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Di Caro sul mercato del Milan: "Pochi soldi e troppi no. Per comprare serve vendere"TUTTO mercato WEB
mercoledì 17 luglio 2019, 16:35News
di Enrico Ferrazzi
per Milannews.it

Di Caro sul mercato del Milan: "Pochi soldi e troppi no. Per comprare serve vendere"

Sulle colonne della Gazzetta dello Sport, Andrea Di Caro ha commentato così il mercato del Milan: "Che sarebbe stata un’estate difficile e faticosa in sede di mercato per il Milan lo si era capito senza bisogno di aspettare l’ennesimo acquisto svanito: Veretout. È stata la stessa società, con onestà, ad ammetterlo prima con un’intervista alla Gazzetta dello Sport dell’a.d. Ivan Gazidis e poi nelle uscite pubbliche di Boban e Maldini. Onestà che va apprezzata, così come va capita la necessità di sistemare i conti, rientrare nei parametri, ricostruire dalle macerie lasciate dal precedente nefasto passaggio di proprietà. E d’altra parte se la situazione non fosse stata grave non ci sarebbe stata l’esclusione dall’Europa League. Però nonostante queste doverose premesse è lecito dal Milan aspettarsi di più. Qualche cessione pesante, ma necessaria, calo del monte ingaggi e colpi mirati di giovani talenti che possano diventare campioni con il Milan: così in sintesi era stato spiegato il progetto rossonero. Al momento però siamo fermi agli acquisti di Krunic ed Hernandez (Bennacer firmerà dopo la Coppa d’Africa). Non si è venduto nessuno in grado di regalare ossigeno alle casse societarie e aumentano le trattative fallite.

Il Milan insegue e vede sfuggire troppi suoi obiettivi: Kabak, Andersen, Torreira, Sensi, Ceballos, Veretout... Buoni giocatori, ottimi prospetti, non impossibili top player. Altri «no» sono arrivati davanti alle richieste di prestiti gratuiti. Certo, è dura comprare quando non ci sono soldi. Ma allora bisogna fare cassa in uscita per avere risorse. E invece anche lì il piatto piange. Il mercato è lungo, il tempo per allestire una squadra all’altezza non manca, ma serve cambiare passo. Giampaolo può garantire idee e bel gioco, ma non va caricato di responsabilità eccessive. È un ottimo allenatore non un mago".