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LA STORIA: Aiolfi, portiere per caso
martedì 14 agosto 2018, 18:11Notizie
di Redazione Tn
per Tuttonocerina.com

LA STORIA: Aiolfi, portiere per caso

Il Tirreno, edizione Lucca, celebra le imprese dell'ex molosso Aiolfi con l'articolo di Gabriele Noli

La scoperta dei lati di sé non si programma, avviene. Il calcio come paradigma della vita. Mica lo sapeva Stefano Aiolfi, prima di una domenica sera fastidiosamente calda di mezza estate, di essere un “para-rigori”. «Me ne sono accorto anche io, ero convinto di possedere altre qualità, ma questa proprio no» racconta il portiere della Lucchese conservando frammenti di spontanea incredulità il giorno che segue il crescendo rossiniano di quattro (4!) penalty respinti nello stadio - il Porta Elisa - che sarà (anche) il suo per la stagione appena cominciata. Benissimo, sul fronte personale e di squadra, con la qualificazione al secondo turno della Coppa Italia Serie C a scapito dell’Arezzo. Il primo rigore Aiolfi lo ha disinnescato al minuto 88. Il più prezioso, senza il quale non sarebbe stato possibile per lui ripetersi nei successivi tre. «È una questione di testa, di preparazione in settimana e, perché no, di fortuna. Raramente capitano momenti così». L’orgoglio è legittimo, la felicità pure. «Ma ora voglio fare tutto il possibile per riconfermarmi in una città, Lucca, dove ho capito che non si prescinde dal calcio». 

Pensieri tradotti in parole e, spera lui, presto in fatti, di un ragazzo che il 28 giugno ha compiuto 21 anni. E che i primi approcci col calcio li ha maturati da bambino con l’Excelsior, società di Vaiano Cremasco (in Lombardia), a due passi da casa. Usava i piedi e si muoveva a metà del campo, rigettando intimamente la prospettiva di diventare, un domani, portiere. Ma quando il titolare era assente, toccava a lui sostituirlo, nonostante proprio non gli andasse giù, al punto che una volta «sono scoppiato a piangere». Asciugate le lacrime, ha iniziato a parare. Tanto e bene. Un membro della fitta rete degli osservatori del Milan, la squadra per cui il suo cuore già batteva forte, si è accorto di lui, segnalandolo proprio alla società rossonera. Il provino positivo sostenuto a Linate è stato il lasciapassare per un rapporto, quello con il Milan, che ha lasciato tracce indelebili nell’infanzia e nell’adolescenza di Aiolfi. Con sliding doors inattese da vivere e curiose da ripercorrere: 4 febbraio 2015, allo stadio Bui di San Giuliano Terme si disputa Milan-Palermo, gara della fase a gironi della Viareggio Cup. Gianluigi Donnarumma si fa espellere e allora il tecnico Brocchi tra i pali fa entrare proprio Aiolfi. In campo ci sono anche Calabria e Cutrone «giocatori che stanno provando a fare la storia del club». 

La sua carriera si è poi sviluppata su sentieri diversi: Cremonese («con Ravaglia e Galli si è creato un solido legame») e poi, in Serie D, Seregno, Nocerina e Lanusei. Proprio nell’antico borgo sardo alle pendici del Gennargentu, la traiettoria del suo destino ha incrociato quella di Archimede Graziani, allenatore dalla scorza durissima che parla di Aiolfi come «un ragazzo con dei valori, educato come pochi, sempre pronto ad allenarsi con dedizione». E che a Lucca potrà lanciarsi definitivamente «se la politica della società glielo consentirà». 



Stefano, cresciuto seguendo Dida e Buffon come modelli («uno per la tecnica, l’altro per il temperamento»), rimane focalizzato sull’oggi, «con serenità, concentrazione e facendo autocritica, talvolta sin troppo severa». Ragazzo «tranquillo e per nulla esuberante», al punto che «quando posso viaggio,

anche da solo», Stefano si è diplomato al liceo delle scienze umane e per il domani non esclude l’ipotesi di iscriversi all’università. «Scienze motorie, nel caso». Avrà tempo per pensarci. Intanto ha scoperto di essere un “para-rigori”. E non è poco. Per lui e per la Lucchese. —
 

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