Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre alessandriaascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / napoli / Zoom
Da 0 a 10: la grande stronza*a su Lobotka, le balle spaziali su ADL, l'annuncio di Kvara e l'inutile veleno su SpallettiTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
lunedì 5 giugno 2023, 19:53Zoom
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da 0 a 10: la grande stronza*a su Lobotka, le balle spaziali su ADL, l'annuncio di Kvara e l'inutile veleno su Spalletti

Il Napoli batte la Samp: Spalletti saluta commosso, De Laurentiis punta al nuovo tecnico. Osimhen segna e apre alla permanenza, Kvara urla: "Napoli ti amo"

Zero a chi vorrà giudicare le scelte degli uomini. Perchè qui non si parla di allenatori, di cifre, di clausole. Questa è la vita, che si impone. Una scarica d’adrenalina che risveglierebbe un capodoglio morente, per quanto è potente. Uno scudetto a Napoli è un’esperienza mistica, una maratona sulla linea dell’equatore del mondo, un viaggio che quella di Filippide pare una passeggiata. Napoli, che riempie e svuota. Napoli, che consuma e rigenera, nel suo essere araba fenicia senza soluzione di continuità. Dal cielo alla terra, dalle lacrime alla cenere per riscoprirsi rinnovato nello spirito, consumato nel corpo. Spalletti ha preso una decisione, sofferta. Nessuno si senta in diritto di giudicarlo, perchè solo lui sa davvero cosa è stata questa avventura. 

Uno il miglior centrocampista del campionato per la Lega: Barella. “La più grande stronzata da quando l’uomo inventò il cavallo", direbbe Er Pomata. Senza tirare in ballo le statistiche, le medie vote, le opinioni di molti. Basterebbe aver visto mezza partita, anche qualche minuto, per comprendere che Stan Lobotka in questa stagione sia stato la LUCE, il faro che ha sempre condotto la nave in porto. È stato il primo difensore, il primo attaccante, l’elogio della semplicità che è una dote sempre più rara. Fare ciò che serve, sempre. “Vivere per gli altri, non è soltanto la legge del dovere, ma anche la legge della felicità”.

Due a questa cazza*a che gli allenatori ora rifiutano Napoli perchè De Laurentiis avrebbe detto ‘Voglio la Champions’. Che il patron possa voler alzare l’asticella è un conto, che Napoli diventi la favorita per la Champions con squadre che da anni spendono miliardi senza nemmeno arrivare alla finale, è tutt’altro. È il solito giochino di parte di stampa che patteggia la verità, giusto per restare in tema, per titillare la porzione di tifosi che compra i rispettivi giornali. Più che informazione, opuscoli pubblicitari in libertà. 

Tre, per ricominciare, per non finire mai. Come l’amore, come la profezia di Massimo Troisi, come sul ritardo che ha amplificato una gioia. Negli incastri di una stagione che farebbe impazzire il Jim Carrey del film 23, un altro segnale poco terreno, incredibilmente divino. Il Napoli festeggia il suo terzo scudetto, nel giorno in cui Troisi lasciò la vita terrena. L’ultimo capolavoro di Massimo, che avrebbe fatto una delle sue solite facce. Guerriero senza lama, introverso senza sosta, maratoneta della nostalgia a braccia alte sotto allo striscione del traguardo. Vorrei che fossi vivo Massimo. So che lo sei. Ultimo vero esponente di Napoli. nell’universo

Quattro gol in Champions e quattro in campionato, di cui tre pesantissimi. Tre, sempre tre, comunque tre. Il numero ricorrente, da quella tripletta in maglia Fiorentina a tre gol pesantissimi contro Milan, Cremonese e Roma. Giovanni Simeone è stato carnefice ed ora vendicatore, ha compiuto tutti i passi della catarsi. Lui argentino nato col mito e nel mito di Maradona, lui che quando guarda quella maglia ha una luce negli occhi che basterebbe a illuminare una metropoli. Cholito è uno spin-off di questo scudetto, un racconto che meriterebbe narrazione autonoma. Un uomo in missione per conto di D10S. Vederlo festeggiare con la maglia di Diego sotto la Curva è stato come riportare finalmente a casa Ulisse.

Cinque cambi ed un mondo capovolto. Infinite possibilità, nuove combinazioni, poter incidere col bisturi anche quando l’operazione è già iniziata da un bel po’. Nella rivoluzione del calcio post-covid, Spalletti ed il Napoli hanno saputo cogliere tutte queste opportunità, trovando sempre energie sostenibili e rinnovabili da quel pino che non è più amaro e luogo di punizione. “Calciatori senza tempo e senza ruolo”, l’ha ripetuto spesso il mister. Sospesi, come un caffè: solo a Napoli poteva funzionare di avere di sospendere pure i ‘panchinari’. Come promettere un gol al resto del mondo che verrà…

Sei Giovanni Di Lorenzo e ti tremano le mani, il cuore, le gambe e tutto quello che ti può tremare. Alzare quella Coppa, in quello stadio, con quella gente. Sono venuti da ogni parte del mondo, per vedere quel momento, per onorare per ricordo. Giovanni dopo Diego, che avrebbe approvato. Che non avrebbe potuto desiderare capitano migliore, uomo migliore, per mettere le mani su quel frammento d’eterno sventolato al cielo. Mi pare di vederlo Diego, che dall’alto tira fuori quel sorriso disarmante. Prima silenzioso, poi con la risata di gusto che ti fa salire la gioia verso l’infinito e oltre. Guardaci Maradona, guarda quanto siamo belli oggi. 

Sette anime e quella frase di Will Smith che diceva “C'è un tempo giusto per andarsene anche quando non si ha un posto dove andare!”. Il tempo di Fabio Quagliarella non era quello giusto quando ha fatto le valigie e nemmeno il posto senza colori lo era. È stato semplicemente costretto da quel male che inquina ogni tanto le vite, si inietta nelle vene e rende buio lo sguardo sull’orizzonte. Ha pagato in silenzio un dazio troppo grande per essere veramente risarcito. È tornato in quello stadio che aveva sognato per una vita intera, che gli è stato tolto troppo in fretta. Strappato dalle braccia come un figlio da una madre, gesto contro natura che quell’anima un po’ gliel’aveva consumata nello sguardo. È tornato finalmente con la testa alta, sorretta da quella verità che ha finalmente irradiato il suo cielo con colori arcobaleno. L’ultimo giro di campo, il suo campo. Non può che essere accompagnato dalle lacrime…

Otto al vendicatore mascherato, che urla sul tetto della Serie A come fosse un giovane Ali. “Ho scosso il mondo” ripeteva ossessivamente Muhammad dopo aver battuto Liston, dopo aver dimostrato a tutti di essere il più forte, il più veloce, il più bravo. Osimhen è redenzione, è vendetta, è l’inevitabilità che bussa alla porta dell’avversario sempre con lo stesso messaggio. Victor, indomito, Victor incontenibile, Victor assatanato: le tre V come quelle di Giulio Cesare che conquistava ogni terra calpestata. La sua volontà, la sua irriducibile determinazione è stata l’ingrediente in più, il tocco di magia che nasce dal basso e che arriva fino alle stelle. God save the King. Resta con noi. 

Nove all’Mvp, nato Mvp, non divenuto Mvp. Al primo tocco, Kvaratskhelia ci aveva già convinto al primo tocco. Come l’amore, che non ha bisogno d’altro per compiersi. Poeta che c’ha insegnato ad amare ogni cosa del mondo, a trasformare in magia tutto ciò che gravitava tra i suoi piedi. Un Re Mida del pallone, dall’oro allo stupore: la capacità di lasciarsi sempre a bocca aperta, fabbricante di meraviglia con la navicella dell’ingegno sempre in movimento. Il più bello degli angeli di Spalletti, portatore di Luce senza mai farsi tentare dal tradimento. Ho visto Kvara e ve lo giuro che non me lo scorderò più. Ho visto Kvara, che è già una storia da raccontare ai nipotini. Ho visto Kvara e non vedo l’ora di vederlo di nuovo. "Ti amo Napoli" urla a fine gara. Ricambiamo. 

Dieci a noi. Alla voglia di scendere in strada, di colorare. Di colorarsi. Sul viso, sulle mani, nel cervello. L’azzurro dappertutto, l’azzurro che ti scoppia il cervello perchè non smetti di ricordare. È stato uno scudetto differente, il cuore s’è preparato al meglio, ha sconfitto la paura di chi non ci credeva fino alla fine. Napoli epicentro del mondo, Napoli come Atlante che regge il pianeta sulla schiena. Un collasso di napoletanità, un raduno atteso oltre trent’anni, un richiamo naturale alla casa madre. Siamo tutti qui, adesso e per sempre. Un giorno da non dimenticare, un nuovo patto di sangue con la sirena che non smetterà mai di ammaliarti. Partenope godi. E con te tutti i partenopei: non sempre è vero che il Paradiso non è un luogo dove andare. Peccato per questa festa a numero chiuso...

Commenta con l'autore

          Visualizza questo post su Instagram                      

Un post condiviso da Arturo Minervini (@arturo_minervini)