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Da 0 a 10: lo scenario terrificante, il siluro ad ADL di Spalletti, il disperato Ghoulam e l’ultima frase di InsigneTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
lunedì 16 maggio 2022, 19:41Copertina
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da 0 a 10: lo scenario terrificante, il siluro ad ADL di Spalletti, il disperato Ghoulam e l’ultima frase di Insigne

Il Maradona saluta Lorenzo Insigne nel giorno della retrocessione del Genoa. Altro gran gol di Osimhen, prima gioia in maglia Napoli per Lobotka.

Zero tempo. È una domenica di stravolgimenti epocali, di quelle che rischiano di mandarti in depressione. Di quelle che sei diventato grande all’improvviso, che sei ad un tratto diverso da come sei stato negli ultimi dieci anni. Sta iniziando una nuova era, era già iniziata e ancora non avevamo il coraggio di confessarlo, prima di tutto a noi stessi. Il Napoli che è stato, non sarà più. Meglio? Peggio? Dipenderà dalle prossime scelte. Servirà coraggio, decisione, istinto. Gli ultimi pezzi di quella giostra che ci ha fatto sognare, sono stati smontati. Restano Ciro e KK, e nemmeno è sicuro. Uno scenario che può diventare terrificante: bisogna intervenire, subito.

Uno come il primo gol di Lobotka in Serie A. Eccola una spruzzata di futuro, che si inarca come un sorriso verso il domino. Stan, tre le più belle scoperte di questo peregrinare stagionale, che ha saputo darsi una nuova chanche con la forza della costanza. Da materia considerata senza speranza, a certezza del domani. Illuminato, come il  dott. Frederick von Frankenstein: “Finché dal mezzo di queste tenebre una luce improvvisa mi illuminò”. Si riparte anche da lui.

Due che sembrano viaggiare sulle stesse frequenze. Victor scatta e Mertens sta già proiettando nella testa il filtrante. Nel primo tempo Ciro partorisce calcio, sforna tre gemelli confermando la fecondità del momento. Osimhen qualcosa spreca, ma la sensazione è che possa sempre accadere qualcosa. I numeri sono sbalorditivi, i gol presi, così come a Torino, ancora zero. Chissà se Luciano qualche notte si sveglierà di soprassalto, con questo pensiero che gli toglierà un pochino di sonno. Mannaggia. 

Tre come il terzo posto che diventa ufficiale. E non sai nemmeno come approcciarti, come sommare i vari elementi per avere il totale delle tue emozioni. Felici? Tristi? Insoddisfatti? Rammaricati? La verità non è mai una sola, ma Spalletti deve comprendere una cosa: non è lui a decidere l’umore dei tifosi. Si rivendica la libertà di essere incazzati, diritto inviolabile dell’umanità. I tifosi sono incazzati Spalletti, bisogna farsene una ragione. Insistere su questi toni trionfalistici, non cambierà gli umori. Tutt’altro. 

Quattro anni e perennemente titolare. Ospina è stato sempre la prima scelta dei tecnici che si sono alternati in questi anni, che hanno vissuto Meret quasi come un dazio da versare all’aziendalismo. Spalletti non lo nasconde, in privato è stato ancor più chiaro con la società: vorrebbe che quel contratto in scadenza fosse rinnovato. E per quel che si è visto in campo, anche contro il Genoa, è impossibile dargli torto. Perdere questo Ospina, vorrebbe dire sgretolare un’altra certezza della squadra che sarà.

Cinque rigori sbagliati, anzi no. Il Var stravolge il finale della storia tra Insigne e il Maradona, dona una nuova possibilità dopo l’ennesimo errore dal dischetto stagionale. Il plastico evolversi di un rapporto, il cinico resoconto di una lunga storia che non è mai stata solo rose e fiori. Insigne e i napoletani come nelle parole di De Andrè: “Io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai. Amore che vieni, amore che vai…”. Un addio che lascia pochi cuori infranti, perché da troppo tempo si avvertiva l’esigenza di separarsi.

Sei al piccolo passo indietro di Spalletti. Che comprende di essere andato oltre, come ancora peggio aveva fatto De Laurentiis. “Ho fatto il bischero” confessa il tecnico, che si è fatto risucchiare nel vortice ‘Aureliano’ del botta e risposta. Fuori luogo il richiamo del patron alla vita d’albergo di Spalletti, che pare finalmente aver voltato pagina. L’ultimo sassolino, che pare essere uno scoglio, lo calcia via dalla scarpa come una liberazione: “La soluzione sono i calciatori, ci sono quelli top nella testa e nei muscoli”. Top. Nella testa e nei muscoli. De Laurentiis questa era per te, un siluro silenzioso: riuscirà a soddisfare le richieste del tecnico?

Sette punti dal Milan e possiamo star qui ore a discutere di quale squadra sia la più forte. Che poi, questa discussione, non ci porterebbe da nessuna parte. E allora, mentre fissiamo la parete di questo vicolo cieco che ci siamo scelti, dovremmo semplicemente arrendersi ad una constatazione: che i rossoneri sono stati più bravi. Che Pioli è stato più lucido di Spalletti, che avere quella struttura societaria aiuta nei momenti difficili. Che il Napoli si è perso nelle chiacchiere, nelle dichiarazioni contrastanti, nelle schizofrenie della piazza. Il Milan ci ha creduto, ma non a chiacchiere. C’avevano proprio la bava alla bocca al solo pensiero di dare un morso a questo scudetto.

Otto gli anni, troncati a metà in quella maledetta notte di novembre. “Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”: ci avrà pensato tante volte Ghoulam dopo quell’infortunio che gli ha assassinato la parte migliore del calciatore che era. Faouzi, ti saresti meritato un giorno tuo, solo tuo, tutto tuo. Uno stadio in piedi per te, solo per te. Perché sei stato eri un'ira di Dio su quella corsia mancina. Perché solo un fato avverso ti ha fermato quando in campo nessuno riusciva a fermarti. Perché sei un uomo eccezionale. Ghoulam non è mai tornato Ghoulam in campo. Ghoulam non ha mai smesso di essere Ghoulam fuori dal campo. Questa sì che è la vittoria più grande.

Nove a Osimhen, con lo stacco che testimonia una superiorità che si fa quasi rossore sui volti di chi prova a contenerne l’impeto. Si impone come un dio greco nella bellezza del gesto, nell’imperiosità del movimento. Un raggio di luce che emana potenza e calore, che abbaglia avversari e richiama ammiratori. Questa sirena d’ebano cullata sugli scogli, letale e fatale col tratto distintivo della precarietà ci lascia sospesi. In attesa del mercato che sarà, delle offerte che busseranno alla porta di De Laurentiis. Pare così prematuro l’addio, abbiamo atteso questo bruco nel sua viaggio verso la dimensione di farfalla che sarebbe giusto goderne dei variopinti colori ancora per una stagione. Che forza della natura.

Dieci ad una giornata bella ed è stato giusto così. Non era il tempo dei mugugni, dei giudizi, delle reprimende. Napoli ha salutato Insigne come meritava: per il ragazzo che è stato, per la strada che ha percorso. Non c’è stato nessun giudizio, solo un grande abbraccio. Si è stati insieme, si è sofferto e gioito, dando il massimo. Poi si può discutere, sul perché quel massimo non sia bastato. Se Lorenzo sia stato un fuoriclasse, un campione, un buon giocatore. Bisogna forse cogliere la differenza tra fare la storia o farne parte, seguirne il flusso. C’è una grande differenza. Probabilmente Insigne non l’ha orientato in maniera decisiva quel fato. Ma se l’è goduto, negli attimi di genialità che non sono mancati. E ce li siamo goduti pure noi. E chissà se non era tempo felice, quello che è sgusciato via dalle mani come un animale selvatico che non vuole essere addomesticato. Ora, non domani, ora. Forse ci siamo fatti distrarre, impigliati tra queste nuvole come un pensiero che non vuole abbandonarti. Quel tempo, quei pensieri, quelle nuvole erano una parte di un tutto che è stato tempo felice. Nonostante tutto. Buona vita Lorenzo.

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