"In Umbria c'è un basso rischio di contagi e di ripresa dell'epidemia"
La Terza commissione consiliare, presieduta da Eleonora Pace, ha ascoltato stamani in audizione i componenti del Nucleo
di valutazione dati epidemiologici del Dipartimento di Medicina sperimentale
dell’Università di Perugia: Fabrizio Stracci, Stefania Prandini, Francesco
Di Macio, Claudia Martini e Fortunato Bianconi. Stracci, responsabile del Nucleo, ha confermato che, sulla base dei dati
disponibili e dal confronto con la situazione delle altre regioni, l’Umbria
ha una situazione favorevole, nel senso che vi è un basso rischio di
diffusione del contagio e di ripresa dell’epidemia. Tutto però potrebbe
essere rimesso in discussione se la situazione dovesse peggiorare in altre
regioni con il venir meno delle limitazioni alla mobilità perché, come ha
sottolineato, il virus comunque sta ancora circolando. Sarà dunque
importante nella fase 2 proseguire con il medesimo senso di responsabilità
da parte di tutti dimostrato nella prima fase e mantenere alta la capacità
di controllo. Sarà importante potenziare la capacità di individuazione e
isolamento dei casi e dei contatti, in modo che, al primo segnale di ripresa
dell’epidemia, sia possibile bloccarla. Occorre quindi incrementare la
capacità di residenzialità per i casi sospetti, cioè i contatti stretti,
anche prima della diagnosi, soprattutto per quanto riguarda famiglie numerose
o con presenza di persone fragili. La sorveglianza più importante resta
quella da fare nelle strutture sanitarie, dove pure ci sono persone fragili e
il virus ha dimostrato di sapersi introdurre con effetti pesanti, e nelle
residenze sanitarie, dove la situazione si è rivelata buona. In ultimo,
Stracci ha sottolineato come la situazione venutasi a creare abbia dimostrato
l’importanza dei controlli epidemiologici e della collaborazione fra il
Sistema sanitario e l’Università. Su quest’ultimo tema ha insistito anche il capogruppo del Pd, Tommaso Bori,
sottolineando come la Sanità pubblica e l’Università abbiano fatto la
differenza. Il lavoro dei Dipartimenti di prevenzione e l’integrazione fra
i sistemi informativi hanno fatto emergere la bontà del lavoro svolto in
emergenza e l’alto livello di diagnosi. Secondo Bori c’è ancora molto da
fare: isolamenti per chi è impossibilitato a farlo dentro casa e finisce per
contagiare familiari o conviventi, rafforzamento dei presidi territoriali,
dei laboratori analisi e dello stesso nucleo epidemiologico, perché finora,
ha detto, il rapporto fra lo studio epidemiologico e il Servizio sanitario
regionale è stato di volontariato, mentre serve una collaborazione
riconosciuta e oggi abbiamo l’occasione per farlo. Evitiamo di perdere
risorse umane preziose, come nel caso della dottoressa che ha scelto di
andare a lavorare in Puglia perché si stavano ritardando le scelte. Serve
una diversa attenzione, ha concluso, per il mondo universitario.
Il consigliere Andrea Fora (Patto civico per l’Umbria) ha proposto ai
membri della Commissione di stilare un ordine del giorno unitario che inviti
la Giunta a definire un rapporto più stabile con il Nucleo epidemiologico.
La presidente della Commissione, Eleonora Pace, ha detto che la Giunta
regionale ha fatto scelte “forti”, inizialmente non comprese, ma i
risultati sono stati positivi, come mostrano anche i dati esposti
quest’oggi, auspicando che il lavoro svolto fin qui possa continuare anche
in futuro.