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Da 0 a 10: Mertens con la frecciata a Gattuso, la doppietta di Petagna, la rivolta inutile dei 'cinque' e la storiella del veleno che non reggeTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 4 dicembre 2020, 13:54Copertina
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da 0 a 10: Mertens con la frecciata a Gattuso, la doppietta di Petagna, la rivolta inutile dei 'cinque' e la storiella del veleno che non regge

Da 0 a 10: Mertens scrive a Gattuso, i disastri in mezzo, i gol ‘mentali’ di Petagna e la storiella del veleno che non regge

Zero a questa voglia di sentirsi sempre immaturi. Ad un ritorno ai peccatucci di gioventù, a questo guardarsi allo specchio e non accettare i segni del tempo. È un Napoli che avrebbe dovuto imparare la lezione, assorbito le proprie mancanze, elaborato rimedi al suo essere ancora impreparato ad assumersi certe responsabilità con continuità. Un James Van Der Beek che a 43 anni gira ancora tra i corridoi del Capeside High School. C’è un tempo per ogni cosa. 

Uno il primo pareggio stagionale. Che non sarebbe mica un dramma, perché l’Az ha talento da vendere ed una fame sconosciuta a molti. L’uno che infastidisce è il tempo giocato, solo il primo. Nella ripresa il Napoli si scompone, Gattuso lo stravolge come uno alle prese con un cubo di Rubik, ma le pareti dei colori non coincidono. Eppure Rino dovrebbe iniziare a conoscere i proprio giocattolo. 

Due risultati su tre. Dopo il bastone, arriva la carota. Perchè il Napoli nell’ultimo turno ha tante possibilità di passare, anche per le due reti che il Rijeka rifila con orgoglio alla Sociedad. C’è una lezione che non può essere tralasciata in questo pallone ai tempi del Covid: quello che sembrava impossibile, non lo è più. Che fossero tempi bizzarri, in realtà, lo avevamo già capito quando Barbara D’Urso era andata in tv ad insegnarci come lavare le mani. 

Tre presenze in Europa League, la seconda consecutiva dall’inizio. Ghoulam è un capitolo a parte, un romanzo del cuore che resta sospeso tra ricordo e speranza. Non riesci a guardarlo senza avere negli occhi una patina di malinconia, una benevolenza che appartiene a gesta del passato. Sta lavorando Faouzi, ci sta provando con tutto se stesso a regalare a chi lo ama, come nulla fosse mai accaduto, un nuovo libro da sfogliare con voracità. La strada è in salita, ma impossibile è solo la definizione di un momento fino all’istante prima che accada. 

Quattro all’attaccante che non graffia. Petagna elabora teorie interessanti, ma fatica a tramutarle in sostanza. Nella sua testa c'è una doppietta, ma solo nella sua testa. È filosofo del gol, pure affascinante, ma nella sua peregrinazione manca la conclusione definitiva, c’è il controsenso dell’attaccante che non punisce. “La bugia vince alcune mani, ma la verità vince la partita” raccontava Socrate. I movimenti sono pure belli, e buoni, e interessanti Andrea, ma senza i gol non si cantano messe. 

Cinque cambi in nove minuti. Più che una strategia, è un lancio di dadi. L’affidarsi all’imprevisto, pescare dalle mazze del Monopoli una carta che non sai dove ti potrà condurre.  Insomma, se Gattuso aveva un piano partita alla vigilia, il piano partita ha fatto la fine del baccalà a Natale: è andato a farsi friggere.Dovrà chiedersi il perché, dovrà chiederlo ai suoi, a se stesso. E trovare presto delle risposte, perché la storia del veleno potrebbe non bastare più.

Sei a nessuno dei tre. Se la tua mediana arranca, sei destinato ad arrancare. È regola universale del pallone, chiave di letture elementare nelle analisi. Lì in mezzo ci stanno un polacco, uno spagnolo ed un francese, con Piotr che oscilla ma non trova riferimenti e lo spagnolo che perde palloni così banali che rischia di pugnalare un talento ancora troppo intermittente. Male anche Bakayoko, a tratti fuori luogo come un calabrese che preferisce l’Amaro Lucano al Del Capo. Stranezze di un reparto in cerca di una chiara identità.

Sette gare in 20 giorni: dall’Az al Torino il 23 dicembre. È uno specchio questo ciclo, un resoconto sulle ambizioni, la volontà, le prospettive. Racconterà molto del Napoli, chiamato a dare risposte convincenti, saldare concetti espressi a cicli alterni. La base è ottima, la possibilità di sviluppo anche, eppure c’è ancora un ‘ma’. Un dubbio che torna, sempre prepotente, quando pensi di aver finalmente svoltato verso una strada virtuosa. È un bimbo napoletano, che dopo aver mangiato la pizza di scarole ti chiede il dolce del McDonald’s. Non si può sentire.

Otto all’Az. Alle idee, all’impeto giovanile, al nuovo che avanza. C’è l’argento vivo nella squadra di Slot, un piacere nel gioco supportato da una grande conoscenza della materia. Una tensione verso il calcio totale come omaggio alla grande Olanda, il tentativo di dipingersi sul viso più volti e molteplici espressioni senza per questo rinunciare alla propria identità. Bravi gli olandesi, che nel girone meriterebbero la qualificazione più della Real Sociedad.

Nove al timbro 130 di Mertens. Con le mani che vanno subito verso l’alto, veloci quasi come il pensiero che è già giunto a destinazione. L’unica destinazione possibile: lì, fino a D10S. Un desiderio rovente quello di Mertens, rendere omaggio a Maradona. Ieri, oggi e domani che si incastrano, si incontrano, si guardano negli occhi nel grande bivio della vita, forse per l’ultima volta. Ha ancora tanta voglia di esultare Dries, metterci sempre lo zampino negli ultimi sedici metri. “Ho fatto tre gol in quattro partite e sono contento così, posso aiutare la squadra” ricorda Ciro, che fesso non è: la canzone è tutta per Gattuso ed il motivetto è di facile traduzione: voglio giocare più vicino alla porta.

Dieci a David la Provvidenza. C’è il marchio profondo del colombiano su questo punto che pesa come macigno nei discorsi qualificazione, il doppio guizzo che è grido operaio rivoluzionario. David non ruba l’occhio agli esteti, ma porta sempre a casa la pagnotta. È il vecchio scontro tra i cultori del pensiero e quelli dello stomaco pieno: Ospina non sarà bello da vedere, ma è sostanzioso come un piatto di pasta fumante. E Gattuso, cultore della dieta mediterranea, lo apprezza come pochi altri nella sua rosa.