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Le scuole riapriranno il 7 gennaio, ma con la soglia del 50% di presenza nelle aule
giovedì 24 dicembre 2020, 13:44News
di Redazione Perugia24.net
per Perugia24.net

Le scuole riapriranno il 7 gennaio, ma con la soglia del 50% di presenza nelle aule

Le scuole riapriranno, superiori comprese, il 7 gennaio, ma la promessa della didattica in presenza al 75%, scritta nero su bianco dal premier Giuseppe Conte nel Dpcm del 3 dicembre, è già scivolata al 50%. Scrive La nazione che è una soglia minima che dovranno rispettare tutte le regioni, fatta salva la possibilità, per chi può, di alzarla Ieri la conferenza unificata Stato-Regioni ed enti locali ha trovato l’intesa sulla data e sulla percentuale di lezioni in presenza ma solo poche settimane fa le premesse e le promesse erano altre. Basta scorrere il testo dell’ultimo Dpcm, arrivare al comma dieci, lettera ’s’, dell’articolo uno, ed ecco che si annuncia «a decorrere dal 7 gennaio» il ritorno alle lezioni in presenza per «il 75% della popolazione studentesca» delle superiori. Passano venti giorni e non vale più. Non ci sarà, si spiega in ambienti di maggioranza, un nuovo Dpcm ma il cambio di percentuale per la didattica in presenza alle superiori sarà contenuto probabilmente in una ordinanza del ministro della Salute Speranza.

Ieri il presidente del Consiglio l’ha messa così: «Dobbiamo ripartire, ripristinare la didattica in presenza almeno al 50% per le scuole secondarie superiori con il massimo di flessibilità». E il 75%? Non pervenuto. Ma cosa è successo dopo il Dpcm del 3 dicembre? Pur senza un nuovo decreto, si sono cambiate le carte in tavola: una nota di viale Trastevere ha spiegato, infatti, che in vista della Conferenza unificata Stato-Regioni di ieri «è emersa l’esigenza di modificare» il Dpcm nel senso di «fissare come obbligatorio il raggiungimento del 50% dell’attività didattica in presenza con l’obiettivo assicurare il raggiungimento del 75%, in modo graduale, ove questo non sia da subito possibile». Insomma, ancora un passo indietro che, peraltro, accoglie le richieste di alcuni presidenti di Regione. Sono passati quasi dieci mesi da quel lontano, ma vicinissimo 5 marzo, in cui furono chiuse le scuole di tutta Italia, ma ancora non si è trovato un sistema per provare a riportare in classe tutti.