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Ipoua, da Torino ad Haiti

Ipoua, da Torino ad Haiti
lunedì 16 giugno 2008, 00:012008
di Germano D'Ambrosio

Ci sono bidoni che perfino l'Inter, tradizionalmente propensa al loro "smaltimento", non se l'è sentita di accettare fino in fondo. E' il caso di Samuel Ipoua, acquistato dai meneghini ma bandito dall'utilizzo della maglia nerazzurra, a tutto (s)vantaggio dei tifosi del Torino. Qualcuno lo ricorderà in un Camerun-Italia del '98: era in campo al posto di Eto'o. Quello che ora vuole comprare l'Inter...

Samuel Ipoua Hamben nasce il 1 marzo 1973 a Douala, uno dei centri più importanti del Camerun. Circa tre anni dopo nascerà suo fratello Gui, anche lui mediocre calciatore (se possibile, più di Samuel) che ha bazzicato in Spagna e nelle serie inferiori del campionato inglese. Il nostro Samuel inizia a giocare a buoni livelli in patria, nel KSA Yaoundé e poi nell'Union Douala, finché a 18 anni - come molti suoi connazionali - tenta l'avventura nel campionato francese. Trova un contratto con il Nizza, in Ligue 2, club con il quale esordisce nella stagione 1992/93 (dopo un anno di ovvio apprendistato), chiudendo con 3 gol in 13 presenze. L'anno successivo va ancora meglio: 4 reti su 18 partite, ed il club rivierasco ottiene la promozione nella massima serie, superando sul filo di lana Rennes e Bastia. Ipoua, giovane ma ormai maturo fisicamente e tatticamente, si impone ormai come titolare, e anche se la media realizzativa non è esattamente da top scorer, di lui si inizia a dire un gran bene. Il Nizza peraltro riesce ad ottenere salvezze tranquille nel '95 e nel '96; in quest'ultima stagione, Ipoua va a segno 9 volte, ed è il secondo cannoniere della squadra dietro il liberiano James Debbah (proprio lui, il cugino di George Weah!). Peraltro tra gli attaccanti di quell'annata figura anche l'italiano Marco Di Costanzo, finito l'anno dopo alla Reggiana. Samuel, che ha ormai 23 anni, sente di essere pronto ad affrontare nuove e più stimolanti esperienze. Del resto c'è chi è pronto ad assecondare i suoi desideri: precisamente l'Inter, che durante il campionato lo fa seguire da alcuni osservatori. Nell'estate del 1996 i nerazzurri lo prendono, insieme ad un'altra vagonata di talenti africani più o meno affidabili che vengono parcheggiati nelle formazioni giovanili (tra questi c'è Mohammed Kallon). Alcuni, non più in età da Torneo di Viareggio, vengono subito mandati in prestito: è il caso di Ipoua, che a luglio si ritrova a giocare in serie B nel Torino di Gianmarco Calleri, capitando in una delle peggiori annate della recente storia granata. Insomma, citando un proverbio napoletano, "il cane mozzica lo stracciato".

Il Torino che si presenta alla stampa e ai tifosi (in contestazione dopo la retrocessione) nell'estate del 1996 è completamente rivoluzionato rispetto alla stagione precedente. L'attacco ha perso Abedì Pelé e Rizzitelli, ma ha guadagnato Ferrante e Cammarata, nonché lo stesso Ipoua; il tutto è affidato alle doti gestionali di Mauro Sandreani, allenatore emergente appena giunto dal Padova. Ipoua impressiona nel corso delle amichevoli estive: contro la Lucchese, ad esempio, regala numeri d'alta scuola, tanto che il club toscano chiede al Toro se è possibile averlo in sub-prestito. Non c'è verso, rispondono dai piedi della Mole: Ipoua è intoccabile. Debutta con la maglia granata in occasione della prima di campionato, l'8 settembre contro il Cesena: rileva Ferrante negli ultimi 17 minuti di gara, fatto che si ripete anche nella gara successiva contro il Venezia (stavolta per venti anonimi minuti). Mezz'ora finale contro il Bari, poi l'esordio da titolare in trasferta contro l'Empoli, il 30 settembre: Samuel gioca tutti e 90 i minuti, e manco a dirlo il Toro perde 2-0. Segnali di ripresa arrivano la domenica successiva, in casa contro il Cosenza: Ipoua è ancora in campo dall'inizio alla fine, e gioca una partita tutto sommato decorosa (nel secondo tempo si prende anche una manata in faccia da Ziliani, che viene espulso). Il club piemontese vince 3-1, ma il gol del camerunense ancora non arriva. Sandreani comunque è più che mai deciso: Ipoua, per lui, è l'attaccante titolare, e la scelta viene ribadita anche in occasione del match successivo contro la Salernitana. Qui però l'attaccante riesce nella non facile impresa di farsi ammonire due volte nei primi 45 minuti, lasciando il Toro in dieci nel momento migliore del match e permettendo ai campani di sfiorare il colpaccio al Delle Alpi (Longo firmerà poi l'1-0 al 64'). La società decide di multarlo, e anche con Sandreani il feeling si interrompe. Samuel si rivede in campo a novembre contro la Cremonese ultima in classifica: entra all'intervallo al posto di Cammarata, ma i granata perdono 0-1 in casa e lui si mangia un gol a porta vuota. La misura comincia ad essere colma. Scampoli di partita contro Palermo e Genoa, poi a gennaio si frattura il perone in allenamento, in uno scontro con Mezzano. Il medico sociale Roberto Campini gli ordina due settimane di bendaggio rigido e almeno un mese di stop. I tifosi tirano quasi un sospiro di sollievo: è chiaro a tutti che la società prenderà la palla al balzo per cederlo. Ma lui, ingenuamente coraggioso, dichiara: "Sono veramente sfortunato, un'annata da dimenticare. E pensare che avevo deciso nelle ultime ore di rimanere al Toro. Qualsiasi offerta di trasferimento mi fosse giunta l'avrei rifiutata, volevo e voglio convincere l'allenatore, la società e i tifosi. La convinzione e la grinta me l'hanno suggerite Ferrante. E se prima l'importante era crederci, adesso quello che conta è guarire al più presto e bene. Per avere quella famosa occasione". Sandreani, però, non si commuove, e pochi giorni dopo aver rilasciato dichiarazioni di facciata - "Arriverà il suo turno se continuerà a combattere" - dà mandato alla società di spedirlo il più lontano possibile. Il 30 gennaio 1997 Ipoua firma con gli austriaci del Rapid Vienna; l'Inter prova dunque a mandarlo in prestito in un campionato meno competitivo. Ma ha inizio, per lui, un vorticoso tour europeo.

Con la maglia biancoverde del Rapid, Samuel inizialmente non parte benissimo (7 presenze, ancora zero gol), ma nella stagione 1997/98 si riscatta: segna parecchio, specie nella prima parte di campionato, collezionando presenze e gol anche in Coppa Uefa. Ma fioccano anche le espulsioni (nonché gli infortuni di media entità), il ché fa innervosire non poco la dirigenza austriaca. Insomma, un tipo burbero - la società minaccia più volte di metterlo fuori rosa - che però piace a tante squadre. A novembre, l'incredula Inter riceve decine di richieste: Valencia, Chelsea, PSG, Deportivo La Coruna e varie squadre inglesi. Nel frattempo Samuel conquista anche un posto in Nazionale (debutta il 15 novembre contro l'Inghilterra) e si candida seriamente in vista dei Mondiali di Francia. A dicembre, affronta con il Rapid la Lazio in Uefa, sfoderando però due partite disastrose; gli osservatori dell'Inter presenti all'Olimpico cominciano a non capirci più nulla. In effetti il rendimento del giocatore inizia a calare vistosamente, e ad aprile il manesco camerunense finisce definitivamente fuori rosa. Ciò non inficia il suo rapporto con la Nazionale, anzi il nuovo ct Le Roy stravede per lui, e Samuel ripaga la fiducia segnando una bella tripletta nel test amichevole giocato a Palermo contro una formazione italo-belga il 24 aprile. A giugno, il girone eliminatorio di Francia '98 vede Ipoua impegnato in un doppio derby affettivo: ci sono infatti sia l'Austria che l'Italia ad affrontare i leoni d'Africa. Contro i transalpini, l'attaccante fa rimpiangere Eto'o - confinato misteriosamente in panchina - e persino la super-meteora Oman Byik, infortunato. In 60 minuti si fa notare solo per un'ammonizione ricevuta e, a sentire gli austriaci, per i numerosi sputi ai danni di giocatori avversari. Alla vigilia del match con gli azzurri, poi, dichiara spavaldo: "Penso che molti dei loro giocatori siano stressati dalla lunga stagione. Il Camerun (che schiera meteore del calibro di Wome, Song e M'Boma, ndr) è superiore sul piano fisico e ha i mezzi tecnici e tattici per giocare un buon calcio. E poi Maldini pensa solo a difendersi, guardare l'Italia giocare non è per niente divertente". Ma ricordiamo tutti com'è andata: 3-0 per noi, con Ipoua che viene completamente surclassato da Nesta e sostituito da Job a fine primo tempo. Contro il Cile dovrà accontentarsi della panchina. Per Samuel è la fine di tutto: del suo feeling con la Nazionale, del suo contratto con l'Inter (che dopo il Mondiale lo scarica al Tolosa a titolo definitivo), della sua fama internazionale. E se qualche mese prima lo voleva il Chelsea, ora è l'Empoli a richiederne le prestazioni. Ci sarà pure un motivo.

Dicevamo del Tolosa. Il ritorno in Francia non porta granché bene ad Ipoua, che nella stagione 1998/99 fa poco e nulla (7 presenze e un gol contro il Nantes), contribuendo peraltro alla retrocessione in Ligue 2 dei suoi. In seconda divisione tutto gira decisamente meglio, e si rivede anche qualche gol: si capisce, insomma, che è quello il livello di calcio che può sopportare il camerunense. Nell'estate del 2000 rimane tuttavia senza contratto: fa provini con Aberdeen ed Everton (con cui segna anche un gol in amichevole), ma alla fine trova nuovamente l'accordo con il Tolosa, che però a gennaio lo cede in prestito al Mainz 05, serie B tedesca. Sei mesi dignitosi, poi a sorpresa in passaggio a titolo definitivo al Monaco 1860, in Bundesliga, dove però le preoccupanti amnesie realizzative di Samuel emergono con tutta la loro forza, come pure la sua scarsa tenuta fisica. Come non detto: si ritorna in seconda divisione, stavolta all'LR Ahlen. Ma anche qui il camerunense gioca pochissimo, e nell'ottobre del 2003 si trasferisce in Belgio, al Sint-Truiden. Cambia poco, e allora nell'estate del 2005 - dopo aver effettuato alcuni provini con squadre di serie C inglese - Samuel opta per una scelta davvero drastica e coraggiosa: il campionato lussemburghese, precisamente il FC Wiltz 71. L'attaccante anche qui chiude con una media gol orrenda (1 gol in 13 partite, in un campionato che ha ben poche professionalità), e si rende conto che è meglio appendere le scarpe al chiodo, piuttosto che continuare ad accumulare figuracce in giro per il centro-Europa. Nel gennaio 2006 torna in Camerun, al KSA Yaoundé dal quale era partito, in veste di allenatore. Per un po' non lo si vede più in giro; le cronache tornano ad occuparsi di lui solo nell'estate del 2007, quando insieme all'ex calciatore Wagneau Eloi (haitiano, anche lui con trascorsi francesi) si rende protagonista di una bella iniziativa benefica. Viene chiamato a selezionare giocatori in vista di un particolare torneo mondiale rivolto ai ragazzi affetti da gravi forme di diabete, che si tiene a ottobre in Svizzera. Un'iniziativa volta a dimostrare che si può fare sport anche con questa malattia, che peraltro affligge tanti giovani. L'amicizia con Eloi reca con sé anche interessanti sbocchi professionali: dallo scorso marzo, infatti, Ipoua è il suo vice sulla panchina della Nazionale di Haiti, impegnata in questi mesi della difficile rincorsa ai Mondiali del 2010. Le avventure della meteora giramondo continuano...