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Da Zero a Dieci: l’incredibile mossa di ADL, la bocciatura a sorpresa, gli attentati alle coronarie di Ounas e la spaccatura su MilikTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
mercoledì 19 settembre 2018, 11:08Zoom
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da Zero a Dieci: l’incredibile mossa di ADL, la bocciatura a sorpresa, gli attentati alle coronarie di Ounas e la spaccatura su Milik

(di Arturo Minervini) - Zero reti segnate e questa resta una colpa. Grave. Gravissima. Per l’occasione offerta dal calendario, per il valore (basso) dell’avversario. Colpa che va suddivisa tra scelte tattiche discutibili, cambi tardivi, imprecisione ed ansia da prestazione. Dal frullatore di questa gara che è già un rimpianto infinito viene fuori la bassa prolificità di una squadra abituata a viaggiare a ben altre medie realizzative, che nelle ultime tre (Samp, Fiorentina e Stella Rossa) ha trovato solo una volta la via del gol. Questa astinenza forzata, che nemmeno Pina con la cintura di castità in SuperFantozzi, sta prendendo le sembianze di un problema concreto, che necessitano un intervento immediato.

Uno come il punto raccolto al Marakana. Come consegnare il testamento al notaio, prevedendo la fine immediata. Sì perché in un girone più complesso di un cubo di Rubik da risolvere con tasso alcolemico 3.1, lasciare due punti sul campo della Stella Rossa è un lusso che non era lecito permettersi. Servirà andare oltre il miracolo, servirà soprattutto una maggiore consapevolezza di sé, una maggiore fame, una cattiveria agonistica che poche volte è venuta fuori in questo nuovo ciclo. Su certi campi bisogna sporcarsi le mani, cancellarsi dal volto le tracce di borghesia e sudarsi ogni pallone. 

Due traverse, una quasi spaccata l’altra scheggiata. Nel computo di una notte stregata va preso in considerazione il salato tributo richiesto da questo demone chiamato fortuna. Il destro di Insigne, per bellezza e forza meritava altra sorte. Il mancino di Mario Rui poteva coronare una prestazione di grande livello del mancino. È la legge di Murphy che si applica in un momento di contrasti eccessivi, di una piazza che quasi anela di soffrire per poter dire ‘si, ma quando c’era lui…’. Ecco che si applica il principio inviolabile: “Se qualcosa può andar male, andrà male”. 

Tre cambi che non hanno dato nuova linfa ad un Napoli calato proprio nel finale di gara. Il peggiore dei subentranti Ounas, rimbalzato più di un nerd all’ingresso di una discoteca per fashion blogger. L’esterno francese ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare: scelte, tempi, movimenti. Passo indietro netto e preoccupante dopo i buoni segnali lanciati nelle scorse uscite, attacco terroristico al fegato di chi lo ha visto provare a saltare l’uomo sulla fascia senza mai riuscirci. La gioventù è arma a doppio taglio, come una carta di credito senza limiti sul prelievo.

Quattro quattro due, anzi no. Forse. Nella confusione dei numeri, nella mancata adattabilità di alcuni uomini a certi schemi (Allan?!) si intravedono le più grandi difficoltà di questo periodo. È un dominio consentito quello nella metà campo della Stella Rossa, occupazione tollerata fino ad un certo punto. Quando c’è da fare la differenza, però, tutto scorre a rilento come se fosse una sequenza di Memento, capolavoro di Nolan, in un flusso tra presente e passato, tra ricordi ed aspettative per il futuro. Una crisi d’identità che mette in discussione anche il tuo nome. Ecco cosa manca: una strada, una scelta, una direzione univoca.

Cinque gare ufficiali e solo 45’ giocati (nella disfatta di Genova). Simone Verdi dopo la tribuna di Belgrado non è un caso, ma è il primo bocciato di questa prima parte di stagione. Lo è per le scelte fatte, perché con la Fiorentina era già entrato Ounas e non lui, lo è perché si pensava potesse avere impatto differente. Lo è perché a questo punto c’è da chiedersi chi ha creduto fortemente in lui (Sarri? De Laurentiis?) e come potrà ritagliarsi spazio nel nuovo Napoli. Una cosa è certa: al momento nelle gerarchie è dietro anche ad Ounas. E per uno costato 25 milioni di euro appena qualche mese fa, non è una cosa facile da comprendere. Un novello Goethe potrebbe parafrasi ‘I Dolori del giovane Verdi’ e frase fu mai più azzeccata di questa a descrivere la situazione: “È una caratteristica propria del nostro spirito immaginare disordine e oscurità là dove non sappiamo nulla di certo.” 

Sei ad Ospina. Perché lo avevamo attaccato, perché tornava dopo la panchina contro la Fiorentina. Una piccola sbavatura, ma segnali importanti sul piano caratteriale e nella fiducia. Lucido nelle uscite, più bravo di quanto si possa pensare su un tiro velenoso nel finale di Boakye dopo una sanguinosa palla persa da Ounas. Allo zero alla casella gol segnati c’è da aggiungere uno zero che lascia maggiore ottimismo: per la seconda volta consecutiva la porta resta inviolata. Le grandi rivoluzioni iniziano da piccoli segnali. 

Sette a Mario Rui per il coraggio. Perché è stato uno dei pochi a crederci fino alla fine, perché ha puntato l’uomo con cattiveria e cognizione. Il portoghese ha mostrato di avere le caratteristiche fondamentali per interpretare il 4-4-2 che Ancelotti concepisce con esterni bassi molto offensivi, al contrario di un Hysaj ancora in grande difficoltà e che palesa tutte le sue difficoltà quando si tratta di provare ad offendere. Prima o poi riusciremo a vedere Malcuit o dovremmo accontentarci solo delle sue storie su Instagram?

Otto ad alcuni segnali importanti, che non possono essere trascurati. È mancata costanza, ma ci sono stati dei momenti di ottimo Napoli che aprono squarci di sereno in una notte su cui si addensano nubi di malinconia. Manca ancora consapevolezza, quella che magari arriva da un risultato positivo, quella che ti investe dopo aver vinto una partita che meritavi comunque di vincere. Ai rimpianti del giorno dopo vanno affiancate le note positive di un Napoli che resta una squadra forte, molto forte. È come se ci fosse un freno a mano tirato, una zavorra nell’animo di un gruppo che deve indossare questa nuova pelle e non sentirsi pesante, come invece ancora accade. La fiducia resta. 

Nove è il centro della discussione, perché se non segni pensi subito al centravanti. Il Milik di Belgrado divide e sarà destinato a farlo per tutta la stagione. Perché c’è l’ombra di Cavani, perché c’è il ricordo di un Mertens eccezionale in quel ruolo fino qualche mese fa. Allora che si fa? Arek crea tanti spazi, è intelligente più della norma, usa entrambe i piedi e quando sarà brillante sul piano fisico potrà zittire in molti. Il gol è innanzitutto uno stato d’animo, un’attestato di un momento di serenità: meno si mette pressione a questo ragazzone classe ’94, più avrà possibilità di fare gol. Se anche tu sei iscritto al partito ‘Eh ma se c’era Cavani su quel cross’ allora cambia canale. Il passato è passato, ora serve guardare a quello che c’è.

Dieci al segnale lanciato da Aurelio De Laurentiis ai tifosi. Un’ascia di una guerra inutile che viene sepolta nel terreno, diventato ora fertile per una nuova fioritura. Il Napoli ha bisogno dei suoi tifosi. Ne è dipendente. Il Napoli non esiste senza i tifosi, senza un San Paolo che vibra, che inquieta i cuori degli avversari trasportandoli nell’inferno dantesco che può fare la differenza. I mini abbonamenti e le curve a 20 euro per la Champions sono un punto di (ri)partenza, una mossa incredibile ed inattesa dopo la politica sui prezzi praticata nelle prime gare della stagione. Si può essere diversi, avere idee differenti, ma quando il richiamo di un bene superiore suona sulle nostre teste non si può che mettere da parte ogni dissapore e ritrovarsi uniti sotto la stessa bandiera. Una bandiera, chiaramente, tutta azzurra.