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Punto di riferimento del mondo del calcio, il Palmeiras è oggi forse la società più organizzata e vincente del pianeta. Come nasce questa dittatura tecnica? Idee, studi e investimentiTUTTO mercato WEB
mercoledì 20 luglio 2022, 06:49Editoriale
di Carlo Pizzigoni

Punto di riferimento del mondo del calcio, il Palmeiras è oggi forse la società più organizzata e vincente del pianeta. Come nasce questa dittatura tecnica? Idee, studi e investimenti

Giornalista, scrittore, autore. Quattro libri, tanti viaggi. Tutti di Calcio. Su Twitter è @pizzigo. Su Twitch con @lafieradelcalcio
I brasiliani sono allergici alle verità ufficiali, anche perché la loro natura spirituale, di origine soprattutto africana, alimenta visioni non sempre percepibili ad occhio nudo e se l’odio tra Bergamo e Brescia o Pisa e Livorno vi sembra la massima espressione del campanilismo mondiale evidentemente non siete a conoscenza del disprezzo che si riservano paulisti e carioca (gli abitanti di Rio de Janeiro), o il fossato che divide gli inquilini del Rio Grande do Sul (gli orgogliosissimi gauchos) dal resto del Paese. La nascita del futebol, ad esempio, e contesissima ma la tesi più accreditata individua il pioniere nel baffuto Charles William Miller, paulista di padre scozzese e mamma inglese. Spedito dai suoi a studiare in Inghilterra, conobbe la bola al Saint Mary’s (la squadra da cui sarebbe sgorgato il Southampton) e tornò in patria con due palloni sotto le ascelle, una pompetta per gonfiarli, un paio di scarpette chiodate e il libro delle sacre regole. Il 14 aprile del 1895 organizzò in un campaccio di periferia, la Varzea do Campo Carmo (dove ora corre rua do Gasômetro, nel quartiere “italiano” Bras di San Paolo), il primo match giocato in terra brasiliana:

Compagnia del Gas versus Ferrovie di San Paolo in campo solo inglesi o brasiliani originari della terra d’Albione. Oggi quel campo sta sulla linea tre della infinita metropolitana paulista: la linea che prevede come capolinea lo stadio Itaquerao, dal 2014 la nuova casa del Corinthians, e il quartiere di Barra Funda, quartier generale del Palmeiras. Le due realtà calcistiche storicamente più importanti della città più estesa del Continente (l’area urbana arriva a circa 25 milioni di cristiani) vivono realtà opposte. La confusione corinthiana da una parte, con lo sprofondo vissuto dopo l’addio di Tite ( che lo aveva riportato sul tetto del Mondo, ultima squadra sudamericana a riuscirci, anno 2012, finale col Chelsea), il momento straordinario del Palmeiras, dall’altra, con la vittoria di due coppe Libertadores consecutive ( e occhio a quella in corso, con un tabellone non così complicato per arrivare almeno fino in finale).

La rinascita del Verdao
La rinascita del club Verdao, lo abbiamo vissuta quasi in diretta. Eravamo lì quando iniziò il processo, cominciato con la ricostruzione, sulle ceneri del vecchio impianto “Palestra Italia”, dello stadio, inaugurato nel 2014 ma i cui lavori sono partiti già dal 2010: l’investimento del club paulista è stato però soprattutto tecnico, su idee e metodo. Poco dopo l’inaugurazione del nuovo Allianz Parque è stato creato il C.I.P., il Centro de Inteligência do Palmeiras, che è diventato il cuore dell’area tecnica, una green room attrezzata con video, computer e i principali software utilizzati nel mondo del nostro sport. Sono state individuate, nel dipartimento calcio, 14 tra aree e sottoaree e queste dipendono in toto dal CIP. Sono diversi gli ambiti di studio del CIP. Dal classico scouting, raffinato con big data e immagini, al monitoraggio delle sessioni di allenamento, con richieste specifiche dell’allenatore e coi feedback che si danno ai giocatori, l’analisi tecnico-tattica, individuale e di squadra, delle avversarie, il monitoraggio dei giocatori in prestito e nel settore giovanile, che è fondamentale per questo club.
Il Palmeiras è diventato in questo modo il club di riferimento del Continente, e forse qualcosa di più, anzi sicuramente qualcosa di più. Al Verdao vogliono sapere dove sta andando il calcio, per stare al passo e se possibile anticipare le mosse, arrivare prima e meglio degli altri: chi non possiede enormi quantità di denaro da spendere (nessun club brasiliano può duellare col Flamengo), può colmare il gap solo con studio e idee: i calciatori di maggior status, non arriveranno a Palestra Italia, il primo nome del club, modificato durante la seconda guerra mondiale poiché il Brasile prese le parti degli Alleati e nel Paese vennero vietate i richiami verso le potenze dell’Asse, Italia inclusa, ovviamente: così si cambiò il nome in Palmeiras.


Contattare un giocatore, cercare un allenatore, tutto passa dal CIP, che si aggiorna quotidianamente e rimane sempre attivo. Il DS ha pensato a questo allenatore, il tecnico ha proposto quel giocatore? Si ascoltano tutte le aree, ma il processo di scelta è di gruppo. Che non significa, come accade a latitudini a noi notissime, che non ci si vuole prendere responsabilità della scelta, ma che il processo di selezione è strutturato e accoglie diversi studi. Esempio. A sollevare per due volte la Copa Libertadores è stato Abel Ferreira. Un tecnico sconosciuto ai più, che aveva iniziato giovanissimo ad allenare, smessi gli scarpini a 32 anni a causa di un grave infortunio. Prima giovanili dello Sporting Lisbona, la sua società da calciatore e in cui ha giocato più di cento partite, poi esperienza biennale al Braga, per la prima volta come tecnico dei grandi, quindi il viaggio all’estero, in Grecia, al Paok Salonicco, dove il Palmeiras è andato a pescarlo pagando la clausola rescissoria da 600mila euro. Titoli vinti fino a quel momento? Nessuno. Però il CIP lo ha eletto nella rosa dei possibili tecnici.

Attenzione allo scouting
Attenzione al tecnico, attenzione allo scouting (monitorata anche l’Europa, il capitano è l’ex Milan Gustavo Gomez), e investimento sul settore giovanile. Nell’edizione di quest’anno della Copinha, la manifestazione giovanile più importante del Paese, una delle gemme più rare è stato Endrick, funambolico e velocissimo esterno d'attacco del Palmeiras, anno di nascita 2006, che ha impressionato già nelle primissime uscite, ricevuto enorme interesse dall’Europa e guadagnatosi pure un paragone importante, quello con Vinicius Junior (cresciuto al Flamengo), di cui è già divenuto, secondo i media, l’erede, anche se il riferimento più prossimo sarebbe quello con Gabriel Jesus oggi arrivato all’Arsenal, lui pure formato al Palmeiras. Il ragazzo è nato nella capitale Brasilia e ha giocato nelle Escolinhas del San Paolo, dagli otto ai dieci anni. Il padre non potendosi permettere però la permanenza in città ha dovuto lasciare il club: chi gli ha offerto un lavoro è stato il Palmeiras dopo che le immagini di questo ragazzo prodigio erano passate dai video di cui sappiamo, sempre loro, il CIP e il ragazzo ha così iniziato ad allenarsi col Verdao. Endrick oggi gioca con l’under 20 ma il grande salto è dietro l’angolo, salto che sta già vivendo Danilo, classe 2001, formato lui pure in casa e attenzionato da diverse big, un centrocampista centrale di costruzione e intelligenza tattica. L’ennesima speranza del Verdao, sempre più il colore principale del Sudamerica.