tanti guai!