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Gruppo giovane e budget risicato: l'impresa di Di Napoli ad Agrigento

Gruppo giovane e budget risicato: l'impresa di Di Napoli ad AgrigentoTUTTO mercato WEB
© foto di Giuseppe Scialla
martedì 30 maggio 2017, 14:352017
di Stefano Sica

Una salvezza che sa di impresa. Agognata, voluta e strappata quasi sul gong quando in molti si stavano rassegnando ad un esito infausto. Ha dovuto lottare contro tutto e tutti il tecnico dell'Akragas, Lello Di Napoli, nella sua avventura biancazzurra. La sua squadra, dopo il mercato di gennaio, era data per spacciata anche perché orfana dei suoi elementi migliori sacrificati sull'altare di un complicato riassessamento finanziario. Il trainer napoletano, in un sol colpo, ha perso Zanini, Gomez, Salandria, Carillo e Daniele Marino: giocatori che componevano l'ossatura essenziale di un gruppo già partito in estate con l'obiettivo minimo della salvezza. Dentro, oltre a Bramati, due '95 (Mileto e Klaric) e un '98 (Tardo) a completamento di una mini rivoluzione che, almeno a bocce ferme, andava ad impoverire qualità e tasso di esperienza della rosa. Non solo: con un'età media già giovanissima, Di Napoli ha fatto esordire alcuni '99 (Leveque, Caternicchia, Rotulo e Sicurella) e persino un 2000 (Minacori) nel quadro di un 3-5-2 in grado di cambiare pelle in partita persino con gli stessi interpreti. Tra questi, ad esempio, Leveque ha già diverse richieste da parte di club di categoria superiore. Lo stesso si può dire di altri due giovani del roster agrigentino, il centrale '96 Riggio e il centrocampista '97 Coppola, a cui il tecnico si è spesso affidato ricavandone buoni riscontri.

Commovente l'Akragas per il gioco sempre spumeggiante e la forza di un gruppo forgiato innanzitutto fuori dal campo dal proprio allenatore. Di Napoli avrebbe potuto alzare bandiera bianca già a febbraio, decidendo una resa senza condizioni e scaricandola, peraltro, su fattori esterni. Non lo ha fatto ed è questa la dote principale che ha finito per creare compattezza nell'ambiente e ascendenza verso la sua figura. Ed è così, soprattutto, che i Giganti hanno agguantato una salvezza su cui, a febbraio, nessuno avrebbe scommesso un euro e che, proprio per questo, ha il sapore del miracolo calcistico. Un merito, va detto, che non può non essere diviso tra tutte le pedine dello staff tecnico (Criaco, Nobile, Pellegrino e Albarella) e dirigenziale (Licata e Nigrelli), le quali hanno dovuto gestire ordinaria e straordinaria amministrazione per raggiungere questo traguardo e mettere l'Akragas in sicurezza. Il tutto in una situazione societaria divenuta man mano instabile e nociva per la serenità di giocatori e parte tecnica, sebbene patron Giavarini avesse deciso negli ultimi tempi di rilanciare e di provare a continuare il progetto anche l'anno prossimo. Nodi da sciogliere nelle prossime settimane. Un contesto generale, quindi, che esalta ed eleva il lavoro portato avanti da Di Napoli al quale, non a caso, molti club di Lega Pro hanno già fatto un pensierino negli ultimi tempi.