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Pep Guardiola, il genio della panchina che ha ucciso la Premier League

Pep Guardiola, il genio della panchina che ha ucciso la Premier LeagueTUTTO mercato WEB
© foto di Insidefoto/Image Sport
giovedì 18 gennaio 2018, 05:002018
di Simone Bernabei

"Voglio la Premier", aveva confessato un paio di anni fa Josep Guardiola, per tutti Pep. Catalano di Santpedor, Guardiola deve la sua fortuna, tanto da giocatore quanto da allenatore, al Barcellona. Nei blaugrana ha giocato per 17 anni giovanili comprese, prima di passare nel 2001 al Brescia. In Italia resterà meno di tre anni, dividendosi fra Rondinelle e Roma, prima di tirare gli ultimi calci fra Doha e Messico. L'anno successivo il ritiro, l'inizio di un'avventura ancora più sorprendente di quella da calciatore. Le giovanili del Barça, prima del passaggio in prima squadra nel 2008. E' il via al Guardiolismo, quel gioco tanto riconoscibile quanto spettacolare, se applicato al massimo della sua forma. Al Camp Nou ci è riuscito e ha segnato la storia, all'Allianz Arena solo in parte.

Poi, come detto, la sfida col calcio inglese a cominciare da due estati fa e i primi problemi dopo un avvio scoppiettante fatto di 8 vittorie filate. La concorrenza Oltremanica è però spietata e il suo City ha faticato non poco a trovare il giusto equilibrio, tanto da non vincere alcun trofeo per la prima volta in carriera. Almeno fino a questa stagione, visto che di fatto a metà campionato ha già il titolo in tasca, con buona pace delle avversarie. Mourinho e Conte in primis. Il suo palmares è a dir poco sbalorditivo: da giocatore, 6 campionati spagnoli, 2 Coppe di Spagna, 4 Supercoppa, una Coppa dei Campioni, due Supercoppa UEFA, una Coppa delle Coppe e un oro Olimpico. Da allenatore, 3 campionati spagnoli, due Coppe di Spagna, tre Supercoppa di Spagna, tre Campionati tedeschi, due Coppe di Germania, due Champions League, tre Supercoppa UEFA e tre Mondiali per Club.
Oggi uno dei tecnici più rivoluzionari di sempre compie 47 anni. Sono nati oggi anche Ivan Zamorano, Salvatore Fresi, Bogdan Lobont, Riccardo Montolivo, Senad Lulic e Francesco Bardi.