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Guido Clemente di San Luca a TN - "Falso che Napoli non abbia identità, problemi iniziati con infortuni di Mertens e Osimhen"
venerdì 12 febbraio 2021, 12:00Esclusive
di Redazione Tutto Napoli.net
per Tuttonapoli.net

Guido Clemente di San Luca a TN - "Falso che Napoli non abbia identità, problemi iniziati con infortuni di Mertens e Osimhen"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha analizzato per Tuttonapoli il momento in casa Napoli.

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha analizzato per Tuttonapoli il momento in casa Napoli.

"Come sempre vado controcorrente. Anzitutto non è vero – come ho letto – che l’approccio alla partita di Bergamo sia stato caratterizzato da disordine e spavento. L’impatto era stato incoraggiante. Nei primi 10 minuti due tiri di Insigne e Lozano falciato mentre era diretto in porta. Atalanta prudente, che non pressava alto ma aspettava, quasi timorosa. Poi al 10° il gol di Zapata: una maledetta incertezza fra Hysaj, Maksimovic e Bakayoko, nessuno esce e botta micidiale, da fuori area, che s’insacca a fil di palo a mezz’altezza (comunque non ricordo altro gol simile del colombiano!).

È qui che il Napoli si disorienta e becca l’uno-due. Come il pugile che, andato al tappeto, si rialza e, desideroso di reagire subito, non capisce che invece dovrebbe prender tempo attaccandosi al corpo dell’avversario . Lo fa purtroppo solo dopo il secondo gol. Ed è stato fondamentale tenere la partita sotto controllo, altrimenti, menandosi all’attacco scriteriatamente, avrebbe preso la imbarcata. Questo è il senso delle parole di Gattuso: è stata vergognosa la strumentalizzazione che se n’è fatta, da qualcuno per incompetenza, da altri per mala fede.

Ma perché si disorienta? Carenza di leadership, fragilità emotiva, scarsa personalità. Tutto vero. È indubbio, ma non è sufficiente a spiegare la felicità perduta. Una felicità che era stata ritrovata con la conquista della Coppa Italia. E conservata viva, almeno fino agli infortuni di Osimhen e Mertens. Di questi obiettivi limiti molto è stato aggravato dal fuoco di fila concentrico del letame social, cavalcato da una offensiva mediatica costruita ad arte: quasi che non si aspettasse altro per contribuire a minare la già di per sé fragile tenuta psicologica della squadra.

Sia chiaro, come chiunque, anche Gattuso ha commesso alcuni errori. Dall’inizio della stagione, per quanto è possibile giudicare dal di fuori e limitandosi all’osservazione televisiva: ha sottovalutato la necessità di utilizzare di più Rrahmani, Lobotka e Goulham; una volta perduto Osimhen, si è poi eccessivamente incaponito sul 4-2-3-1, mentre in alcune circostanze (anche se non sempre) avrebbe dovuto fare il 4-3-3; troppe volte si è affidato a Bakayoko, idoneo per il primo modulo con Osimhen davanti, spesso imbarazzante fuori da quel sistema.

Onestà intellettuale vuole che si riconoscano gli errori. Del resto, nessuno è infallibile. Ciò detto, non sono altrettanto intellettualmente oneste le opinioni che di Gattuso non riconoscono gli obiettivi meriti (a prescindere dai risultati, che sono comunque i seguenti: vittoria della Coppa Italia 2020, passaggio ai sedicesimi di EL, semifinale di Coppa Italia 2021, e attuale classifica a 3 punti dal 4° posto). Li elenco di seguito: 1) ha letteralmente ricostruito la squadra dalle macerie tattiche e psicologiche lasciate da Ancelotti; 2) ha rivitalizzato Lozano (suo merito esclusivo); 3) ha rivelato grande conoscenza tecnico-tattica e intelligente duttilità, dimostrando di non essere un semplice ‘motivatore catenacciaro’, come asserivano i suoi detrattori.

Molto acute le osservazioni e le domande proposte da Antonio Corbo nel commento sulla partita di Bergamo: "Squadra che perde prima di giocare"; "bisogna capire perché il Napoli si autodistrugge nel primo tempo. Disordinato e spaventato. Subisce le tensioni di Gattuso, forse"; "La squadra arriva con la sconfitta addosso".

Bisogna chiedersi perché. Ebbene, dopo la partita di campionato con l’Atalanta (asfaltata con 4 gol nel primo tempo), forse solo i denigratori preconcetti (che hanno operato e molto contribuito a sfasciare il giocattolo) non erano convinti che si fosse ripreso il giusto cammino, che si potesse lottare addirittura per lo scudetto. Nessuno osava discutere dell’assenza di gioco. 

Le cose sono cominciate a cambiare dopo gli infortuni prima di Osimhen e poi di Mertens. Lì ha avuto inizio l’andamento altalenante. A cominciare dal furto con destrezza subito in casa dal celebrato Milan! Se non hai gioco, però, non dai poi 4 palle a Roma, Crotone e Cagliari (come prima avevi dato all’Atalanta) e 6 alla Fiorentina (come prima al Genoa). Non inventi un capolavoro tattico come a San Siro con l’Inter (altro furto con destrezza).

Dunque è un falso che il Napoli di Gattuso non abbia identità di gioco. È ben lontano dal ‘calcio liquido’. Se proprio si vuole etichettarlo, può definirsi tatticamente ‘anfibio’. Certo adesso è all’angolo e non è giudicabile. È facile criticare, ma sfido chiunque a mantenersi in piedi se attaccato da tutte le parti: infortuni, Covid, partite ogni tre giorni, accanimento di social e media e, purtroppo, una mera protezione di maniera della società. Conosco bene l’attitudine a sparare sulla Croce rossa. È spia di vigliaccheria, di una cultura assiologicamente povera, che ripudia la virtuosa capacità di costruire tenendosi per mano, uniti per conseguire gli obiettivi.

Opinionisti solo sedicenti tifosi avranno persino auspicato la progressiva disintegrazione. Saranno soddisfatti sia i cantori dell’estetica che quelli del risultato. Tutti contenti per aver conseguito il risultato: demolire l’edificio sgradito (perché troppo calabrese, troppo cafone, il mister, per i loro gusti raffinati), approfittando del suo esser divenuto pericolante per cause esogene.

Chi conserva quell’animo azzurro puro – sempre mirabilmente descritto da Marilicia Salvia – non può affatto compiacersi dell’opera di vera e propria distruzione messa in atto. Stolti gli autentici amanti del Napoli a lasciarsi sedurre da scribacchini in mala fede al servizio di biechi interessi mercantili e da parolai felici solo di specchiarsi nel loro narcisismo. Più o meno consapevolmente si son fatti condurre al disfattismo autolesionista. È il nostro infausto destino. Ci resta una sola speranza: provare a vincere mala suerte e trame occulte. Ringhio merita che gli si auguri di riuscirci.