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L'editoriale sulla C - Una fine che non vuole arrivare. La riforma cambierà davvero gli orizzonti?
Dobbiamo essere onesti. Quanto vissuto fra lunedì sera con la sentenza del Collegio di Garanzia del CONI e martedì a seguito del Consiglio Federale è stata una delusione. Tutti i tifosi, così come gli addetti ai lavori (compreso chi vi scrive), si aspettavano la parola fine sulla querelle iscrizioni. Pur consapevoli che il TAR del Lazio era una possibilità (e neanche l'ultima) ben chiara, gli appassionati di Serie C avevano chiara l'idea che da questa settimana l'organigramma per la nuova stagione sarebbe stato completo e chiaro. Speranze chiaramente disattese e parola "fine" (forse) rinviata al prossimo 2 agosto quando toccherà al TAR dire la sua. Alcune riflessioni, però, si possono fare. Sia su quanto accaduto che su quanto ipotizzato in tema di riforme.
RIPESCAGGI & RIAMMISSIONI - Nel corso di queste settimane chiunque è impazzito nel avere un'idea chiara di quali sarebbero potute essere le società aventi diritto a sostituire i club inadempienti nel prossimo campionato. I regolamenti fanno distinzione fra riammissioni e ripescaggi, con tutta una serie di cavilli che vanno nell'ottica del garantismo, ma che certamente non rende chiara e agevole la missione delle stesse autorità competenti. Possibile creare un nuovo regolamento che snellisca tali normative e renda tutto più "umano"? Probabilmente sì, ma sappiamo bene come nel nostro Paese si preferisca legiferare all'eccesso anziché trovarsi impreparati.
CHI SBAGLIA DEVE PAGARE - Altro tema non di poco conto è quello legato alla gestione delle società che commettono illeciti rimanendo comunque nel sistema calcistico. In quest'ottica mi trovo d'accordo con il buon Nicolò Schira: senza voler togliere niente al Picerno vederlo tornare in Serie C due anni dopo gli illeciti del match contro il Bitonto non è una cosa che regala credibilità al sistema. Anche qui si affonda le radici nella differenziazione fra riammissione e ripescaggio, ma anche se questa rimanesse in essere certe situazioni non si dovrebbero più presentare.
LA RIFORMA - Ultimo step dedicato alla tanto agognata (da me per primo) riforma dei campionati professionistici. Il presidente FIGC Gravina ha ipotizzato la creazione di due sole leghe professionistiche e il primo pensiero è stato: quale destino per la Lega Pro? La scomparsa della terza lega italiana credo che sia sinceramente di difficile realizzazione. Troppa la storia di questo movimento, troppa la professionalità di molte delle persone che vi lavorano per vedere tutto questo trasformarsi solo nel 'fantasma del Natale passato'. Molto più credibile che la Lega Pro diventi la realtà cuscinetto fra le big e il mondo dei Dilettanti. Tradotto: meno squadre, meno costi, più stabilità e la prospettiva di smettere di vivere estati con in mano le NOIF anziché un pallone e la propria maglia del cuore.
RIPESCAGGI & RIAMMISSIONI - Nel corso di queste settimane chiunque è impazzito nel avere un'idea chiara di quali sarebbero potute essere le società aventi diritto a sostituire i club inadempienti nel prossimo campionato. I regolamenti fanno distinzione fra riammissioni e ripescaggi, con tutta una serie di cavilli che vanno nell'ottica del garantismo, ma che certamente non rende chiara e agevole la missione delle stesse autorità competenti. Possibile creare un nuovo regolamento che snellisca tali normative e renda tutto più "umano"? Probabilmente sì, ma sappiamo bene come nel nostro Paese si preferisca legiferare all'eccesso anziché trovarsi impreparati.
CHI SBAGLIA DEVE PAGARE - Altro tema non di poco conto è quello legato alla gestione delle società che commettono illeciti rimanendo comunque nel sistema calcistico. In quest'ottica mi trovo d'accordo con il buon Nicolò Schira: senza voler togliere niente al Picerno vederlo tornare in Serie C due anni dopo gli illeciti del match contro il Bitonto non è una cosa che regala credibilità al sistema. Anche qui si affonda le radici nella differenziazione fra riammissione e ripescaggio, ma anche se questa rimanesse in essere certe situazioni non si dovrebbero più presentare.
LA RIFORMA - Ultimo step dedicato alla tanto agognata (da me per primo) riforma dei campionati professionistici. Il presidente FIGC Gravina ha ipotizzato la creazione di due sole leghe professionistiche e il primo pensiero è stato: quale destino per la Lega Pro? La scomparsa della terza lega italiana credo che sia sinceramente di difficile realizzazione. Troppa la storia di questo movimento, troppa la professionalità di molte delle persone che vi lavorano per vedere tutto questo trasformarsi solo nel 'fantasma del Natale passato'. Molto più credibile che la Lega Pro diventi la realtà cuscinetto fra le big e il mondo dei Dilettanti. Tradotto: meno squadre, meno costi, più stabilità e la prospettiva di smettere di vivere estati con in mano le NOIF anziché un pallone e la propria maglia del cuore.
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