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Questa la lettera delle società di Eccellenza e Promozione per chiedere la revisione del protocollo Figc per tornare a giocare
lunedì 31 agosto 2020, 13:11News
di Redazione Perugia24.net
per Perugia24.net

Questa la lettera delle società di Eccellenza e Promozione per chiedere la revisione del protocollo Figc per tornare a giocare

Ecco il testo completo della lettera, inviata a Roma, al presidente della Federcalcio Gabriele Gravina e al presidente della Lnd Cosimo Sibilia, con cui le 18 società umbre di Eccellenza e i 36 club di Promozione chiedono la revisione del protocollo Figc per la ripresa dell’attività alla vigilia della prossima stagione. Responsabilità dei presidenti prima di tutto ma non solo.

Oggetto: Richiesta delucidazioni documento "Indicazioni generali per la ripresa delle attività del calcio dilettantistico e giovanile (ivi compresi il calcio femminile, il futsal, il beachsoccer e il calcio paralimpico e sperimentale) in previsione della ripartenza delle competizioni sportive (Tornei e Campionati), finalizzate al contenimento dell'emergenza epidemiologica da COVID-19".

Premesso

a)      che il Consiglio dei Ministri con DPCM del 07 Agosto 2020 (art. 1, comma 6) ha emanato le Linee guida per lo svolgimento delle attività sportive e le modalità di svolgimento degli allenamenti per gli sport di squadra, redatte dall'Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dai Protocolli e linee guida per gli sport da contatto emanate dalle Regioni o dalla conferenza delle Regioni e delle Province autonome;

b)      che, conseguentemente, la Federazione Italiana Giuoco Calcio adottava, per l'attuazione ed in conformità alle stesse Linee guida, apposito protocollo attuativo, con norme in dettaglio per tutelare la salute di atleti, gestori degli impianti e tutti coloro che, a qualunque titolo, frequentano abitualmente i siti ove si svolgono tali attività;

tenuto conto

a)      che la ripresa dell'attività calcistica a livello regionale rappresenta un passaggio fondamentale sia sul piano sociale che su quello della salute psico-fisica di tantissimi individui, a partire dai più giovani;

b)      che le Società del C.R. Umbria hanno manifestato sempre il proprio entusiasmo e la propria volontà di riprendere l'attività;

c)      che tale entusiasmo e volontà si sono manifestati nella ultimazione della procedura di iscrizione ai Campionati per la Stagione Sportiva 2020/2021, con pagamento totale della relativa quota;

d)      che l'emergenza COVID-19 ha determinato e determina tuttora ingenti danni, sia di natura strettamente sanitaria, che di natura economica, riguardanti tutti i costi necessari per la sanificazione delle strutture, necessarie per rispettare le norme igieniche, senza tralasciare le difficoltà che le Società, soprattutto quelle appartenenti a piccole realtà geografiche dell'Umbria, avranno nel reperimento di sponsor che possano coadiuvare economicamente l'attività nel corso della Stagione Sportiva 2020/2021;

e)      che le Società dilettantistiche necessitano di ulteriori azioni concrete da parte del Governo, senza le quali sarebbe impossibile prevedere la ripresa dell'attività;

con la presente, dopo un'attenta analisi del documento pubblicato sui siti web della F.I.G.C. e della L.N.D., si chiedono delucidazioni circa le linee guida, cui le Società dovranno attenersi.

In particolare, si riportano di seguito gli aspetti più critici, che risultano di difficile interpretazione così come alla data attuale proposti:

Il documento riporta che "Al riguardo, si ricorda che il soggetto formalmente responsabile per tutti gli adempimenti normativi è il legale rappresentante della società sportiva". Tale enunciato rappresenta l'aspetto più delicato nella disamina necessaria al fine di poter riprendere l'attività. Si parla di responsabilità (evidentemente ulteriore rispetto a quella già esistente), senza che se ne possano comprendere i limiti e senza che se ne possa stabilire la natura: civile o penale?
E ancora, si riconduce ai Presidenti delle Società la responsabilità di eventuali contagi che dovessero verificarsi tra i soggetti tesserati, pur non avendo mezzi adeguati per individuare il reale contatto né luogo in cui il contatto possa essersi effettivamente verificato. Altresì si chiede, visto che il documento non risulta esaustivo a riguardo, quali siano le eventuali sanzioni che verrebbero applicate ai legali rappresentanti di ciascuna associata: sportive o pecuniarie?

In sintesi le incombenze richieste a Società e Presidenti appaiono di difficile attuazione se non verranno modificate o adeguate alla situazione in cui, in concreto, si trova ad operare lo sport dilettantistico.
Oltretutto, pur ottemperando a tutte le misure previste dal protocollo, risulta impossibile per il Presidente di una Società operare un controllo sull'effettivo rispetto delle indicazioni fornite da parte di tutti i tesserati ed operatori che gravitano all'interno della struttura.



Ø    Risulta altresì contraddittoria l'interpretazione circa la presenza o meno di pubblico allo stadio, visti i punti dell'art. 1 c. 6 lettera e) e lettera f), del DPCM del 07 Agosto 2020.

Ø   Le Linee guida prevedono che il Presidente di Società individui soggetti che lo coadiuvino:

1)      in materia di prevenzione e protezione, nella verifica che l'impianto in cui si svolgeranno allenamenti e gare possieda (o potrà possedere) i requisiti che permettano il rispetto del protocollo;

2)      accertata l'idoneità della struttura, nella verifica del rispetto delle altre disposizioni contenute. In tal senso il Presidente dovrà affidare l'incarico ad un soggetto che diventa corresponsabile dell'attuazione del Protocollo, il quale si dovrà avvalere di almeno tre collaboratori durante la settimana (la corretta tenuta dei registri ingressi e uscite, la costante acquisizione delle autocertificazioni e il controllo dei certificati medici e del rispetto delle regole di prevenzione e protezione devono essere sistematici) e di quello che sarà il responsabile dell'evento in occasione d tutte le gare.

Appare evidente come tali requisiti risultino di complessa realizzazione, rispetto a quelle che sono le capacità delle società dilettantistiche, che non possiedono una struttura organizzativa come quelle professionistiche e si avvalgono di soggetti che contribuiscono con modalità volontaristiche, ovvero a titolo gratuito, all'attività della Società.
Ci si chiede allora come sia possibile prevedere la presenza di soggetti che, per i compiti che sono loro assegnati, dovrebbero prevedere un contratto assimilabile a quello di lavoratore dipendente.

Ø     Il Protocollo prevede che, "prima della ripresa delle attività, dovranno essere fornite le necessarie informazioni atte a formare tutti gli Operatori Sportivi, possibilmente attraverso incontri di formazione in modalità online. I programmi formativi avranno come destinatari tutti i soggetti impegnati a qualsiasi titolo nella ripresa delle attività ivi inclusi gli atleti e le loro famiglie. Lo scopo di tali momenti formativi è quello di fornire tutte le indicazioni necessarie al corretto svolgimento delle attività e al corretto utilizzo dei DPI e di altri materiali messi a disposizione nonché quello di illustrare i comportamenti individuali da tenere per limitare il rischio di contagio. Qualora non fosse possibile organizzare tali programmi formativi o nel caso in cui i soggetti interessati dovessero essere del tutto impossibilitati a prendere parte ai momenti formativi è comunque necessario, come già specificato, fornire le informazioni e le istruzioni utili".

A tal riguardo si chiede di conoscere specificatamente quali siano i requisiti che il soggetto formatore deve possedere, non facendone menzione il documento, al fine di accertare le necessarie competenze nell'organizzazione di tali incontri formativi.

Ø     Se possibile le norme sono ancora più stringenti per quanto riguarda l'inizio dell'attività agonistica, cioè le partite; si legge che "All'arrivo allo Stadio/Impianto Sportivo, un Delegato alla Gestione dell'Evento (DGE) della Squadra ospitante (o il soggetto responsabile dell'organizzazione dell'evento) consegnerà al primo rappresentante della Squadra ospite la certificazione dell'avvenuta sanificazione di tutti i locali ad uso della stessa Squadra ospite.

Il Responsabile Sanitario/Medico Sociale/Dirigente accompagnatore di ciascuna Squadra consegnerà all'omologo della Squadra avversaria la certificazione del rispetto da parte di tutto il Gruppo Squadra delle prescrizioni sanitarie relative agli accertamenti Covid-19 previsti dai protocolli vigenti e dalle normative legislative.
Rientrano nella stessa categoria assimilabile al Gruppo Squadra anche gli Arbitri, il cui arrivo allo Stadio andrà preservato con tragitto personalizzato, per l'accesso alle medesime aree sensibili delle Squadre partecipanti ed a salvaguardia delle specifiche misure ed indicazioni in essere per le stesse".
L'aspetto più evidente è quello del distanziamento: fra le squadre, fra squadre e i direttori di gara, fra gli stessi compagni di squadra.
A parere di chi scrive, sarebbe pura ipocrisia nascondere che moltissime strutture e segnatamente gli spogliatoi di queste sono spesso angusti e, in ogni caso, non provvisti di locali sufficienti per scaglionare i vari gruppi previsti dal Protocollo.
Senza tralasciare il fatto che spesso, soprattutto nei campionati del Settore Giovanile, gli incontri si susseguono a pochissima distanza di tempo: risulta inimmaginabile anche solo ipotizzare come potrà essere possibile conciliare sicurezza, distanziamento ed efficienza organizzativa.
Ipotizzare un lasso temporale di 6 ore per gara significherebbe che la maggior parte dei giovani tesserati di una Società non potrebbe prendere parte alle gare, perché impossibile individuare tempi e luoghi opportuni allo svolgimento di più partite in un solo giorno.

Ø   Nelle aree spogliatoio e docce è necessario garantire il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro. Tale indicazione non viene riportata nel capitolo indicazioni per lo svolgimento delle gare.
Appare opportuno, pertanto, domandare se durante le partite ufficiali non sia necessario garantire il distanziamento di sicurezza di 1 metro tra i giocatori all'interno di spogliatoi e docce? Se venisse confermato il metro di distanza quante strutture di carattere locale possono garantire tale disposizione durante una gara ufficiale dove sono presenti 2 squadre di calcio con almeno 18 atleti per società?

Ø        Sempre nelle gare ufficiali si parla di rilascio di una certificazione che il soggetto responsabile dell'evento consegnerà al primo rappresentante della squadra Ospite. Cosa si intende per certificazione di avvenuta sanificazione? Può una squadra di calcio che non ha né le competenze né i requisiti tecnico professionali certificare una sanificazione? Quando, a tal proposito, per legge, solo le imprese iscritte e certificate dal registro delle imprese per la categorie "imprese di sanificazione" possono rilasciare certificazioni in materia. Quindi stando alla richiesta di certificazione, le società sono obbligate ad appaltare questo servizio ad aziende specializzate? Come può sostenere una società dilettantistica un tale impegno economico?

Ø        Sempre durante la gara ufficiale, a tutte le persone che non appartengono al gruppo Squadra, all'arrivo alla stadio, viene chiesto il controllo della temperatura e la produzione di autocertificazione che attesti di non aver avuto sintomi Covid-19. Questo significa che gli atleti e lo staff tecnico non vengono controllati prima della gare ufficiale? E se è necessario controllare gli atleti e lo staff cosa succede se uno di loro ha la febbre sopra i 37,5°? Viene isolato il singolo giocatore, o tutta la squadra con conseguente annullamento della partita?

Ø        Viene indicata la rimodulazione delle panchine prevedendo la distribuzione dei componenti (mantenere un posto vuoto tra un sedile e l'altro). Cosa succede se le panchine non consento l'alternanza dei posti a sedere garantendo nel frattempo posti a sedere per tutti i componenti della squadra? I componenti possono occupare tutti posti a sedere stando uno accanto all'altro? In questo caso devono indossare la mascherina? Mantenere un posto vuoto tra un sedile e l'altro inoltre non garantisce comunque il distanziamento di sicurezza di un metro. Quindi che valenza tecnica ha distanziare più atleti cercando di alternare i sedili, considerato che la maggior parte delle panchine degli impianti dilettantistici non ha lo spazio sufficiente per garantire il posto per tutti i componenti e, allo stesso tempo, il distanziamento?

Ø        All'interno di molti impianti sportivi sono presenti aree caffè o punti dove vengono consumati pasti e bevande (tipo piccoli bar con bancone). Nel protocollo tali attività secondarie all'evento sportivo non vengono citate. Quindi la loro apertura è di fatto vietata? Nei DPCM e nei protocolli regionali, bar e ristoranti sono autorizzati all'apertura. Quindi perché non è possibile prevedere una riapertura di tali attività, nel rispetto dei protocolli nazionali e regionali, all'interno degli impianti sportivi?

Alla luce di quanto sopra esposto, ritenendo che i requisiti indicati all'interno del Protocollo fornito dalla F.I.G.C. siano, in massima parte, difficilmente attuabili dalle Società dilettantistiche, che basano la propria attività sulla esclusiva passione spropositata dei propri Dirigenti, con la presente si chiede che la Federazione Italiana Giuoco Calcio, di concerto con la Lega Nazionale Dilettanti, possa fornire riscontri di chiara interpretazione, concedendo così la possibilità a tutti noi di poter finalmente tornare al calcio giocato.

Rimanendo a totale disposizione per ogni chiarimento fosse ritenuto necessario, anche attraverso il tramite del C.R. Umbria, in attesa di un Vostro gentile riscontro, si coglie l'occasione per porgere i più cordiali saluti.
LE SOCIETA' UMBRE DI ECCELLENZA E PROMOZIONE