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Francesco Campanella: "Mi piacerebbe continuare la carriera in rossonero"
martedì 5 maggio 2020, 10:00Notizie
di Redazione TN
per Tuttonocerina.com
fonte tuttoseried.com

Francesco Campanella: "Mi piacerebbe continuare la carriera in rossonero"

In un momento storico drammatico per la nostra nazione, alle prese con una pandemia che continua ad imperversare e mietere ogni giorno centinaia di vittime, parlare di Calcio giocato appare, allo stato, un irresponsabile azzardo oltre che una circostanza decisamente fuori luogo.
La Redazione di TuttoSerieD, ha ritenuto opportuno dare voce ad alcuni protagonisti legati al vasto e variegato mondo della Quarta Serie. Un modo, questo, per conoscerne il relativo pensiero rispetto alle tematiche più attuali, delicate ed importanti che riguardino da vicino il sistema Calcio dilettantistico.

Ad intervenire in Esclusiva ai nostri microfoni, il difensore della Nocerina, Francesco Campanella.
Il 31enne atleta campano, cresciuto nei Settori Giovanili di Avellino e Sampdoria, ha gentilmente concesso alla nostra Redazione la seguente intervista.

Francesco, l'intera nazione sta vivendo un periodo storico drammatico, probabilmente senza precedenti. Costretti a stare chiusi nelle proprie abitazioni, anche i Calciatori, professionisti e dilettanti, hanno dovuto cambiare radicalmente le proprie abitudini quotidiane. Personalmente, come stai vivendo questo momento così delicato? Qual'è il tuo pensiero rispetto a ciò che attualmente stia avvenendo nel mondo?

Il mondo intero sta vivendo una situazione molto delicata, questo virus ha letteralmente sconvolto la vita di ognuno di noi. Ci siamo ritrovati a dover rinunciare alle nostre abitudini, al nostro lavoro, ai nostri affetti. Io, ad esempio, non vedo la mia ragazza da due mesi. Credo che qui al Sud, per quanto riguarda la gestione dei contagi, siamo stati fortunati nel vivere in maniera molto meno drammatica le relative criticità, rispetto a quanto invece sia accaduto nel Nord Italia, e di questo, dobbiamo anche dar merito a chi ha lavorato duramente per far sì che al meridione non si materializzasse un'autentica catastrofe.

Allo stato attuale, oltre alle legittime preoccupazioni dovute alla pandemia in corso e al dispiacere di non poter più eventualmente competere sul campo per i rispettivi obiettivi, la "paura" più grande che accomuna i Calciatori, specie quelli militanti in categorie dilettantistiche, è quella di dover fare i conti con le difficoltà economiche derivanti da questo dramma socio-sanitario. Sono in tantissimi a non percepire lo stipendio da molto tempo, vivendo nell'incertezza più totale, dovuta alla totale mancanza di tutele e garanzie contrattuali. Qual'è il tuo pensiero a riguardo? E' davvero così grande e diffusa la "paura" di una crisi economica che travolga sin da subito l'intero movimento?

La verità, purtroppo, è che nelle categorie dilettantistiche vige la cattiva abitudine di pagare con due/tre mesi di ritardo gli stipendi, proprio come se fosse una cosa normale. Con l'avvento della pandemia, molte Società si sono ritrovate in difficoltà a pagare le mensilità di gennaio, nascondendosi dietro la crisi economica che inevitabilmente si è andata a creare. La paura più grande, in questo momento, è costituita dall'incertezza riguardo al nostro futuro. La situazione è gravissima, e se davvero non si dovesse riprendere a giocare, rischieremmo di prendere il prossimo stipendio non prima di settembre! A quel punto, a rimetterci, saremmo solo noi. I nostri contratti sono normalissimi: come si fa a lasciare intere famiglie senza la minima entrata per cinque/sei mesi o magari anche di più? Io credo che sia arrivato il momento di rivedere tutto il sistema del Calcio dilettantistico. Ci chiamano "dilettanti", ma durante la settimana siamo impegnati esattamente come i nostri colleghi professionisti. E' arrivato il momento di stabilire che tipo di entità siamo nel mondo del lavoro: non siamo liberi professionisti, ma non siamo neanche disoccupati, e questo status da "anonimi fantasmi", ci porta ad avere solo dei diritti minimi e una gran quantità di doveri.

Sono numerosi gli addetti ai lavori convinti che, a partire dalla prossima stagione, moltissime squadre dilettantistiche siano destinate a scomparire del tutto. Se Governo e LND non dovessero intervenire pesantemente sul sistema Calcio dilettantistico, quali pensi siano i reali rischi a cui vadano incontro Società e Calciatori?

Il Calcio, da sempre, rispecchia la situazione socio-economica del Paese. Se il Governo non dovesse intervenire in aiuto delle Società e dello Sport in generale, si rischierebbe di far scomparire tantissime realtà, con la conseguente mancata occupazione di molti addetti ai lavori. Si rischia anche un drastico ridimensionamento dei budget che ogni Presidente è solito mettere a disposizione del Club di riferimento, andando ad incidere inevitabilmente sulle nostre offerte e sui nostri compensi. E' una situazione molto critica, che bisognerà affrontare nella maniera più adeguata possibile.

Col passare dei giorni, sembrano sempre più alte le probabilità che la stagione calcistica sia giunta al termine anzitempo. Quel che appare evidente, è che continuino a non sussistere le condizioni sanitarie, tecniche, mentali e non solo, per riprendere l'attività agonistica in tempi brevi. Qual'è il tuo punto di vista in questo senso? Credi che effettivamente non ci sia più la possibilità di scendere in campo? O pensi che sia ancora legittimo sperare di concludere la stagione, scendendo in campo entro il 30 giugno o magari anche in estate inoltrata?

Siamo nel pieno di una situazione molto strana: da un lato, c'è la voglia matta di tornare in campo quanto prima, dall'altro, la consapevolezza che, riprendendo l'attività agonistica, metteremmo a rischio la nostra salute e quella dei nostri familiari. I tempi, purtroppo, li sta dettando il virus. Io dico solo che se effettivamente non ci fosse più la possibilità di ripartire, bisognerà dichiarare quanto prima la chiusura definitiva dei vari campionati, perché aspettando ancora si rischierebbe di compromettere anche il prossimo. E' tempo di prendere una decisione, pensando prima di tutto a tutelare noi calciatori, le Società, e tutte le componenti umane che ruotano attorno al mondo del Calcio. Bisogna tracciare una linea guida che porti le Società a mediare con i propri tesserati, perché non possiamo essere lasciati allo sbando, abbandonati al nostro destino, vittime delle conseguenze di un dramma sanitario di cui non abbiamo colpa!

Si parla comunemente di "stagione falsata" in caso di campionato deciso a tavolino e di "annata sportiva ancor più falsata", qualora si scendesse a breve e forzatamente in campo, costringendo migliaia di calciatori e addetti ai lavori ad un rischio immane per la propria salute. Tutto questo, in un momento in cui la condizione fisica di ogni atleta, è tornata a livelli da precampionato o quasi, visto che da circa due mesi siano tutti completamente fermi. Quali sono le tue considerazioni a tal proposito?

Qualora si riuscisse a completare la stagione sul campo, penso che non si possa parlare di "stagione falsata", ma sarebbe senz'altro una situazione anomala. Ritornare a giocare, ci porterebbe ad affrontare una sorta di mini ritiro pre-campionato, per poi disputare solo otto partite. E' vero che, dal punto di vista fisico, si ripartirebbe eventualmente tutti allo stesso livello, però, le maggiori difficoltà le incontreremmo sotto l'aspetto mentale. Non sarebbe affatto semplice giocare con la paura di essere contagiati o non avendo le adeguate motivazioni, magari per via di una classifica tranquilla o di un finale privo di obiettivi da raggiungere. Tutti noi vorremmo tornare a giocare anche domani se solo fosse possibile, ma nessuno sarebbe disposto a farlo correndo determinati rischi per la propria salute. Ecco perché siamo ormai abbastanza consapevoli che sia molto difficile tornare in campo a breve-medio termine.

Nel caso in cui non si potesse fare a meno di chiudere anticipatamente la corrente stagione, avranno indubbiamente un compito difficilissimo coloro i quali saranno chiamati a decidere le sorti e l'epilogo dei vari campionati. In tal caso, quale formula pensi sarebbe più corretto adottare? E per quanto concerne promozioni dalla D alla C e retrocessioni dalla D in Eccellenza, quale sarebbe, a tuo avviso, lo scenario più giusto e meno "indolore" per cui si dovrebbe optare? Francesco Campanella, cosa suggerisce di fare per chiudere la stagione nella maniera più corretta, "giusta" e meno polemica possibile?

Partiamo del presupposto che, accontentare tutti, sarà praticamente impossibile. Lo scenario più adeguato, a parer mio, prevede la promozione delle nove capolista, dando la possibilità di accedere ad un ripescaggio alle attuali seconde che non abbiano un distacco abissale dalla vetta, anche se ciò dovesse comportare la composizione in sovrannumero dei futuri Gironi di Serie C. Stesso dicasi per le retrocessioni dalla D all'Eccellenza e per le promozioni in D: anche in questo caso, credo sia opportuno considerare la classifica attuale, valutando opportunamente il distacco dal vertice, ipotizzando l'aumento del numero delle squadre nelle varie categorie anche solo per un anno, con l'idea di ritornare al format di questa stagione a partire dall'annata successiva.

Parliamo per un attimo delle dinamiche strettamente legate al campo e di quella che è stata la tua annata. Dopo un paio di stagioni di ottimo livello tra le file dello SFF Atletico, quest'anno sei tornato nella tua Campania, in una piazza storica e blasonata come quella di Nocera Inferiore. Sino al momento dello stop, hai messo insieme venti gettoni di presenza in gare ufficiali e, tolti determinati periodi in cui hai subito degli infortuni, sei stato sempre tra i principali protagonisti della formazione molossa. Che tipo di annata è stata quest'ultima, a livello personale? Volendo produrre un bilancio rispetto alla stagione ancora in corso, come valuteresti il tuo rendimento complessivo? E riguardo ai tuoi obiettivi futuri, quali sono le aspirazioni legate al proseguo della tua carriera?

Dopo tanto girovagare per l'Italia, la scorsa estate sono tornato in Campania, vicino casa. Quando si è materializzata l'offerta della Nocerina, è stato per me motivo di grande orgoglio e ho accettato subito di far parte di questa realtà, nonostante la consapevolezza di come la squadra non fosse al livello consono per una piazza del genere. Per quanto riguarda la mia stagione, purtroppo sono rammaricato per i due infortuni che ho subito, per altro mai capitati prima nella mia carriera. E' stata comunque un'annata costruttiva, dove ho avuto anche la possibilità di indossare la fascia di Capitano, e questo mi ha aiutato moltissimo ad accrescere la mia personalità e a migliorare dal punto di vista umano. E' chiaro che i risultati sportivi non mi soddisfino pienamente ma, ripeto, il momento storico particolare attraversato della squadra, ci obbligava a lottare strenuamente per la salvezza e, prima dello stop, eravamo in piena corsa per raggiungere l'obiettivo prefissatoci inizialmente. Per quanto concerne il futuro, posso dire che sia completamente incerto in questo momento, anche se, è innegabile che sarei onorato di legarmi a questi colori per più tempo, magari con la giusta programmazione societaria e nelle condizioni ideali per poter lavorare serenamente, in una piazza gloriosa, importante ed esigente come quella molossa.

La stagione della Nocerina è stata molto particolare. In un Girone da molti definito in partenza una vera e propria "C2", avete condotto un campionato un po' altalenante, composto da tante gare ricche di gol, in cui, per gli spettatori neutrali, è stato impossibile non divertirsi. In questo momento siete in zona Play-Out, ma a sole quattro lunghezze dalla prima posizione che garantirebbe una salvezza diretta. Nel complesso, in attesa che ne si conosca l'epilogo, che stagione è stata sin qui quella della Nocerina? Il pensiero di non poter più scendere in campo per cercare di raggiungere a tutti gli effetti la permanenza diretta in Quarta Serie, quanta rammarico comporta all'interno del gruppo?

La squadra era costruita per mantenere la categoria e sapevamo tutti, fin dall'inizio, che ci sarebbe stato tanto da soffrire e da lottare. Abbiamo alternato belle prestazioni a partite non belle, ma abbiamo sempre cercato di dare il massimo, nonostante i limiti che potessimo avere. Sono assolutamente consapevole che Nocera non meriti questo tipo di campionati, ma purtroppo, la situazione attuale ci porta a questo. Non c'è dubbio che il rammarico più grande sia costituito dall'essersi dovuti fermare proprio nel momento in cui avevamo trovato un'ottima quadratura di squadra e potevamo renderci protagonisti di un finale importante.

Francesco, c’è un messaggio, un augurio, un auspicio, che intendi rivolgere ai tuoi compagni, ai tecnici, ai tifosi e all'intero ambiente rossonero?

L'augurio più grande che sento di fare lo dedico alla piazza, una realtà a cui auguro di poter tornare quanto prima nelle categorie che più le competono e che merita il pubblico molosso. Auguro a tutti un pronto ritorno alla normalità, con la speranza che questi mesi ci abbiano insegnato ad apprezzare le cose più belle e preziose della vita, quelle che prima davamo per scontate, senza attribuirvi la giusta importanza.

Si ringraziano Francesco Campanella e l'A.S.D. Nocerina 1910, per la cortese disponibilità concessa alla Redazione di TuttoSerieD.