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Nuovi ds crescono, Strano: “Sogno realizzato. Io sulle orme di Perinetti e Faggiano”
Classe 92 ma con le idee già chiare e un background di tutto rispetto. Tra i nuovi direttori sportivi che hanno conseguito l’abilitazione a Coverciano c’è anche Pierfrancesco Strano. Abile talent scout, cresciuto sotto l’ala protettiva di Giorgio Perinetti a Venezia e al Genoa e poi al Parma con Daniele Faggiano, adesso Strano prova a camminare da solo. E a Tuttomercatoweb racconta il traguardo raggiunto.
Scout al Venezia, poi al Genoa e al Parma. Adesso ds. Strano, com’è il salto?
“È un sogno che si realizza. Quando sono partito non avrei mai immaginato di raggiungere questo piccolo traguardo. Ho preso un patentino ma non vuol dire ancora essere operativo”.
Ha imparato i trucchi del mestiere da due ds come Perinetti e Faggiano. Mica male...
“Perinetti per me è un secondo padre, mi ha fatto crescere soprattutto come persona e anche come professionista. Da Perinetti ho imparato il modo di rapportarsi con le persone: mai mettersi un gradino sopra per far pesare i trascorsi. Perinetti è un direttore che ascolta tutti, poi prende le decisioni da solo, giustamente. Con Daniele Faggiano ho lavorato come scout e ho apprezzato l’organizzazione e anche la gestione dei rapporti umani. In entrambi i casi ho avuto la sensazione di stare in famiglia”.
Al corso per diventare ds ha trovato anche ex calciatori di tutto rispetto. Da Burdisso a Sorrentino fino a Munari.
“Partiamo con trascorsi diversi. Loro hanno realizzato il loro sogno tramite fatiche e sono arrivati a raggiungere obiettivi prestigiosi da calciatori. Hanno un pedigree diverso, sono avvantaggiati sul piano dei rapporti ma al corso non hanno fatto pesare in alcun modo il loro passato”.
Con chi ha legato di più?
“Abbiamo fatto metà corsa in aula e metà online. Ho legato tanto con Gianni Munari con cui avevo già lavorato al Parma e con Emanuele Calaiò, Salvatore Violante, Burdisso ma in generale con tutti”.
Vada per il patentino. Ma adesso tocca mettere in pratica gli insegnamenti.
“Che sia tra un anno o tra cinque vorrei una chance per mettere in pratica ciò che ho imparato. Tutto questo portando avanti la cultura del lavoro che è il mio caposaldo. Comportandosi bene i risultati arrivano, sempre”.
Superfluo sottolineare chi siano i suoi modelli...
“Giorgio Perinetti e Daniele Faggiano, facile. Ho imparato anche da Enzo De Vito che a Parma mi ha dato sempre dei consigli”.
Dediche speciali per il traguardo raggiunto?
“Questo traguardo non me lo sono goduto come avrei voluto. Il 5 ottobre, l’ultimo giorno di calciomercato, mentre ero allo Sheraton ho saputo che mia madre era venuta a mancare. Devo tutto a lei, per come mi ha cresciuto e per gli insegnamenti che mi ha dato. Ha saputo prima del mio traguardo raggiunto ed era fiera di me, questo mi ha reso felice. A tal proposito ringrazio chi mi ha fatto sentire il proprio sostegno in un momento così difficile”.
Scout al Venezia, poi al Genoa e al Parma. Adesso ds. Strano, com’è il salto?
“È un sogno che si realizza. Quando sono partito non avrei mai immaginato di raggiungere questo piccolo traguardo. Ho preso un patentino ma non vuol dire ancora essere operativo”.
Ha imparato i trucchi del mestiere da due ds come Perinetti e Faggiano. Mica male...
“Perinetti per me è un secondo padre, mi ha fatto crescere soprattutto come persona e anche come professionista. Da Perinetti ho imparato il modo di rapportarsi con le persone: mai mettersi un gradino sopra per far pesare i trascorsi. Perinetti è un direttore che ascolta tutti, poi prende le decisioni da solo, giustamente. Con Daniele Faggiano ho lavorato come scout e ho apprezzato l’organizzazione e anche la gestione dei rapporti umani. In entrambi i casi ho avuto la sensazione di stare in famiglia”.
Al corso per diventare ds ha trovato anche ex calciatori di tutto rispetto. Da Burdisso a Sorrentino fino a Munari.
“Partiamo con trascorsi diversi. Loro hanno realizzato il loro sogno tramite fatiche e sono arrivati a raggiungere obiettivi prestigiosi da calciatori. Hanno un pedigree diverso, sono avvantaggiati sul piano dei rapporti ma al corso non hanno fatto pesare in alcun modo il loro passato”.
Con chi ha legato di più?
“Abbiamo fatto metà corsa in aula e metà online. Ho legato tanto con Gianni Munari con cui avevo già lavorato al Parma e con Emanuele Calaiò, Salvatore Violante, Burdisso ma in generale con tutti”.
Vada per il patentino. Ma adesso tocca mettere in pratica gli insegnamenti.
“Che sia tra un anno o tra cinque vorrei una chance per mettere in pratica ciò che ho imparato. Tutto questo portando avanti la cultura del lavoro che è il mio caposaldo. Comportandosi bene i risultati arrivano, sempre”.
Superfluo sottolineare chi siano i suoi modelli...
“Giorgio Perinetti e Daniele Faggiano, facile. Ho imparato anche da Enzo De Vito che a Parma mi ha dato sempre dei consigli”.
Dediche speciali per il traguardo raggiunto?
“Questo traguardo non me lo sono goduto come avrei voluto. Il 5 ottobre, l’ultimo giorno di calciomercato, mentre ero allo Sheraton ho saputo che mia madre era venuta a mancare. Devo tutto a lei, per come mi ha cresciuto e per gli insegnamenti che mi ha dato. Ha saputo prima del mio traguardo raggiunto ed era fiera di me, questo mi ha reso felice. A tal proposito ringrazio chi mi ha fatto sentire il proprio sostegno in un momento così difficile”.
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