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Da 0 a 10: l’incredibile affare da 50 mln, la tripletta di Osimhen, lo scioccante D'Aversa e il miglior terzino possibileTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
venerdì 24 settembre 2021, 14:16Zoom
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da 0 a 10: l’incredibile affare da 50 mln, la tripletta di Osimhen, lo scioccante D'Aversa e il miglior terzino possibile

Zero a D’Aversa, nuovo conduttore del programma ‘Mistero’. Inspiegabili sono le dichiarazioni su una Samp nel primo tempo superiore in tutto al Napoli, affermazioni veritiera al pari di Brooke Logan che narra la propria fedeltà ad uno dei diciotto mariti (tra cui pure qualche figlio). Il Napoli ha semplicemente tirato il fiato per qualche minuto, impegnato a spezzarsi dentro una stordente bellezza. Una visione parziale e quasi offensiva di un capolavoro: come giudicare un film solo dal momento in cui la gente va a comprare i pop-corn all’intervallo. E su!

Uno come il primo gol di Zielinski. Già, l’irreprensibile Piotr. Nel Napoli c’è anche questo pazzesco centrocampista, che fino ad oggi è stato meno influente del Popolo della Famiglia di Adinolfi. Sta tornando anche il polacco, che scarica tutta la rabbia per un avvio di stagione complicato nella saetta che fulmina Audero e chiude la contesa. Ma ci pensate, a questo Napoli col miglior Zielinski? Olive nel Martini in stile James Piotr. 

Due gol subiti in cinque gare. C’è il piacere di sentirsi forti nella difesa della porta che avviene nei minuti finali, la routine vincente di chi non vuole lasciare nemmeno una briciola all’appetito del fato. Il Napoli è avanti di quattro gol, ma li dietro si lotta, si spazza pure via quando serve. Perchè tutte le ambizioni passano da questo concetto qui: prendere meno gol degli altri. Banale, anche glaciale, terribilmente vero. 

Tre spunti: prima il gol di Udine, poi i due assist di Genova. Eh già, c’è anche Lozano ad iscriversi nella lista dell’incredibile armata partenopea. Hirving maltratta Augello, che a fine gara fa il giro delle comunità di recupero come Tyler Durden per cercare conforto. Imprendibile, pungente, efficace: sta tornando quel calcio essenziale, a tratti letale, spesso incomprensibile se rapportato ai canoni classici. È uno che saltare il banco Chucky, una freccia avvelenata che si aggiunge alla faretra di Luciano Hood. E sì, per le difese avversarie sono volatili per diabetici. 

Quattro a Udine, quattro a Genova. Un circo itinerante delle meraviglie, la scia di stupore che accompagna il carro verso la prossima destinazione. C’è l’armonia di un pensiero stupendo che diventa reale, l’infuso che arriva fino a dentro alle narici a rivestire di aria nuova le pareti del cervello. C’era qualche freno a mano tirato dopo il finale horror dello scorso anno, ora siamo tutti in una strada in discesa per lasciarsi andare alla lucida follia di questo nuovo Napoli. 

Cinquecentomila euro, come il prestito di Anguissa che ne vale almeno 100 volte di più: è l’affare più incredibile di questo calciomercato. Non esiste un solo Frank, esistono centinaia di Frank collegati ad un organo centrale, disseminati per il campo come predicatori di un verbo che si chiama Verità. E la Verità si impone, non ha bisogno di essere spiegata. Ha giocato quattro gare e non ha ancora sbagliato una scelta, i tempi di giocata o sprecato un pallone. È una visione lì in mezzo, una musica che parte in automatico: infallibile come Fonzie accanto ad un Juke Box. Dategli un giubbotto di pelle, ora. Il Napoli potrà riscattarlo a 15 milioni: organizziamo una macchina per fare questi 2.010,49 km per siglare l’accordo col Fulham. Cercasi auto a Metano, astenersi perditempo. 

Sei sulla schiena, sette in pagella così come a Udine. Mario Rui vive un ottimo momento, si è inserito con dedizione nella struttura di un Napoli che gli ha forzatamente assegnato un ruolo da protagonista. Bene nelle due fase, con intelligenza ed applicazione, giocando tantissimi palloni e sfiorando pure la gioia personale. In questo momento è ‘il migliore dei terzini sinistri possibili’ di questo Napoli, come lo era il mondo per Leibniz. “Il presente è saturo del passato e gravido dell’avvenire”. Giudichiamo quel che vediamo, non quel che è stato.

Sette a Ospina, uno che non si tira mai indietro. Che si è ritrovato titolare per l’infortunio di Meret e che ha subito risposto presente. Anche a Genova, nel momento in cui i compagni rifiatavano dopo il grande avvio, due interventi preziosi. Uno che ti porteresti sempre in guerra: affidabile, silenzioso, e multiuso. In pratica, il coltellino di MacGyver.

Otto alla tripletta di Vittorino nostro. Sì, il tabellino, la doppietta e bla bla bla. L’insopportabile bla bla bla. È che non state guardando bene, è che volete essere ingannati. Soffermatevi invece sul terzo gol, quello annullato. Fatelo vedere a chi voleva mandarlo alla scuola calcio, quel pallonetto di prima intenzione che è tra le cose più belle viste a Marassi. In questo momento c’è troppo Osimhen per tutta la Serie A, non c’è spazio per contenerlo. Gli sta stretto questo campionato, queste difese di dinosauri che lascia alle spalle come un passato da cui evadere. Falcate che segnano distanze incolmabili, esplosioni di energia che scuotono dal torpore un campionato dormiente. Il futuro è qui, si è fatto presente. Ed ha fame, voglia, forza. 

Nove all’imperatore. Comandare senza alzare la voce, imporsi con la sola forza del talento. C'è tutto Fabiàn in quel corpo che si flette leggermente, a scrutare un futuro che è esplosione di classe. Quel mancino, quel maledetto mancino. Un colpo silenzioso, una pallottola che ti ammazza dolcemente. Dalla pelle al cuore, dal piede all'angolino, senza nessuna possibilità di arrivarci. Tornare, volver, ricominciare a fluire. Ci ho visto la grandezza del mare in questo ragazzo, un orizzonte in espansione con l’orizzonte ancora tutto da definire. Scrutare, il più possibile. Ammirare, sempre di più. 

Dieci al Professore della Casa di Carta. C’è una visione geniale, lo studio rintanato tra le campagne, il piano elaborato in ogni possibile evoluzione. Spalletti ha preso una banda di ragazzi sfiduciati dagli ultimi eventi, col talento ingombrante ma con la testa ballerina e li ha messi in riga. Gli ha dato uno scopo, una missione, un compito preciso. Lagos, Frattamaggiore, Yaoundé sono i nuovi Tokyo, Berlino, Nairobi. Sono la squadra che si è fatta cervello, l’imprevisto che non sa più farti del male. Il principio espresso da Luciano è semplice: “Quello che faremo domani ci obbliga a pensare al presente, non al passato”. È un continuo rincorrersi tra quello che c’è da fare e quello che ci sarà da fare. L’evoluzione empirica di chi impara dagli sbagli che ha commesso.