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Da 0 a 10: la bomba pronta ad esplodere, Spalletti alle Olimpiadi, la rovente questione Ospina e la sindrome di InsigneTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
domenica 8 maggio 2022, 21:25Copertina
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da 0 a 10: la bomba pronta ad esplodere, Spalletti alle Olimpiadi, la rovente questione Ospina e la sindrome di Insigne

Il Napoli vince a Torino con la rete di Fabiàn. Bene Mertens e Koulibaly, Insigne sbaglia il quarto rigore in campionato.

Zero gol subiti, non accadeva da Venezia-Napoli del 6 febbraio. Nessuna imbarcata, niente alluvioni o dilivi universali: si può mantenere l’equilibrio anche giocando con Mertens e Osimhen, perché pensare che il tutto dipenda da un solo calciatore è insensato. Per settimane Mertens è stata una perla abbandonata dentro la propria ostrica, forziere col tesoro confinato negli abissi perché con lui pare venissero stravolte tutte le dinamiche della squadra. Una convinzione che diventerà un grande rimpianto, per quello che poteva essere e non è stato. 

Uno contro uno con Bremer, col brasiliano in grande difficoltà. L'abbacinante atletismo di Osimhen viene spruzzato qua e là sull’erba del Grande Torino, una promessa di grandezza su cui sarà necessario ancora tanto lavoro. È una bomba ad orologeria Victor,  che ticchetta per tutta la gara con famelici scatti verso l’esplosione. Poi magari si fa prendere dalla fretta, dalla poca cura dei dettagli, ma ci sono lampi di potenza purissima ed anche una tecnica in netto miglioramento (come nel tacco per Ciro). 

Due gare da giocare e sentirsi stanchi. È stata una stagione con picchi emotivi difficili da gestire: esaltazione, speranza, delusione, sconforto si sono alternate in maniera ciclica, correndo a folle velocità in questo campionato dal sapore di eterno ritorno, che ha lasciato porte aperte quasi fino alla fine, col Napoli che non ha mai trovato il coraggio di varcare l’ultima soglia. “Un uomo è vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni”. 

Tre come il terzo posto che vale il podio. Spalletti ne parla nel dopo gara, forse pensando di essere ai Giochi Olimpici: “Quello che conta è il podio e lì che si assegnano le medaglie”. In un campionato in cui gli avversari sembravano auto-eliminarsi come quelli di Steven Bradbury a Salt Lake City nel 2002, non arrivare primi è ancora troppo difficile da digerire. Occasioni che accadono una sola volta nella vita, lo diceva lo stesso tecnico qualche settimana fa. 

Quattro rigori sbagliati in stagione da Insigne, in un’annata dove gli errori hanno superato di gran lunga le cose fatte bene. Un crepuscolo tecnico, emotivo, caratteriale ha accompagnato Lorenzo nell’ultimo anno azzurro, il peggiore probabilmente da quando veste la maglia del Napoli. Non si può giocare con la sindrome dell’altrove per così tanti mesi: altrove è un posto che la maglia azzurra non si merita. 

Cinque punti dall’Inter, in attesa della sfida del Milan a Verona. Sarebbe bastata cura, amor proprio, determinazione, difendere le vittorie con Roma (sfumata al 91’) ed Empoli (non serve nemmeno ricordarne la dinamica) per avere cinque punti in più. Sì, se mio nonno avesse avuto tre palle sarebbe stato un flipper. Ora, mio nonno non aveva tre palle. E non era nemmeno un flipper. Però son sicuro che qualche volta nella vita anche lui avrà avuto qualche SE per analizzare l’evolversi degli eventi. E dare testate nel muro.

Sei e mezzo a Ospina, che ci mette la manona sulla zuccata di Belotti compiendo una gran parata. Nella settimana in cui l’agente di David apre all’addio, Spalletti ne sottolinea gli interventi nella conferenza post gara. Non è mica un caso, perché Spalletti pondera le parole che usa come un alchimista alle prese con pericolose sostanze. Il tecnico voleva, e vorrebbe ancora, avere Ospina titolare anche nella prossima stagione. La questione portiere sarà tra le più delicate e roventi dell’estate azzurra.

Sette alla condizione di Mertens, che dribbla e scatta come se la sua vita calcistica stesse seguendo il sogno di Woody Allen: “Tanto per cominciare, la vita dovrebbe essere vissuta al contrario”. Un Benjamin Ciro, brillante fisicamente come non si vedeva da molto tempo, rigenerato dalla nuova vita che ha cambiato la sua: quella di Ciro Romeo. La verticalizzazione di prima per Insigne (che sciupa malamente ignorando pure Lozano) è una pennellata di impressionismo puro, omaggio alla Belle Époque in stile Alberto Angela. 

Otto in uscita: Insigne, Malcuit, Ghoulam, Ospina, Ounas, Petagna, Tuanzebe e l’incognita Fabiàn (in scadenza nel 2023). Il futuro del Napoli è adesso, anzi era ieri, una palla di cristallo in cui vanno lette con anticipo tante situazioni, per evitare di non farsi trovare impreparati. Qualche scommessa può andar bene, ma considerata la portata di certi addii bisognerà pure affidarsi a realtà consolidate. Non si vive di soli azzardi, l’istinto del giocatore al casinò può portarlo ad una notte di gloria ma nel lungo periodo anche alla disperazione. Cambiare passo.

Nove allo spagnolo, che sembra andare piano ma orienta con la sapienza di un giocatore di scacchi tutte le proprie mosse. Stagione da lampadina dell’albero di Natale per Fabiàn, alternato lampi a bui con frequenza non sempre regolare. La pubalgia è stata il cilicio da indossare per lunghi tratti, una penitenza che ha condizionato molto il rendimento di un centrocampista che in mezzo a tutti questi problemi ha segnato 7 reti (le ultime 2 decisive sui campi di Lazio e Torino). Questa qualità, in un campionato pieno zeppi di calciatori mediocri, è una rarità per la nostra Serie A. 

Dieci al rendimento on the road. Dodici vittorie su diciotto, quaranta punti e la capacità di cambiare pelle e vestiti con la velocità che farebbe arrossire pure Brachetti. ‘Sulla strada’ il Napoli si è trovato a suo agio, come un pellegrino che punta Santiago dentro un cammino che sa di purificazione. È come se quel Napoli-Verona dello scorso anno avesse rappresentato una macchia umana per tutta l’annata, una colpa non ancora espiata. Delle scuse non presentate, che hanno fratturato il rapporto tra questa squadra e lo stadio di casa. Lontano dal Maradona questa squadra è stata quasi perfetta. 

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