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TMW RADIO - Schwoch: "Alla ripresa le squadre si alleneranno meno e giocheranno di più"TUTTO mercato WEB
© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com
martedì 26 maggio 2020, 18:59Altre Notizie
di Dimitri Conti

TMW RADIO - Schwoch: "Alla ripresa le squadre si alleneranno meno e giocheranno di più"

Stefan Schwoch intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex attaccante Stefan Schwoch si è collegato in diretta nel corso di Stadio Aperto, trasmissione in onda su TMW Radio: "Siamo tutti in una fase attendista, non vediamo l'ora che ci sia una data per riassaporare il calcio giocato. Non sarà come prima, ma ci sono anche altre priorità e quella della salute viene prima di tutto. Anche senza tifosi, sarebbe bello sentire che tra qualche settimana si potrà ripartire: sarà bello anche tifare per la propria squadra davanti alla televisione. Stare senza è triste, ma fermare tutto è stato un passaggio dovuto, e spero che il momento difficile sia passato. Bisogna stare ancora attenti, e il giocare a porte chiuse fa parte di questo".

Si rischia di andare a intaccare la prossima stagione e l'Europeo?
"Sono dell'idea che senza ripresa si sarebbe andati ad intaccare sia questa che la prossima stagione. C'erano squadre che lottavano per salvarsi, per lo Scudetto, senza pensare alla Serie B dove c'è chi investe tantissimo. Come potevi fare interrompendo tutto? Non si poteva non promuovere il Benevento in Serie A, sarebbero andati tutti in tribunale e ci sarebbe stato lavoro per gli avvocati. Così salvi un po' tutto, logico che ci saranno da fare dei sacrifici, ma questi li fai quando c'è un'emergenza, e più grossa di questa difficilmente riesci a trovarla. A quel punto giocare ogni tre giorni sarà una fatica, ma c'è gente che ne fa molta di più... Io ho fatto il calciatore, e ogni tre giorni puoi giocare: sarà un mese e mezzo in cui le squadre si alleneranno meno durante la settimana, giocando però di più. Ci sarà turnover, ma in qualche modo bisogna fare: non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Giocare ogni tre giorni mi sembra l'unico modo di porre rimedio".

Quanto è cambiata la C negli ultimi vent'anni?
"Molto, e in peggio: dalle strutture organizzative a quelle delle società, ma anche sul livello tecnico. Ora quello non è paragonabile a cosa si vedeva anni fa. Parliamo di una categoria che non ha neanche l'obbligo di avere il medico per tutti i giorni della settimana, e in un momento come questo la figura del dottore è importantissima: giusto sgravarli delle responsabilità, è stato un passo in avanti. Sono dubbioso che riesca a riprendere, a differenza della Serie A e della B".

Tre squadre hanno vinto i loro gironi. Per promuovere la quarta meglio i playoff?
"Sì, potrebbe essere una soluzione anche se ho letto che l'eventuale decima preferirebbe non partecipare, perché sarebbero più le spese che le possibilità di salire. Ci sono ormai da tempo società che spariscono dopo due anni o non pagano gli stipendi. Sulla C sono davvero dubbioso".


Ci sono imprenditori che hanno la squadra quasi come un hobby. Che direzione serve alla C per avere sostenibilità?
"Servirebbe la strada del rigore. Ci sono regole da rispettare e tante volte si tende a svicolare, invece no, devono esserci paletti, chi non presenta le fidejussioni è fuori. Siccome ormai i giocatori della Serie C guadagnano poco più di un lavoratore normale, con la differenza che a 38 anni finisci la carriera, devono avere delle assicurazioni, delle garanzie almeno sulla copertura degli stipendi. Loro invece sono quelli che ne hanno meno. La società non paga per un mese? Fidejussione, e la banca versa gli stipendi dei giocatori. Basta deroghe e proroghe, o le fidejussioni false. Devono esserci regole ferree, perché chi non è in grado di fare calcio non lo può e deve fare".

C'è anche il problema del calcio di base.
"Io ho tre figli, tra cui un bambino di 10 anni. Questi bambini, non vedendo gli amici per tanto tempo e rimanendo chiusi nelle quattro mura ad ammazzarsi di Playstation, per non parlare dello stare al PC con le lezioni a distanza: gli occhi ne risentono. Lo sport è salute, e poi guardiamo con interesse ai centri estivi, fargli passare l'estate da soli diventa davvero un problema. Qui in Veneto sembra che Zaia possa riaprirli per l'estate, e me lo auguro. I bambini a questa età hanno tanto bisogno del gioco quanto dello studio. Dobbiamo tornare a farli sorridere e stare insieme, è importante. Capisco anche chi sta dall'altra parte e deve tutelare la salute ma, dove possibile, andrebbero trovati dei compromessi".

Si dice che usciremo migliori dal virus. Il calcio, specie ad alti livelli, capirà davvero l'importanza dei settori giovanili?
"Sul settore giovanile il virus ha già colpito tanti anni fa. Faccio l'esempio del Napoli, che negli ultimi 10 anni ha fatto sempre la Champions League, e però non ha neanche una struttura apposta per i ragazzi. Se non hai grandi mezzi, tra l'altro, il vivaio ti può far risparmiare, e questo è importantissimo. Forse negli ultimi anni stiamo cercando di porre rimedio e rivalutare. La paura, però, è che se c'è da tagliare molti cominceranno da lì: è sempre stato così".