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I limiti del 4-4-2, le difficoltà di Higuain e la necessità di una ristrutturazione a gennaioTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
mercoledì 19 dicembre 2018, 12:48News
di Redazione MilanNews
per Milannews.it
fonte di Massimo Bambara

I limiti del 4-4-2, le difficoltà di Higuain e la necessità di una ristrutturazione a gennaio

Il dito è sempre più facile da incolpare. Più visibile, più vicino a noi, più scaricabile sull’altare dei nostri umori e delle tensioni che, inevitabilmente, avvolgono i nostri post partita rossoneri, fatti di gioie e, ultimamente, di grandi delusioni. La luna invece no. Si trova lontana e tante volte è anche difficile da fissare; abbaglia, ci sembra imperscrutabile, richiede fatica, impegno, lucidità di analisi e capacità di pesare e soppesare le cose. A fine partita, quindi, meglio prendersela col dito. La luna è troppo. Siamo già abbastanza arrabbiati quando le cose non girano, tanto che abbiamo la necessità di trovare un capro espiatorio, qualcuno che diventi il pungiball immaginario delle nostre delusioni.

La logica del colpevole a tutti i costi, in fondo, ci toglie la seccatura di dover capire e ci permette un rapido rifugio nei castelli fatati dei luoghi comuni. La mia personale sensazione sul Milan è che,nonostante il calcio sia uno sport collettivo e non individuale, si affrontino le questioni di campo sempre con l’intenzione di trovare un colpevole e mai facendo dei ragionamenti sistematici sui flussi di gioco, sui tempi di esecuzione delle giocate e sulle caratteristiche dei giocatori a disposizione dell’allenatore. Si tratta di un errore di metodo che incide, inevitabilmente, sulla sostanza delle cose e sulla gnoseologia del tessuto connettivo del gioco.

Allo stato,credo che sia impossibile dare una valutazione reale del Milan, prescindendo da quanto è accaduto negli ultimi mesi. Questa squadra infatti era nata in estate, pur fra le mille difficoltà di natura societaria, strutturata su un 4-3-3 molto lineare che prevedeva una punta centrale, due esterni di costruzione, una mezzala barometro, una mezzala fisica ed un regista basso che scendeva a ricevere fra i due centrali difensivi e permetteva un rapido inizio azione. C’erano nei fatti tre fonti di gioco primarie, ossia Biglia, Bonaventura e Suso che consentivano di diversificare i flussi di gioco.

Gattuso inoltre, fin da subito, aveva scelto come difensori centrali titolari Musacchio e Romagnoli. Qualcuno storceva il naso sull’argentino, ma il buon Mateo è più bravo di Zapata e Caldara nel giocare la palla e questo favoriva le uscite rapide.Bonaventura poi era il barometro del Milan: veniva a prendere lo scarico anche sotto pressione, sapeva tenere palla quando gli esterni difensivi salivano per dare ampiezza al gioco (aspetto terribilmente sottovalutato nelle analisi sul Milan) ed era anche molto bravo nel chiudere l’azione sul secondo palo con i suoi inserimenti senza palla.

Il limite di quel Milan era rappresentato da una certa fragilità difensiva, dalla scarsa fisicità e dalla mancanza di uno strappatore a sinistra, dove Calhanoglu era a tutti gli effetti un adattato, essendo un trequartista atipico. Quella squadra però, pur consapevole delle sue carenze, aveva un senso logico e, nei primi mesi stagionali, si era meritata elogi da varie parti per la qualità ed il coraggio della sua manovra offensiva. La panchina non era adeguata, ma questo era il classico segreto di Pulcinella, un limite che in tanti speravano venisse colmato nel mercato di gennaio con qualche innesto mirato.

Venuti a mancare per due infortuni molto seri il regista e la mezzala barometro, il Milan è completamente cambiato. Gattuso ha dovuto virare, suo malgrado, su un sistema di gioco solido, ma con tanti giocatori fuori posizione e con una serie infinita di contraddizioni pronte ad esplodere ai primi risultati non positivi. Aveva altre alternative tattiche? A mio avviso no. Rimanere col 4-3-3 senza poter fraseggiare dal basso sarebbe stato controproducente, finanche masochistico. Altre strutturazionialternative (la difesa a 3) sarebbero stati meri palliativi, non prive di evidenti limiti di struttura ma con lo svantaggio di togliere un giocatore alla fase offensiva della squadra.

Nel 4-4-2 attuale sono uscite due fonti di gioco rispetto al Milan prima versione (Biglia e Bonaventura) e sono entrati al loro posto una fonte di giocata (Cutrone, ossia una punta d’area che non partecipa al gioco) ed un mediano come Bakayoko che, nei fatti, ha dato maggior protezione alla linea difensiva, ma ha rallentato i tempi di gioco perché non fraseggia mai ad 1-2 tocchi ma, per caratteristiche, tende a tenere palla un po’ prima di scaricare. Non è un caso che, da qualche tempo, l’azione del Milan non nasca più con l’uscita bassa, bensì col rinvio dal fondo del portiere alla ricerca della spizzata di testa del giocatore africano.

Si tratta di un cambio di filosofia copernicano, ma largamente giustificato dal terremoto avvenuto nella squadra titolare. Nel breve volgere di pochi giorni infatti, fra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, il Milan si è evoluto da squadra tecnica, di possesso e di tocchi, a squadra ruvida, d’assalto, senza una dimensione compiuta ed incapace di andare oltre l’emergenza per ovvi difetti di struttura. D’altronde, quando si gioca un sistema di calcio come il 4-4-2, avendo come interpreti due mediani davanti alla difesa, lo spartito non può che risentirne perché i tempi di gioco saranno lenti.

I limiti, ovviamente, riguardano sia lo spartito, sia i tempi di realizzazione dello stesso. Se a ciò si aggiunge che il Milan attua un 4-4-2 senza esterni che saltano l’uomo (soprattutto vista la vena attuale di Suso) e che giocano a piede invertito, la risultante non potrà che essere l’attuale atarassia offensiva, con il miglior centravanti della Serie A degli ultimi 5 anni costretto a fare la seconda punta per avere la speranza di qualche pallone giocabile e che, nelle ultime due partite di campionato, ha ricevuto solo tre palloni giocabili all’interno dell’area di rigore avversaria.

I numeri sono chiari e lasciano poco spazio alle opinioni. Nelle ultime 7 partitela squadra di Gattuso ha fatto soltanto 6 gol. Di questi, solo uno è venuto su azione manovrata, quello contro la Lazio all’Olimpico (unica gara giocata peraltro con la difesa a 3). Gli altri gol sono nati da palle perse dagli avversari (Romagnoli a Udine), tiri da fuori area (Suso col Genoa), rimpalli (Cutrone col Parma), un rigore e situazioni successive a palle inattive (Romagnoli col Genoa). Se si raffrontano questi numeri con quelli precedenti al cambio forzato di sistema di gioco, si potrà notare che nelle prime 9 partite di campionato il Milan aveva segnato ben 18 gol. Insomma il confronto è assolutamente impietoso.

Chi ne risente di più in tutta questa situazione? Ovviamente il Pipita Higuain, un centravanti di grande livello, arrivato al Milan per essere la punta di riferimento di una squadra tecnica ed oggi costretto a fare la seconda punta in un 4-4-2. Quanti lo accusano di essere in crisi o addirittura di essere finito, non vogliono contestualizzare un giocatore all’interno di un sistema di calcio. Passare da un sistema in cui sei la prima opzione offensiva ad un sistema in cui devi venire a prendere palla altrimenti la ricevi sempre spalle alla porta, cambia completamente la dimensione tecnica ed emotiva di un giocatore.

Più facile, per molti, ragionare sui luoghi comuni del “giocatore pacco” o del carattere nervoso (che peraltro Higuain ha sempre avuto sin dai tempi del River Plate). Avendo avuto come centravanti i Destro, i Lapadula e i Matri negli ultimi anni, forse faremmo bene ad astenerci da certi dileggi all’attuale numero 9 del Milan. L’unico giocatore di alto livello che abbiamo in organico è proprio l’ex centravanti di Napoli e Juventus ed invece di metterlo in discussione il Milan farebbe bene a pensare sul come rimetterlo, da gennaio, al centro del mondo Milan, al fine di sfruttare le sue indubbie doti di grande uomo gol.

Purtroppo, ad ora, le alternative di gioco in quest’organico non esistono, in ragione di una panchina non competitiva. Tocca pertanto alla società Milan mettersi una mano sulla coscienza e prendere atto del fatto che, rebus sic stantibus, non solo quest’organico, senza Biglia e Bonaventura, non è da quarto posto, ma è addirittura inferiore, come dimensione tecnica globale, al Milan del girone di ritorno della scorsa stagione. Per tornare ad essere competitivi servirebbe ristrutturare la mediana sul 4-3-3, prendendo un facitore di gioco ed un esterno in grado di strappare e creare la superiorità numerica a sinistra. Serve gente pronta però, che sia già formata e capace di calarsi subito nella nostra realtà.

La società è in grado di garantire tutto ciò? Nella risposta a questa domanda si cela il destino della nostra stagione. Esiste un evidente problema di ristrutturazione dell’organico che non può essere rimandata, pur essendo gennaio una sessione di mercato di mera riparazione. Qui però è necessario un mercato in stile gennaio 2011, quando vennero presi 3 giocatori importanti ed uno di essi (Van Bommel) fu in grado di cambiare completamente la dimensione tecnica della nostra mediana. Questa società, oggi, sarà in grado di dare alla squadra ciò di cui ha bisogno per competere fino alla fine per l’ambizioso obiettivo della qualificazione alla prossima Champions League?