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Guido Clemente di San Luca a TN: "Si rischia clamoroso autogol, non commettiamo questo errore"
sabato 4 febbraio 2023, 10:45Esclusive
di Redazione Tutto Napoli.net
per Tuttonapoli.net

Guido Clemente di San Luca a TN: "Si rischia clamoroso autogol, non commettiamo questo errore"

Ebbene, tutto questo – paradossalmente – ci danneggia. Perché serve ad alimentare quella sensazione di onnipotenza. F

 Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso alcune considerazioni in chiave Napoli in vista della sfida allo Spezia.

"C’è un clima di generalizzato, diffuso, ottimismo che mi mette non poco a disagio. Dare per scontato che si vinca a mani basse mi pare un clamoroso autogol. In ogni trasmissione televisiva o radiofonica si respira quest’aria – per me insopportabile – di manifesta superiorità. Lo capisco. È difficile commentare senza tener conto dei numeri strabilianti. Di ogni tipo. Secondo OPTA (rinomato sito di statistiche), il Napoli, in base a svariati indicatori, avrebbe il 98,76% di possibilità di vincere il campionato. Come se non si dovesse considerare anche tanto altro. Mancano 18 giornate! Abbiamo appena giocato la prima di ritorno! E l’abbiamo vinta non senza trepidazioni. Chi davvero capisce di pallone sa perfettamente che basta veramente poco. Ripeto, non mi fido di questo clima. Le prossime 4 partite sono una trappola.

Proviamo ad ipotizzare uno scenario non del tutto irreale. Mettiamo che l’Inter vinca il derby, noi a La Spezia si pareggi, e s’infortunano Lobotka (non è proprio campato in aria temere per una noia muscolare: è da tempo che dico che sarebbe bene alternarlo un po’ con Demme) e Osimhen (con la strepitosa generosità che esibisce, non si può escludere un ennesimo fatto traumatico). È niente che i nerazzurri ingarrino un filotto di 4-5 vittorie e noi incappiamo in un paio di sconfitte e/o pareggi. Il vantaggio potrebbe assottigliarsi da 13 a 6-7 punti. Ad una decina di giornate dalla fine. Altro che ripudiare la scaramanzia, come invoca parte non marginale della stampa e degli ‘opinionisti’ (ex giocatori e allenatori)! Dobbiamo puntare a fare 12 punti nelle prossime 4. Ferocemente! Concentrati! Determinati! Ha fatto bene il mister ad intervenire alla radio ufficiale.

Bisogna assolutamente tener viva nella mente la sconfitta a San Siro con l’Inter. Certo, poi abbiamo avuto la sbornia di felicità per la straripante vittoria sulla Juventus, seguita a quella di Genova con la Samp. Ma poi, subito dopo, siamo incappati in una incredibile eliminazione dalla Coppa Italia, al Maradona, contro la Cremonese ultima in classifica. Del tutto imprevedibile. Dunque, possiamo fidarci di OPTA? O delle quotazioni dei siti di scommesse?

Come se non bastasse, la giustizia sportiva pare finalmente operare senza riguardi indebiti. La Juventus sembra destinata a precipitare in un nuovo baratro, dopo quello di Calciopoli. Quando dicevamo che trovare le prove spettasse ai giudici, non agli studiosi – ai quali compete invece soltanto di mettere in evidenza e dimostrare le illegittimità, non di scoprire le illiceità che le generino – abbiamo dovuto sopportare dileggio e diffamazioni. Con serenità e cristiana pazienza. Il sistema calcio si va progressivamente rivelando succube di una spinta ‘mercatizzazione’ delle regole, soffrendo alle radici della mancanza di cultura della legalità. Alla luce di quanto sta emergendo dalle indagini giudiziarie, per oltre un decennio è stato alterato, contraffatto, da comportamenti violativi delle regole, e – quel che forse più conta – in totale spregio alla lealtà sportiva. Con arrogante protervia, non contrastata (salvo rare eccezioni) in un sistema mediatico compiacente e perfino servile.

Ebbene, tutto questo – paradossalmente – ci danneggia. Perché serve ad alimentare quella sensazione di onnipotenza. Fino al punto che, in maniera – a mio avviso – avventata, incauta e superficiale, la società viene celebrata come modello organizzativo virtuoso. Non solo per le altre società di calcio, ma anche, addirittura, per le istituzioni territoriali locali. Come se il Comune o la Regione dovessero prendere ad esempio la struttura aziendale di ADL. Che è volutamente esile, nella sostanza inconsistente (senza una sede di proprietà, con scarsissima cura del settore giovanile, ecc.), concepita e mantenuta a struttura ‘familiare’. Senza ritegno. L’entusiasmo rimbalzato sui social ed enormemente enfatizzato è perfettamente spiegabile nella effimera logica della comunicazione contemporanea, ma, ad una osservazione attenta dei fatti, non si giustifica.

Resta allora indispensabile mantenere le consolidate forme di prudente scaramanzia. Ognuno le sue. Guai a pensare che il sogno sia già realizzato. Il cammino è ancora molto lungo, ed irto di ostacoli d’ogni genere. Per vincere – lo ricordo una volta di più – ci vogliono quelle tre cose. Anzitutto, che la squadra forte che abbiamo (della quale ben possiamo vantarci e andare orgogliosi) venga guidata saggiamente. Spalletti deve evitare di commettere gli errori dello scorso anno, che talvolta sembra rifare (nell’ottavo di finale di Coppa Italia – a mio modesto avviso – ne ha inanellati più d’uno, sia all’inizio sia nel corso della partita; e, in generale, sembra perseverare nel non essere del tutto coerente con quanto ha da sempre sostenuto, non cogliendo l’opportunità offerta dal Regolamento di dare spazio a chi gioca meno e far sentire più partecipi del progetto anche le seconde linee, così evitando di stressare i muscoli degli altri, soprattutto quando abbiano speso molto).

In secondo luogo, occorre che il kairos continui ad assisterci. Nell’ottavo di Coppa Italia, ad esempio, è venuto meno (gol subito all’88° in maniera del tutto casuale, e poi palo-traversa del Cholito). Infine, e soprattutto, che la competizione non subisca alterazioni, essendo garantito il non diseguale rispetto delle regole. Sempre nella partita con la Cremonese, l’arbitro ha assunto decisioni illegittime a gogò (quasi tutte a vantaggio dei grigio-rossi), con un paio di inspiegabili omissioni d’intervento obbligatorio del VAR (inopinabile ‘imprudenza’ su Gaetano: rigore non dato; altrettanto inopinabile ‘vigoria sproporzionata’ su Juan Jesus: mancata espulsione diretta).

In ogni caso, sia chiaro. Ove dopo trentatré anni il sogno dovesse nuovamente avverarsi, non ci si faccia sedurre dal falso racconto della società modello. È frutto di una ricostruzione immaginifica. Ci si guardi bene dal lasciarsi ammaliare dalla non veritiera narrazione degli accadimenti per la quale, rispetto alla squadra dell’anno prima, questa sia «per certi aspetti più “democratica” nei delicati equilibri di spogliatoio». O dall’abboccare al fantasioso storytelling secondo cui Spalletti avrebbe «metabolizzato le partenze dei vari Koulibaly, Mertens, Insigne e Ospina perché in cambio ha potuto costruire una squadra a sua immagine e somiglianza, vale a dire forte tecnicamente, ma anche affamata e di “gamba”».

In realtà, se l’epilogo si rivelerà quello tanto agognato dal popolo azzurro, il mister sarà stato bravo a portare a compimento un disegno ‘rivoluzionario’ la realizzazione della cui trama risalente aveva incontrato fin qui ostacoli non sormontabili con mezzi ordinari.