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Chi sono i Pedri d'Italia? Non ce ne sono: dei 2002 in Serie A non c'è (quasi) tracciaTUTTO mercato WEB
martedì 6 luglio 2021, 17:00Euro 2020
di Ivan Cardia

Chi sono i Pedri d'Italia? Non ce ne sono: dei 2002 in Serie A non c'è (quasi) traccia

Pedri spauracchio numero uno per l’Italia. Non è la sua Spagna, ha detto il diretto interessato in conferenza stampa ieri. Ma, a 19 anni ancora da compiere perché nato il 25 novembre 2002, il fantasista del Barcellona è il volto del nuovo iberico che avanza. Già protagonista alla corte di Messi, è diventato nel giro di una stagione un giocatore insostituibile per Luis Enrique, che in questo Euro 2020 l’ha sempre tenuto in campo. Non è la sua Spagna, è la Roja di tutti e del gruppo, assicura. Ma è una Spagna che mette in campo, da titolare, un gioiello classe 2002. E forse non vincerà l’Europeo, ma con lui guarda al futuro.

Chi sono i Pedri italiani? Domanda che potrebbe avere una risposta ampia e dettagliata, raccontando il talento del nostro calcio. Se non fosse che è molto più semplice di così: non ce ne sono. Non a questo livello, almeno. Pedri è arrivato all’appuntamento con Euro 2020 dopo una stagione da 52 presenze complessive col Barça. 3.526 minuti in campo coi blaugrana, forse in crisi ma non gli ultimi arrivati. Nella Serie A conclusa a giugno, non c’è un giocatore del 2002 che si avvicini a questi numeri. Ma neanche da lontano, e nemmeno nella nidiata precedente: gli unici 2001 italiani ad aver sfondato il muro dei mille minuti in campo sono Nicolò Rovella del Genoa (futuro alla Juve già scritto) e Andrea Carboni del Cagliari, che comunque hanno giocato meno della metà di quanto abbia fatto Pedri in campionato. Del 2002, quasi non v’è traccia, anche tra gli stranieri siamo a una manciata di epifanie: gli 803 minuti di Agoumé, i 764 di Hickey.


Ha brillato Calafiori. In un altro ruolo, soprattutto in un’altra competizione. In campionato, il romanista ha giocato 66 minuti. È stato stellare, a tratti, in Europa League, dimostrando di meritarsi più spazio. Parlarne del miglior giocatore italiano della sua età non è giusto, non tanto perché non abbia il talento per esserlo (anzi), ma perché sceglierlo sol perché l’unico sarebbe fuori luogo nei suoi confronti prima di tutto. Intendiamoci: di talento ce n’è, anche nell’annata che alla Spagna ha già regalato Pedri. All’Atalanta si è visto il 2002 Ruggeri (209 minuti in campionato), al Milan intravisto l’ariete Colombo (94’), al Verona un altro laterale come Udogie (170’). In nazionale abbiamo come potenziale sorpresa Raspadori, classe 2000, due anni di più di Pedri. Che forse sarà un predestinato, magari ha bruciato le tappe: tutto giusto, tutto vero. Ma, dopo aver fatto rinascere dalle ceneri la nazionale italiana, averle dato un gioco che è uno spettacolo e averci fatti sognare, è questa la prossima sfida di Roberto Mancini. Anche se non può vincerla da solo.