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Cardone: "Maresca deve trasmettere le sue idee. Non so fino a che punto sia colpa sua"
martedì 5 ottobre 2021, 15:58News
di Rocco Azzali
per Parmalive.com

Cardone: "Maresca deve trasmettere le sue idee. Non so fino a che punto sia colpa sua"

"I giocatori devono essere delle spugne, ma se a 20 anni pensano di potersi inventare il calcio, ahimè, non va bene"

L'ex capitano gialloblù Giuseppe Cardone ha analizzato il non entusiasmante inizio di campionato del Parma e ha ripercorso alcuni momenti della sua esperienza con la maglia ducale: “Anche quando li vivi, certi momenti, fai fatica a trovare le vere motivazioni di qualcosa che non funziona, e visto da fuori può essere tutto come può essere nulla: noi ne sappiamo ancora meno. Il percorso, seppur breve, fatto dal Parma fino ad oggi, ci ha comunque fatto vedere una squadra che ha vinto al 90esimo contro un avversario molto forte come il Benevento, bisogna guardare anche quello. Poi ci sta in una stagione farsi recuperare: ovvio che a Ferrara, dopo quello visto in campo, brucia parecchio, forse più che contro il Frosinone, dove non si era vista una gran partita. Si fa fatica a trovare il motivo, per quel poco che posso capirci (ride, ndr) mi sembra, a tratti, di vedere una squadra che gioca più per i singoli che come gruppo. A volte ho notato che in campo non vedo quell’atteggiamento di un gruppo coeso, che sa in che categoria è: questo già sarebbe un primo passo importante. Paradossalmente Buffon mi sembra l’uomo più immerso nella situazione, lui, che di Serie B ne ha fatta ben poca. Poi non si può pretendere che faccia tutto lui, ma sono certo che riuscirà a tirare fuori le qualità migliori di tutto il gruppo”.

Cosa ne pensi dei tanti profili giovani e stranieri acquistati dalla società?
“Nelle ultime partite stanno uscendo tanti giocatori, che piano piano acquistano confidenza con il campionato: uno su tutti è Coulibaly. Puntare solo su giocatori stranieri non so dire se è limitante, però è certamente più complesso. Gli serve anche del tempo: poi sei in Serie B, non puoi pensare di poter avere, dico due nomi a caso, Theo e Tomori, hai giocatori funzionali alla categoria”.

In Serie B serve altro per arrivare in fondo?
“Chiaro che se pensi al rendimento di giocatori come Buffon e Schiattarella, ma anche Tutino vedi che sanno già di che calcio si tratta. Questa, poi, è gente che s’incazza quando è giusto farlo. Altri, invece, la prendono in maniera diversa, ma non puoi permetterlo. Senza tirare addosso la croce a nessuno, se i ventenni si calassero meglio nella realtà ne guadagnerebbero anche per il loro futuro: il progetto del Parma è a lungo termine, quindi questi ragazzi devono aspettarsi in primis qualcosa più da loro stessi. E non si dimentichino che giocano in un club importante”.

Come lo vedi questo campionato?
“Molto, molto difficile. Basti guardare che il Cosenza, che è stato ripescato, in questo momento ha addirittura un punto in più del Parma: questo fa capire quanto sia complessa la Serie B. L’anno scorso il Monza, che avrebbe dovuto ammazzare il campionato, ha fatto fatica perché ha giocato sotto ritmo per tutta la stagione. In B, se non corri e non mangi l’avversario, ti ammazzano. Guardate il Pisa: è la squadra che mette in campo il maggior agonismo, e infatti, è in testa”.

Di Maresca, cosa ne pensi?
“Per Enzo non è facile gestire la pressione che ha il Parma quest’anno: dover vincere a tutti i costi per un allenatore non è mai semplice, soprattutto alla prima esperienza. L’ho conosciuto a Piacenza, poi abbiamo fatto insieme il corso a Coverciano: è un ragazzo preparato, con buone idee, poi ovvio che bisogna saperle trasmettere. Non so fino a che punto sia colpa sua di questo: i giocatori devono essere delle spugne, ma se a 20 anni pensano di potersi inventare il calcio, ahimè, non va bene”.

Scontato chiedertelo, ma qual è stato il tuo gol più significativo con la maglia del Parma?
“Diciamo che ne ho fatti pochi, ma buoni: il gol del passaggio del turno in casa contro il Siviglia (Coppa UEFA, stagione 2004/2005, ndr), ad esempio. Quello dello spareggio di Bologna, mi pare superfluo dirlo. Poi ne ho fatti di belli anche nella mia porta eh! (ride, ndr)”.

Raccontaci qualcosa a proposito di quella magica notte a Bologna.
“Ne abbiamo raccontate molte ormai. Vi posso dire che dopo la sconfitta dell’andata, al Tardini, eravamo scesi in campo con addosso l’incazzatura della gara di Lecce, e dopo l’ennesimo arbitraggio scandaloso nei nostri riguardi, entrai per ultimo nello spogliatoio, anche parecchio su di giri e dissi ai ragazzi che saremmo andati a vincere a Bologna. In quel momento eravamo un animale ferito, ma il problema è che non ci avevano ammazzato, e quando un leone non lo ammazzi, poi, devi stare attento…”.

Tra i capitani del Parma sei uno di quelli con meno presenze, ma non per questo poco amato dalla città.
“Questo mi spiace, perché è significativo dei tanti problemi fisici che ho avuto, ma d‘altra parte mi fa ancora più piacere essere ricordato con piacere tifosi nonostante non sia uno che ha giocato tantissime partite con la maglia del Parma. C’è da dire, comunque, che io posso vantare tante presenze in ospedale rispetto a tanti altri (conclude con un sorriso, ndr)”.