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Careca piange ancora l'amico Maradona: "Un sogno giocare con lui. Visiterò la sua tomba"
Antonio Careca ha condiviso tanti momenti indimenticabili con Diego Armando Maradona e ancora non riesce ad accettare la sua morte. Il campione brasiliano ha ricordato l'ex compagno di squadra ai microfoni di Enganche: "È stato un sogno giocare al fianco di Diego, nella squadra che aveva appena vinto il suo primo scudetto. Un sogno che si è avverato. Il primo incontro con Diego è stato molto emozionante. Eravamo in ritiro nel nord Italia, un fine settimana è venuto a casa mia e mi ha dato un grande abbraccio. Il lunedì successivo abbiamo iniziato ad allenarci ed è stato tutto facile. Parlavamo la stessa lingua, abbiamo trascorso quattro anni insieme. Sono molto orgoglioso di aver fatto parte della storia del Napoli e della vita di Diego".
Senza prezzo: "Immaginate Diego a 22, 23 o 24 anni nel calcio di oggi. Nessun club potrebbe permetterselo. Nemmeno un'intera banca sarebbe in grado di comprarlo. Era un genio: quando giocavi al suo fianco, ti rendevi conto che da un momento all'altro poteva arrivarti un assist. Noi ci dovevamo allenare molto, lui aveva il dono del genio. Ci siamo divertiti".
Il peso della responsabilità: "Ci sono state diverse partite meravigliose. Ricordo un assist contro la Roma e uno con il Milan. In ogni momento è stato fantastico. Diego era sempre presente, anche nei momenti più difficili, era sempre lì. Aveva delle responsabilità e lo sapeva, come noi sapevamo che poteva risolvere da solo una partita. Ma eravamo una squadra, costruita su un grande gruppo. Diego si prendeva le responsabilità e faceva ammattire i difensori, incantava tutti. Dentro e fuori dal campo era un leader nato".
Peregrinaggio: "Ho intenzione di andare a Buenos Aires, andrò con mia moglie per qualche giorno. Voglio andare in Argentina per salutare Diego al cimitero. Quando venne a casa mia a San Paolo, mi disse che la prima cosa che avrebbe voluto vedere era la tomba di Ayrton Senna. Era un idolo per lui, gli piaceva molto Ayrton. La sua morte lo ha segnato molto. Ha sempre idolatrato le persone che davano gioia al mondo. Voglio andare a Buenos Aires per vedere la sua famiglia. Era un essere umano speciale, con un cuore enorme. Amava con onestà e trasparenza. Non ho parole, lo ricorderemo in eterno, non solo come calciatore, ma come persona e come amico".
Senza prezzo: "Immaginate Diego a 22, 23 o 24 anni nel calcio di oggi. Nessun club potrebbe permetterselo. Nemmeno un'intera banca sarebbe in grado di comprarlo. Era un genio: quando giocavi al suo fianco, ti rendevi conto che da un momento all'altro poteva arrivarti un assist. Noi ci dovevamo allenare molto, lui aveva il dono del genio. Ci siamo divertiti".
Il peso della responsabilità: "Ci sono state diverse partite meravigliose. Ricordo un assist contro la Roma e uno con il Milan. In ogni momento è stato fantastico. Diego era sempre presente, anche nei momenti più difficili, era sempre lì. Aveva delle responsabilità e lo sapeva, come noi sapevamo che poteva risolvere da solo una partita. Ma eravamo una squadra, costruita su un grande gruppo. Diego si prendeva le responsabilità e faceva ammattire i difensori, incantava tutti. Dentro e fuori dal campo era un leader nato".
Peregrinaggio: "Ho intenzione di andare a Buenos Aires, andrò con mia moglie per qualche giorno. Voglio andare in Argentina per salutare Diego al cimitero. Quando venne a casa mia a San Paolo, mi disse che la prima cosa che avrebbe voluto vedere era la tomba di Ayrton Senna. Era un idolo per lui, gli piaceva molto Ayrton. La sua morte lo ha segnato molto. Ha sempre idolatrato le persone che davano gioia al mondo. Voglio andare a Buenos Aires per vedere la sua famiglia. Era un essere umano speciale, con un cuore enorme. Amava con onestà e trasparenza. Non ho parole, lo ricorderemo in eterno, non solo come calciatore, ma come persona e come amico".
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