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Dié, il bidone dal cuore d'oro

Dié, il bidone dal cuore d'oro
lunedì 2 marzo 2009, 00:002009
di Germano D'Ambrosio

Serge Dié, poliedrico centrocampista della Reggina, è sì una meteora, ma anche (e soprattutto?) per colpe non sue. Che non sia un campione è indubbio, ma la sfortuna più di una volta gli si è messa di traverso. Quanto di buono ha fatto ultimamente fuori dal campo ha fatto passare quasi in secondo piano tutto il resto. Ma nella hall of fame dei bidoni la sua targa brillerà sempre di una luce particolare: è riuscito a sposare la sorella di un'altra meteora. No, dico, vi rendete conto?

Mhinsea Serge Aristide Dié nasce il 4 ottobre 1977 ad Abdijan, all'epoca capitale della Costa d'Avorio. All'età di 14 anni una terribile tragedia scuote la sua famiglia: suo padre André perde la vita, e Serge è costretto ben presto a lasciare gli studi per poter fornire un supporto economico concreto ai suoi otto fratelli e alla madre Odette. Il sogno di diventare un calciatore professionista inizia ad essere una vera e propria prospettiva di vita. Il ragazzo entra dunque a far parte delle giovanili dell'Africa Sports di Abdijan, uno dei club più prestigiosi dell'intero continente africano, ottenendo risultati ragguardevoli. Nel 1996, entrato già stabilmente nel giro della prima squadra, viene convocato dalla Nazionale Under 20 e disputa con tale rappresentativa i Mondiali di categoria in Malesia. La compagine ivoriana - trascinata soprattutto dal talento di Bonaventure Kalou - si ferma alla fase a gironi iniziale, ma riesce a mettere in difficoltà l'Inghilterra di Owen e Carragher; il nostro Serge, impiegato come esterno sinistro, si fa notare per un gol messo a segno contro il Messico. Pochi mesi dopo, esattamente a novembre, il giocatore viene acquistato dalla Reggina; il club calabrese, alla sua terza stagione consecutiva in serie B, gli fa firmare un contratto triennale che viene depositato nella successiva finestra di mercato. Per Lillo Foti è il primo acquisto africano nella sua esperienza da presidente, mentre i giornalisti italiani si sbizzarriscono nella ricerca di altri giocatori ivoriani nella storia del nostro campionato. Ne trovano solo uno: François Zahoui, indimenticabile meteora dell'Ascoli di metà anni '80, undici presenze in due anni di militanza. Non è esattamente il migliore degli auspici.

Unico straniero nella rosa guidata da Franco Colomba, Dié sbarca a Reggio Calabria nei primi giorni del 1998, e trova il club amaranto tre le candidate alla promozione in serie A. Il centrocampista esordisce il 2 marzo nel finale del match contro il Monza; poi altri scampoli contro Fidelis Andria e Genoa, e solo quando i calcoli negano di fatto ai calabresi l'accesso tra le prime quattro Colomba decide di schierarlo titolare, nelle ultime tre partite di campionato. Qui il ragazzo alterna prestazioni decenti (Salernitana e Venezia) ad altre decisamente nefaste (Padova), pur considerando la scarsa intensità agonistica tipica di un finale di campionato in serie B. L'ivoriano si candida comunque ad un posto da titolare nella stagione 98/99, e nelle amichevoli estive in effetti il tecnico Elio Gustinetti sembra vederlo di buon'occhio: puntando sulle sue buone doti tecniche, lo schiera come rifinitore dietro le punte. I tifosi amaranto si stropicciano gli occhi di fronte ad una sua spettacolare prestazione nel 4-0 contro la Settaurense a Pinzolo, e almeno per un attimo la cessione di Simone Perrotta alla Juventus sembra non essere poi così tragica. Serge gioca andata e ritorno di Coppa Italia contro il Livorno prima e il Bologna poi, ma in campionato la fantasia è affidata alla new-entry Davide Bombardini, e l'ivoriano (anche a causa di alcuni acciacchi fisici) è costretto a guardare i suoi vincere da bordo campo o dalla tribuna. Quando a febbraio rientra tra i disponibili, Gustinetti ha già scoperto la verve di Ciccio Cozza e veleggia sereno verso la promozione. Neanche l'arrivo in panchina di Bruno Bolchi, a sei giornate dal termine, smuove le acque: Dié chiude la storica stagione dell'ascesa in A con quattro presenze all'attivo, di cui solo due (contro Chievo e Genoa) nella fase decisiva del campionato, tra maggio e giugno. Il giocatore, conscio dello scomodo ruolo di vice-Cozza che lo attende, spera che con il ritorno di Colomba in panchina lo spazio a disposizione possa comunque aumentare, e plaude all'arrivo di Arnauld Mercier, con il quale almeno ha la possibilità di parlare francese. Foti tenta invano di piazzarlo in serie B (risultano contatti con la Fermana, ad agosto), anche perché a settembre dall'Inter arriva un certo Andrea Pirlo, e con lui e Baronio a centrocampo non ce n'è per nessuno. Serge assaggia la serie A il 26 settembre nell'ultima mezz'ora contro il Piacenza; seguono altre tre presenze contro Perugia (schierato nel suo ruolo originario di esterno sinistro), Lecce e Venezia. Poi gli infortuni e i sopraggiunti impegni con la Nazionale maggiore - l'esordio il 9 aprile contro il Rwanda - lo tengono lontano dai campi per un po', quanto basta per consentire alla Reggina di salvarsi con tranquillità, trascinata dai gol dell'altro africano Kallon. Nell'estate del 2000 il ds Gabriele Martino fa scorta di centrocampisti (Mozart, Mamede, Veron, Zanchetta,...) e per Dié il segnale è fin troppo chiaro. Si arriva, ad agosto, alla rescissione consensuale del contratto. Il ragazzo resta a Reggio Calabria da disoccupato, in attesa di trovare una nuova sistemazione in Italia. La chiamata arriva solo nel giugno del 2001 e proviene dalla serie C1: c'è l'Avellino di Gaetano Auteri pronto a fargli firmare un biennale. Serge, noncurante del doppio salto in basso, accetta senza pensarci due volte.

In Irpinia Dié ritrova minutaggio, fiducia nei suoi mezzi e applausi. Convertitosi alla fede cristiana-evangelica nell'anno "perso" a Reggio Calabria, il ragazzo appare in effetti più sereno; nel gennaio del 2002 si concede una breve esperienza al Bevenento, in comproprietà (10 presenze fino al termine del campionato), ma a fine giugno viene riscattato alle buste dai biancoverdi. Proprio in quei giorni convola a nozze con Lydia Domoraud, sorella dell'ex interista e connazionale Ciryl, conosciuta durante la permanenza in Italia del difensore. Agli ordini di mister Salvatore Vullo, Serge diventa subito l'idolo dei tifosi: qualità e quantità in mezzo al campo lo rendono indispensabile per la rincorsa alla serie B dei campani. A novembre il suo agente Filippo Fusco viene subissato di richieste importanti: Bologna, Chievo, Torino, Messina, Sampdoria... "Per me è come un figlio - chiarisce il presidente irpino Casillo -, mi deve riconoscenza e rispetto per averlo riscattato in estate dal Benevento. E ho puntato su di lui: quindi sono sicuro che proseguirà con noi". Le quotazioni di Serge sono ora altissime, anche in virtù del ritorno nel giro della Nazionale (è la temibile Costa d'Avorio di Kolo Touré, Dindane e Drogba) dopo quattro anni di assenza. Eppure, ad un tratto, l'idillio si interrompe. Tra dicembre e gennaio il ragazzo - forse ubriacato dai troppi complimenti ricevuti - inizia ad accumulare una serie di brutte prestazioni e una discreta quantità di cartellini, segno di un nervosismo latente. L'espulsione rimediata nel derby contro il Bevenento, in particolare, rimanda alla sua innata passione per il rugby e al suo idolo Christian Labit, famoso flanker francese. Gli ultrà avellinesi non hanno la pazienza di attendere che il momento di appannamento finisca, ed il 7 gennaio Dié viene aggredito da due teppisti - identificati poi dal fratello dell'ivoriano, presente alla scena - nei pressi del campo di allenamento, insieme ad Alessandro Pellicori. Il centrocampista, scosso e impaurito, ottiene la rescissione del contratto e lascia l'Italia. E forse, senza questi due imbecilli, ora staremmo parlando di una carriera completamente diversa per Serge...

L'avventura calcistica del nostro centrocampista prosegue in maniera dignitosa. Trova un buon ingaggio con il Nizza - dove milita anche l'italiano Fabio Cinetti -, e rimane per due stagioni in Costa Azzurra, accumulando un totale di 16 presenze in circa nove mesi. Nel gennaio del 2004 viene ceduto in prestito al Metz, dove però sforna prestazioni abbastanza deludenti; il ritorno a Nizza è invece trionfale, e regala a Dié la migliore stagione della sua carriera, con 29 presenze e due reti segnate (contro Marsiglia e Istres). Ma il club sfiora pericolosamente la retrocessione, e così in estate la dirigenza provvede ad un sostanzioso repulisti, che coinvolge anche lo stesso Serge. Il ragazzo preferisce cambiare aria e trasferirsi in Turchia, accettando l'offerta del neo-promosso e ambizioso Kayserispor, che però retrocede nuovamente due anni dopo. Così nell'estate del 2007 il centrocampista - forte di 50 partite giocate in Süper Lig, e divenuto padre di Manassé Chris-Samuel - di è di nuovo costretto a cambiare squadra, e deve accontentarsi di vestire la casacca del modesto Ajaccio, in serie B francese, in compagnia della vecchia conoscenza del calcio italiano Catilina Aubameyang. Ma quando, nel 2008, arriva la chiamata da parte dell'Iraklis, l'ivoriano non può certo permettersi di rifiutare: si trova tuttora a Salonicco, dove sta giocando con continuità contribuendo alla serrata lotta per non retrocedere in serie B. Fin qui la sua vita con il pallone tra i piedi; ma in pochissimi sanno che, dal dicembre 2007, Serge Diè è anche ambasciatore per conto della OMPP (Organizzazione Mondiale per la Pace), in virtù delle tante opere di volontariato messe in piedi dal ragazzo durante il periodo di grande crisi economica occorso in Costa d'Avorio dal 2002 in poi. Nel 2005 e nel 2006, ad esempio, ha mobilitato i cittadini della sua Abdijan per donare cibo e vestiti agli abitanti di Guitrozon e Toulepleu, due paesi particolarmente colpiti dagli effetti della guerra civile. Dié ora è anche presidente della Manassé Foundation, organizzazione benefica nata nel giugno 2008 per aiutare tutte le popolazioni locali in difficoltà. Per loro, Serge Aristide Dié non sarà mai una meteora, ma una splendida stella chiamata ad illuminarne il cammino.