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Tommasi: "Lega Pro, ridurre il numero di over sarebbe un passo indietro"

Tommasi: "Lega Pro, ridurre il numero di over sarebbe un passo indietro"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 28 aprile 2017, 19:192017
di Ivan Cardia

La stagione in corso è stata la prima, per la Lega Pro, col nome di ogni calciatore sulla rispettiva maglia. Per il futuro, il presidente Gravina ha già annunciato altre novità, fra cui l'intenzione di diminuire il numero di over 23 a disposizione di ciascuna squadra. Attraverso il sito ufficiale dell'assocalciatori, arriva il parere a tal proposito di Damiano Tommasi, presidente AIC: "I nomi sulle maglie sono diventati per molti bambini motivo di confusione. Mi spiego meglio, da quando sono stati introdotti i nomi sulle maglie i bambini hanno spostato sempre più l'affetto e la passione dalla squadra al campione di turno. Si è personalizzato, soprattutto nei più piccoli, il tifo per questo o quel calciatore. Messi o Ronaldo, Ibra o Cavani, Pogba o Verratti a prescindere dal colore della maglia.

Si era riusciti, finalmente, ad introdurre le maglie personalizzate anche nella nostra Lega Pro nel tentativo, a mio parere riuscito, di innescare un meccanismo di riconoscibilità e senso di appartenenza anche in scala minore. Hanno di certo aiutato le grandi piazze che godono di blasone storico come Venezia, Foggia, Cremona, Parma o Lecce e i loro investimenti su calciatori dal curriculum di altissimo livello per la Lega Pro.

È anche questo uno dei motivi che lasciano perplessi sul passo indietro che si vuole fare per il prossimo anno. Restringere ancor di più il numero degli over 23 nelle liste per chi vuole accedere alla contribuzione della Lega non farebbe altro che ridurre ciò che di positivo eravamo riusciti a fare, avere anche in Lega Pro calciatori di alto livello per dare un senso concreto a quel nome sulla maglia.

Non ci stancheremo mai di ripeterlo, la miglior formazione per i nostri giovani la si fa mettendoli a dura prova senza spianare loro la strada. Costringere le società a mettere in campo i giovani è il peggior modo per formare i nostri giovani, il campo deve rimanere il vero metro per misurare la bontà del lavoro nei settori giovanili.

Non facciamo l'errore di mettere il nome e 'svuotare' la maglia".