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La Serie A territorio di caccia: così il campionato italiano diventa sempre più poveroTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 5 agosto 2021, 08:00Serie A
di Ivan Cardia

La Serie A territorio di caccia: così il campionato italiano diventa sempre più povero

Prendete i migliori giocatori dell’ultima Serie A. Donnarumma è già volato a Parigi, Cristian Romero e Romelu Lukaku si apprestano a imbarcarsi su Londra. Tra i premiati restano solo Barella, Vlahovic e Ronaldo, e chissà se ci saranno tutti e tre dopo il 31 agosto. L’estate 2021, così prodiga di gioie per gli azzurri tra Europei e Olimpiadi, si sta invece rivelando un autentico stillicidio per quanto riguarda il calciomercato. Con la cessione extra-lusso del centravanti belga, e quella comunque molto ricca del difensore argentino, l’Italia pallonata perde altri pezzi pregiati dopo aver già salutato anche Hakimi e De Paul. È un trend difficile da arginare, soprattutto perché assomiglia tanto a un circolo vizioso complicato da gestire.

La Premier League è un altro mondo. A guardare gli affari dei club inglesi, sembra che vivano su un altro pianeta. Nel giro di pochi giorni, il saldo in uscita d’oltremanica sforerà il miliardo di euro, quanto avranno speso nel complesso gli altri cosiddetti Big Five. Alla faccia della crisi, e del Covid che a conti fatti ha avuto un impatto molto meno pesante di quanto non sia successo da noi. Basta guardare i numeri: l’anno scorso, la campagna acquisti inglese ha subito una contrazione di 300 milioni di euro, da 1,8 a 1,5 miliardi. L’Italia ha fatto registrare 600 milioni in meno quanto a movimenti, crollando da oltre 1,4 miliardi a poco meno di 900 milioni. È una mazzata impressionante e un’eventuale decrescita felice, che pure sarebbe auspicabile, non sembra c’entrare molto. Tanto più che la pandemia assomiglia tanto a un paravento per guai ben più radicati: è significativo che il Progetto Fenice, il dossier presentato dalla FIGC al governo perché salvi il calcio, ma fondamentalmente tiri fuori quei quattro soldi (per loro, sia chiaro) che gli permetterebbero di tirare a campare, analizzi i dati degli ultimi dodici anni e segnali come l’indebitamento non sia certo nato per il Covid.


Se I big vanno e la sostituzione è interna, il campionato non cresce. Tornando al calciomercato di questi giorni, è innegabile che sul giudizio complessivo pesi, e tanto, il caso più unico che raro dell’Inter. Un ridimensionamento originato da fattori esterni, deflagrato con la cessione (una già fatta, l’altra quasi) dei due giocatori più decisivi dell’ultima stagione. Un inedito, appunto. È altrettanto difficile sostenere che le offerte per Hakimi e per Lukaku non fossero irrinunciabili: di questi tempi, pochi calciatori possono valere 130 milioni di euro come i Blues pagheranno il belga. Resta il dubbio di quanto, sulla nascita di queste trattative, abbia pesato il fatto che le società interessate sapessero di trattare con una controparte in una oggettiva situazione di difficoltà. E poi, allargando il quadro a Romero: l’Atalanta lo rimpiazzerà con Demiral mentre l’Inter, nei programmi, sostituirà Big Rom con Zapata il cui posto a sua volta alla Dea sarà preso magari da Belotti o da un altro attaccante di A. Risultato: il campionato non cresce di qualità, perché se le big vendono i migliori e non hanno la forza economica per proporsi come tali anche all’estero (per l’Inter è impensabile puntare su un Griezmann, che pure sarebbe una soluzione molto logica). A oggi, così, ancora più che il dato economico pesa quello tecnico, di uno spettacolo che alla ripresa del campionato sarà un po’ meno divertente.