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Comotto e l'addio al Perugia: "Avrei voluto riportarlo in A. Ma non sono un dirigente da ufficio"
Fresco d’addio con il Perugia Gianluca Comotto ha parlato al Corriere dell’Umbria dei motivi che hanno portato alla separazione con il club di cui è stato capitano e poi dirigente dal 2020: “Ho dentro del dispiacere per non aver portato a termine il progetto che avevo in testa, ma sono sereno perché ho fatto il massimo per il Perugia, forse sono stato troppo bravo a sistemare la situazione in due anni. Il mio progetto? Volevo riportare il Perugia in A e, bisogna essere realistici, più che un progetto è un’impresa. Ma almeno avrei voluto vedere in altri 2 anni dove saremmo potuti arrivare alzando l’asticella. - continua Comotto – Il presidente però mi ha detto che sono una figura impegnativa, anche economicamente. Sono stato utilizzato, sapendolo, fino a quando è stato necessario. I miei pregi diventano difetti, nelle difficoltà metto l’elmetto, ora che le cose vanno bene mi sono messo in disparte per lasciare i meriti agli altri. Sarei rimasto alla condizione di poter fare quanto fatto e anche di più, da uomo di fiducia del presidente, ma oggi a Santopadre serve una figura diversa e io non sono un dirigente da ufficio. C’è necessità di sistemare economicamente le cose perché le difficoltà sono sempre maggiori nel calcio e in Serie B in particolare. Ho sempre sposato la sua filosofia di far rendere al massimo investendo lo stretto necessario”.
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