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Serie A bella di notte: l’impopolare battaglia degli orari. Oggi arriva il calendario
Manca solo l’ultimo dettaglio, che un dettaglio non è. Poi la Serie A sarà pronta per ripartire davvero, in attesa della prossima lite, ché gli animi restano sempre piuttosto accesi. Un campionato bello di notte, come l’Avvocato amava chiamare Zibì Boniek: oltre la metà delle partite si disputerà infatti, a meno di ulteriori scossoni, alle 21,45. Luci a San Siro, e non solo. Oggi sarà annunciato il calendario, frutto di un compromesso per cercare di tenere contenti davvero tutti.
L’AIC vince la battaglia degli orari? Niente 16,30. Al massimo si giocherà alle 17,15 e parliamo comunque di un ristretto numero di partite (una decina sulle 124 che si dovranno giocare con la rincorsa). Mai a Napoli o Lecce (ma a Cagliari, per dire, fa meno caldo?). L’AIC vince (o almeno conduce) una battaglia che ha le stigmate dell’impopolarità, ma che forse non era soltanto sua. Altrimenti, fa notare sommessamente l’assocalciatori, i giocatori, inascoltati su quasi tutto il resto, probabilmente non l’avrebbero spuntata. Si gioca di sera perché ha più senso. Pure se i toni, da entrambe le parti, potevano essere diversi: è un dato di fatto che la contrapposizione tra i calciatori presunti viziati (pure se nelle serie minori guadagnano stipendi normalissimi) e le società che pensano solo a condurre in porto la barca non abbia aiutato nessuno, a livello di immagine.
Una querelle che ne nasconde altre. Fossero gli orari, il solo problema. Il tavolo tra calciatori e leghe continua su altri fronti, ben più scottanti dei potenziali 30 gradi all’ombra delle 4 di pomeriggio di un qualsiasi giorno di luglio. Restano i contratti e i prestiti in scadenza al 30 giugno: sono oltre 130, soltanto in Serie A. Per ora una soluzione all’orizzonte non si intravede nemmeno: si troverà, perché anche qui converrà a tutti. Ma, ad oggi, buona parte della Serie A “scade” appena dieci giorni dopo la sua ripresa.
L’AIC vince la battaglia degli orari? Niente 16,30. Al massimo si giocherà alle 17,15 e parliamo comunque di un ristretto numero di partite (una decina sulle 124 che si dovranno giocare con la rincorsa). Mai a Napoli o Lecce (ma a Cagliari, per dire, fa meno caldo?). L’AIC vince (o almeno conduce) una battaglia che ha le stigmate dell’impopolarità, ma che forse non era soltanto sua. Altrimenti, fa notare sommessamente l’assocalciatori, i giocatori, inascoltati su quasi tutto il resto, probabilmente non l’avrebbero spuntata. Si gioca di sera perché ha più senso. Pure se i toni, da entrambe le parti, potevano essere diversi: è un dato di fatto che la contrapposizione tra i calciatori presunti viziati (pure se nelle serie minori guadagnano stipendi normalissimi) e le società che pensano solo a condurre in porto la barca non abbia aiutato nessuno, a livello di immagine.
Una querelle che ne nasconde altre. Fossero gli orari, il solo problema. Il tavolo tra calciatori e leghe continua su altri fronti, ben più scottanti dei potenziali 30 gradi all’ombra delle 4 di pomeriggio di un qualsiasi giorno di luglio. Restano i contratti e i prestiti in scadenza al 30 giugno: sono oltre 130, soltanto in Serie A. Per ora una soluzione all’orizzonte non si intravede nemmeno: si troverà, perché anche qui converrà a tutti. Ma, ad oggi, buona parte della Serie A “scade” appena dieci giorni dopo la sua ripresa.
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