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Hazem Emam, lo Zico delle Piramidi

Hazem Emam, lo Zico delle Piramidi
lunedì 10 ottobre 2005, 17:242005
di Germano D'Ambrosio

Quando si parla di "progetto Udinese" e di "impeccabile fucina di campioni targata Pozzo" - e ultimamente se ne parla molto - spesso ci si dimentica che non tutti i giovanissimi presi dai friulani sono stati poi effettivamente lanciati nel grande calcio con buoni risultati. Paradossalmente proprio i più pubblicizzati hanno fatto flop. L'egiziano Hazem Emam è uno di quelli che non hanno seguito le orme dei vari Appiah, Fiore, Jörgensen e compagnia bella. Questa è la sua storia.

Mohamed Hazem Emam nasce al Cairo il 10 Maggio 1975, e respira odore di calcio fin dalla culla. Suo padre infatti è Hamada Emam, conclamato attaccante dello Zamalek (squadra del Cairo), con il quale ha vinto due campionati e tre Coppe d'Egitto: uno dei più grandi attaccanti della - non lunghissima - storia del calcio egiziano, attualmente vicepresidente dell'EFA (Egyptian Football Association). Ma c'è di più: il nonno di Hazem, e quindi il padre di Hamada, è un certo signor Yehia Emam, portiere della Nazionale egiziana nelle Olimpiadi di Londra del 1948, anch'egli bandiera dello Zamalek con dieci campionati e quattro Coppe d'Egitto nel palmares. Risultato: Hazem Emam tira calci al pallone fin da piccolo, e sa di portare sulle spalle un cognome pesantissimo, con tutti gli onori e gli oneri del caso. Per non scontentare né il nonno né il papà si sceglie un ruolo diverso da quello di entrambi, ovvero il centrocampista, anche se con spiccate doti offensive. Neanche a dirlo, Hazem nasce e cresce calcisticamente nello Zamalek, il club "di famiglia", ed entra ufficialmente a far parte della prima squadra nel 1994. Le qualità ci sono, e il ragazzo riesce a trovare spazio con continuità. Il 24 Novembre 1995 arriva la prima convocazione in Nazionale in vista dell'incontro amichevole contro il Sudafrica (match perso per 2-0), e per la famiglia Emam è indubbiamente un momento di grande gioia. Ma l'anno d'oro è il 1996, che del resto si apre nel migliore dei modi: l'8 Gennaio Hazem segna il suo primo gol internazionale nell'amichevole Egitto-Tunisia, regalando ai suoi la vittoria per 2-1. Qualche mese dopo, viene premiato come miglior centrocampista centrale della Coppa d'Africa, che Hazem gioca da titolare pur rimanendo a secco di gol. Con lo Zamalek arriva invece la conquista della Champions League africana, il primo trofeo ad entrare nella bacheca del club dopo diversi anni di digiuno. I fari del calcio europeo cominciano ad essere puntati su di lui, e nel Settembre del 1996 Hazem Emam viene acquistato dall'Udinese. Per un giocatore egiziano il nostro campionato è una meta storicamente non usuale, ma è anche per questo che babbo Hamada e nonno Yehia sognano già di vedere il loro pupillo superare entrambi in quanto a curriculum, imponendosi nel calcio che conta.
Hazem giunge in Friuli con delle ottime credenziali: scelto da Pierpaolo Marino, sempre attento ai giovani talenti internazionali, riceve anche l'ok di mister Alberto Zaccheroni e viene presentato alla stampa non senza enfasi. I tifosi bianconeri già lo chiamano "lo Zico delle Piramidi", soprannome che inizia poi a circolare tra gli appassionati di calcio italiani con diverse varianti (ciascuno sostituisce a Zico i vari Baggio, Zidane, Zola, secondo i propri gusti calcistici...). Ma, come sa bene chi segue questa rubrica, quando ci si paragona impropriamente a qualcuno di troppo grande il flop è sempre dietro l'angolo. All'Udinese Hazem trova la solita masnada di giovani provenienti dagli angoli più disparati del pianeta: tra questi ci sono Marcio Amoroso e Johan Walem, anche loro appena arrivati, i quali a suon di gol e di ottime giocate fanno subito capire che in cabina di regia non vogliono e non possono avere rivali. Hazem in realtà viene considerato "attaccante" da Zaccheroni, ma anche il reparto offensivo appare saturo: risulta difficile fare concorrenza alla coppia Bierhoff-Poggi, che tanto aveva fatto bene l'anno precedente. Ecco dunque che le possibilità di giocare, per il ragazzo egiziano, si riducono al lumicino. A Gennaio arriva anche l'omologo Thomas Locatelli dal Milan, e dunque a fine stagione Hazem può contare solo 4 presenze all'attivo. Ma l'Udinese crede in lui, e decide di trattenerlo ancora. La stagione 1997/98 non va affatto meglio: la concorrenza da battere è sempre la stessa, e medesimi sono anche i tentativi falliti di imporsi all'attenzione di Zaccheroni. Ad Agosto gioca diverse amichevoli da titolare - segna anche un bel gol di testa contro la Samp - e la Coppa Uefa sembra poter regalare maggori possibilità di turnover a Zaccheroni, il quale tuttavia dimostra di non avere molta fiducia in Hazem. Il sogno europeo, poi, svanisce dopo soli due turni - l'egiziano gioca in tutto 28 minuti, di cui dieci ad Amsterdam contro l'Ajax - e dunque la lotta per la maglia deve essere combattuta solo in campionato e in Coppa Italia (ma anche in quest'ultimo torneo l'Udinese esce quasi subito, regalando ad Hazem due partite da titolare e un gran gol contro la Reggina). Il giocatore colleziona sei presenze in panchina e sette in campo: lo si vede in campo per qualche minuto, tra l'altro, a Torino contro la Juve (4-1 per i piemontesi, entra in tempo per gustarsi il gol finale di Amoruso). A Vicenza è titolare nell'ultima giornata: gioca discretamente e serve anche un assist per Bierhoff, ma entrambe le squadre non hanno alcuna ambizione di classifica e dunque più che di una partita si può parlare di una festosa passerella. In tutto 152 minuti di gioco, praticamente una partita e mezza, nell'arco dell'intero campionato: una latitanza, va detto, dovuta anche al suo impegno in Coppa d'Africa, vinta da protagonista con l'Egitto. L'Udinese, comunque, diabolicamente persevera, e Hazem resta in rosa anche nella stagione 1998/99, non giocando mai: zero presenze, zero gol. Nel Gennaio del 1999 "lo Zico delle Piramidi" abbandona mestamente l'Italia e si rifugia - in prestito - al De Graafschap, modesta squadra olandese che si riesce a fine stagione a guadagnarsi una soffertissima salvezza. Qui Hazem ritrova il campo da gioco, e compare sul tabellino della gara ben 13 volte, segnando anche due reti. Il prestito dei friulani continua l'anno successivo, e visti i buoni risultati i bianconeri decidono di "parcheggiare" nello stesso club anche i giovanissimi Akyasi, Louhenapessy (visto anche a Genoa) e Fredholm, nonché il futuro bomber Denis Godeas, appena preso dalla Triestina. Il De Graafschap, forte anche della super-meteora Milan Berck-Beelenkamp (pessimo difensore visto al Genoa l'anno prima), nella stagione 1999/2000 si salva ancora e Hazem è uno degli artefici principali dell'impresa, giocando 25 partite e mettendo a segno due gol importantissimi contro il Vitesse (un portentoso uno-due nel giro di sette minuti che tramortisce gli avversari).
Ma la carriera europea di Hazem non ha seguito, e il giocatore si ritrova nell'estate del 2000 a giocare nuovamente per lo Zamalek, dove milita tuttora e dove fino a questo momento si è tolto parecchie soddisfazioni. Nell'ordine: tre campionati (2000/01, 2002/03 e 2003/04), una Champions League africana (2002, battendo i marocchini del Raja davanti a 100.000 spettatori in delirio!), una Supercoppa d'Africa (2002), una Coppa d'Egitto (2001/02), due Supercoppe d'Egitto (2000/01, votato come miglior giocatore, e 2001/02), una edizione dell'Arab Club Championhip (2003) e una Supercoppa Egitto-Saudita (2003). I tifosi della Lazio lo ricorderanno all'opera nell'amichevole giocata il 3 Gennaio 2003 proprio contro lo Zamelek, persa dai biancocelesti per 2-1. Il giocatore è attualmente tra i titolari inamovibili della sua nazionale, che tra l'altro dall'Aprile all'Ottobre 2004 è stata allenata dal nostro Marco Tardelli. In Egitto è un vero e proprio idolo: è stato votato giocatore dell'anno nel 2001 e del 2003, e sempre nel 2001 ha vinto anche il prestigioso premio "Soccer Skills Pepsi Challenge", una sorta di gara per virtuosi e giocolieri del calcio, battendo tra gli altri Veron, Rui Costa, Roberto Carlos e Rivaldo. Al termine della competizione Dwight Yorke, arrivato quinto, ha dichiarato: "Non conoscevo Emam, è stata una vera sorpresa". Neanche a Udine, in effetti, lo conoscevano, e tra i bianconeri rimane il dubbio di essersi lasciati scappare un talento puro. O forse soltanto un buon giocatore, assolutamente inadatto al ruvido calcio europeo. In ogni caso, uno che ha il calcio nel sangue. Da due generazioni.