Conceicao, il Cholo 2.0. È tra i segreti da rubare al Porto, una grande d’Europa
È uno dei segreti da rubare al Porto. Che, in Europa, è appunto una grande. Specie se lo si paragona alla dimensione che ci si aspetta abbia. I bianconeri ne sono stati scottati, ora anche i rossoneri. I Dragoes partono dalla terza fascia, ma sono da diverse stagioni stabilmente nell’élite del Vecchio Continente, e aver pescato loro è stata per il Milan una notizia quasi peggiore che trovare Atletico Madrid e Liverpool nel girone di ferro.
Conceicao ne è un elemento chiave. Per i principi che trasmette, e per la continuità che riesce a dare a un progetto iniziato ormai quattro anni fa. Quando deciderà di smarcarsene, sarà un nome estremamente spendibile per la Serie A, chissà se magari per l’Inter, di sicuro per qualsiasi big d’Europa voglia prendere un allenatore, come dicono i francesi, con gli attributi. Non è l’unico segreto, però. Perché il Porto, pur essendo per certi aspetti un modello irripetibile, è comunque un modello da seguire per chi aspira a diventare grande. È la squadra di una città grande solo in un Paese piccolo, e questo chiaramente è un aspetto difficilmente replicabile altrove. Il Portogallo, in generale, beneficia degli ottimi uffici nel mondo del pallone di un certo Jorge Mendes, e anche qui le italiane possono fare poco. Per il resto, però, al Dragao mandano avanti una società che riesce a coniugare squadra e azienda: ottiene risultati, sia a livello sportivo che economico. In Champions è una potenza per quello che può ambire a fare, e il bilancio lo ha sempre in ordine, persino in utile. Potrebbe perdere a zero Jesus Corona, ma sa già chi vendere a peso d’oro nei prossimi mesi: Luis Diaz, oltre che giustiziere del Milan, è un piccolo gioiello. Diogo Costa ha appena rinnovato e promette una ricca cessione a stretto giro di posta. Solo due esempi, di una gestione che butta un occhio al campo e l’altro al bilancio. E poi, appunto, in panchina c’è anche chi fa la differenza.